domenica 30 dicembre 2012

CMS (FG), domenica 23 e lunedì 24 dicembre 2012. ACCOGLIENZA E INIZIO DELLA TREGIORNI NATALIZIA AL CMS DI FOGGIA.

FONDAZIONE NUOVA SPECIE ONLUS
Presidente Dr. Mariano Loiacono




LE FASI DELLA METAMORFOSI METASTORICA DI MARIANO:
DA AQUILOTTO FERITO
AD AQUILA-GALLINA
AD AQUILA DI NUOVA SPECIE”.





Approdiamo in quello che per 3 giorni sarà l'ombelico del mondo più di 130 persone da tutta Italia (e non solo) la sera del 23 dicembre... l'atmosfera è già calda, ma sembra che si riscalderà ancora di più con il passare dei giorni... c'è aria di festa perchè Mariano sta per andare in pensione per quanto riguarda la sua attività di medico psichiatra presso il Centro di Medicina Sociale, utero che lo ha fatto guarire dalle sue ferite profonde di aquilotto e gli consentirà adesso di volare alto vicino al Sole, quale è la sua Natura! 


Ebbene sì, dal primo marzo 1977 ad oggi Mariano sente di essere riuscito a chiudere quei buchi profondi che lo portavano a sentirsi sempre invaso da forze oscure e malvagie, anche nei sogni, è riuscito a prendersi sul campo quella laurea che non riusciva a dimostrare agli altri da avere, sentendosi sempre sotto esame, anche nei sogni... ora quel mostro più volte scacciato, ma che riusciva sempre ad entrare nelle sue profondità, Mariano è riuscito a tenerlo fuori, ora quella laurea che Mariano sente di avere da tempo ma che non riusciva a dimostrare all'esterno, ora non vuole più svenderla ma mostrarla al mondo, ed i sogni gli hanno preannunciato questo cambiamento in corso nelle sue profondità.

Sullo sfondo ci sono le stelle rosse di Natale, per terra i tappeti, fuori il gruppo che accoglie noi che veniamo da lontano e che alloggeremo nelle case messe generosamente a disposizione dalle persone che vivono a Foggia.

La serata del 23 si chiude con un monito di Mariano, ripreso dalla lettera di congedo che ha mandato via blog: ovvero la difficoltà tra noi persone afferenti al Metodo alla Salute ad integrarci tra di noi, a scambiare, lavorare insieme, continuare a sognare concretamente, mantenere una prospettiva metastorica, dato che ognuno ha le sue parzialità e superarle concretamente non è semplice.

La sera appunto ognuno è ospitato nelle case della rete di persone di Foggia ed io, insieme a Tiziana e Gino di Ancona ed il simpatico Francesco Prossimo, siciliano doc, veniamo ospitati dalla semplice e generosa famiglia di Giuseppe, Giovanna, Davide e Giampieroun bel piatto di lenticchia, la simpatia di Francesco, un comodo letto bastano per riprenderci un po' dopo lo sballottamento del viaggio.

La mattina del 24 dicembre ci ritroviamo nella stanza della festa per ascoltare il commento “personale” di Mariano al racconto di James Aggrey, che durante la rivoluzione del Ghana al dominio inglese negli anni '20, raccontò questa storia per svegliare il popolo e stimolarlo alla rivoluzione. Questo racconto è stato poi ampliato da Leonardo Boff, ex frate francescano, che ha operato in Brasile a favore della liberazione dei poveri dalla loro condizione di inferiorità…la sua Teologia della Liberazione è stata condannata dalla Chiesa per le idee sociali molto vicine al comunismo (ma Gesù, San Francesco non sono stati anche loro dei grandi “comunisti”?)… comunque al di là di queste contraddizioni del Potere, Mariano ci fa notare come il racconto di Boff che amplia ed articola quello di Aggrey è un lavorio che in ebraico si dice “aggadà, ed è una operazione importante in quanto ci permette di vedere altri elementi che altrimenti non avremmo colto dal racconto più breve di Aggrey… per cui fermarci alla semplice lettura di un qualsiasi testo antenato senza sporcarlo delle nostre profondità”, operazione che invece prende il nome di alla, rischia di far rimanere quella espressione di profondità spoglia e spesso incomprensibile, per cui anche nel Metodo bisognerebbe tendere alla “aggadà”, ovvero ampliare, sporcare con la nostra “specificità”, nel momento in cui ce la sentiamo, piuttosto che fermarci alla “allakà, pur importante, altrimenti prima o poi tutto diventa ritualità, tecnica, burocrazia, nozionismo.

Andiamo al bellissimo testo allora; il racconto parla di:
un allevatore di capre che trova, passeggiando su una montagna, un nido di aquile distrutto dalla caduta di una roccia ed un aquilotto coperto dalle macerie che, credendo morto, vuole dare ad un suo amico impagliatore per farci un bel soprammobile.
L'impagliatore accettò il regalo, e all'indomani l'avrebbe impagliata… al mattino però con sorpresa si accorse che non era morta, ma non era intenzionato a salvarla, piuttosto a sopprimerla dato che un'aquila è un animale predatore ed uccide molti piccoli animali… tuttavia si ricordò di alcuni grandi "antenati" quali Buddha, San Francesco, i quali avevano profonda compassione per tutti gli esseri viventi e di alcune frasi della Bibbia a favore della Vita. Si convinse allora a salvarla, ma sarebbe stato difficile dato che l'aquila non si muoveva, non mangiava, non reagiva agli stimoli, sembrava veramente morta.


Il titolo che Mariano dà al suo commento globale è:

“Le fasi di una metamorfosi metastorica:
da aquilotto ferito
ad aquila-gallina
ad aquila di Nuova Specie”.

Commentando questa prima parte del racconto Mariano dice che la roccia che cade sul nido dell'aquila sono i traumi che subiamo nella nostra famiglia d'origine quando stiamo crescendo e che ci fanno a pezzi, tanto da sembrare morti… siamo fortunati se troviamo un allevatore che ci tira fuori dalle macerie, pur credendoci morti… l'impagliatore che potrebbe plastificarci è ad esempio la psichiatria tradizionale che con i farmaci ci rende dei manichini, piuttosto che credere nella nostra guarigione, oppure pur vedendoci semi-morti preferisce far finta di niente o darci il colpo mortale per paura dei danni che potremmo arrecare al suo equilibrio… l'impagliatore che crede nella nostra guarigione è per molti di noi la rete di persone del Metodo alla Salute e Mariano.
Tuttavia la strada non è facile: 
passarono mesi, anni e l'aquila non voleva saperne di mangiare, muoversi, reagire, ma l'impagliatore ci credette, e piano piano l'aquila iniziò a reagire agli stimoli, si muoveva, apriva le ali, recuperò anche la voce.

Paragonando questo processo di “rinascita” ad una gravidanza e confrontandolo con la sua vita, Mariano dice che per lui questa fase di “embriogenesi” è stata svolta con grande amore da Giovanna, dal 1968 fino al 1977, anno in cui Mariano entra nel suo pollaio.


Infatti:
l'aquila era ancora cieca, non volava e l'impagliatore voleva aiutare l'aquila a ritornare ad essere quello che era, per cui la mise in mezzo alle sue galline, pensando che l'avrebbero stimolata, provocata a vivere, fino ad indurla un giorno a cercare di nuovo il sole.
Un bel giorno infatti l'aquila iniziò a vedere ed era perfettamente guarita, anche se rimase altri anni nel pollaio dato che l'impagliatore era occupato nel suo lavoro…
Per Mariano questa sua lunga fase rappresenta la fetogenesi avvenuta dal 1977 al 2005 nel Centro di Medicina Sociale, anni molto sofferti che saranno raccontati il 25 dicembre.

Ciò che adesso mancava all'aquila-gallina era il suo cuore di aquila, e l'impagliatore si accorse che l'aquila non l'aveva perso quando un giorno vide volare sul pollaio delle aquile e l'aquila-gallina alzò gli occhi al cielo ed aprì le ali facendo piccoli voli, a dimostrazione che aveva preso coscienza della sua Natura… chiamò un naturalista (terzo accompagnatore) che si mostrò interessato alla situazione dell'aquila-gallina e disse all'impagliatore che dovevano provare a farla volare dato che quella è la sua Natura…provarono più volte ma l'aquila ritornava sempre nel suo pollaio.

E' questa la fase metastorica, di attraversamento del canale da parto che Mariano si è sperimentato a fare negli ultimi anni, tra contrazioni uterine che lo spingevano e bisogni di rimanere ancora un po' nel pollaio-utero.

Allora il naturalista e l'impagliatore decisero di portare l'aquila sulla montagna, lontano dalle galline, una mattina al sorgere del Sole dato che sin da piccole le aquile sono abituate a vedere il Sole e probabilmente così avrebbe spiccato il voloFu lì che l'aquila, costretta a guardare il Sole dall'impagliatore, su consiglio del naturalista, allungò il collo, stese le sue ali ed iniziò a volare in direzione del Sole, verso l'infinito, fino a fondersi nell'azzurro del firmamento.

Questa è la fase che adesso Mariano vuole spingersi a fare, ovvero diventare aquila, spingersi verso le vette che ha sempre sognato, scendere in picchiata a catturare le sue prede, raggiungere il suo Sole… ed allora vola Mariano, alza le tue splendide ali al cielo e raggiungi quello che solo tu sei!

 

Il pomeriggio dopo una visita alla bellissima Cattedrale di Troia ed alla casa dove Mariano è nato e vissuto durante l'infanzia, c'è tempo per salutare il sindaco di Troia e ricordargli che la Fondazione Nuova Specie di cui Mariano è la prima aquila pronta a volare, è un Progetto di notevole importanza per l'uomo ed il suo futuro ed è nato da un “figlio di Troja” di cui la città deve essere fiero.



La sera, visitiamo un grande presepe nella chiesa dei missionari comboniani prima di incontrarci tutti nei locali di un convento concessi dal sindaco e dal comune di Troia, per giocare, scatenarci a ballare, scambiare regali, fare un semplice e suggestivo rito di Natale… e poi, stanchi, tutti a dormire!


Filippo Marroccoli
 

2 commenti:

  1. Grazie per questo meraviglioso post e per aver messo a disposizione di tutti il bilancio di Mariano ... dopo sette Natali trascorsi con la famiglia di Nuova Specie, proprio quest'anno non ho potuto/voluto esserci e quindi vi ringrazio per avermi permesso in qualche modo di partecipare.
    Cosa dire a questo Aquilotto che, dopo esser rinato, ha messo la sua Vita al servizio di coloro che "sembrano veramente morti" ed io sono stata tra questi? Adesso che hai spiccato il volo, non ti fermare ed affronta tutti gli ostacoli con la leggerezza che ti sei conquistato con dolore e determinazione.
    Con affetto, auguro a tutti un buon anno di cambiamenti, ripensamenti, miglioramenti ... purché la Vita sia in movimento!.
    Gabriella N.

    RispondiElimina
  2. Caro Aquilotto Filippo,
    grazie per questo ricco e ornato racconto...mentre provo a scrivere sui quattro giorni del Natale sentivo l'esigenza di tornare sul commento globale...e tu mi hai sfamata. Sento e vedo che negli ultimi mesi hai sconfitto una parte della tua tristezza-immobilità... ti auguro di procedere verso tuoi nuovi progetti anche a piccoli faticosi passi ma finalmente davvero tuoi.
    Ti abbraccio,
    Graziana.

    RispondiElimina