giovedì 30 gennaio 2014

Ca' Marco - Urbania (PU), venerdì 27 dicembre 2013. BILANCIO DEL SOLSTIZIO DELLE NASCITE DEL CENTRO ITALIA.

                                             
                                 


BILANCIO DELLA TREGIORNI 
DEL SOLSTIZIO DELLE NASCITE 
NEL CENTRO-ITALIA


Sono a Urbania e sono le 8.30 del mattino, è il primo giorno, da quando sono qui che a quest'ora ancora tutti dormono. Sono arrivata il 21 dicembre e gradualmente ho visto questa casa (di Paride e Ombretta) ospitare sempre più gente fino a un max di 15 persone a dormire e nella mattina del 27 dicembre per il bilancio della quarta giornata natalizia arrivare a 30 persone ascoltanti e magnanti. 

Un crocevia pieno di emozioni, pianti, risa, tristezza, allegria e solitudine. Riflessioni ed emozioni si sono alternate in una danza fra questi monti di Urbania e dintorni e le mura delle case che hanno ospitato alcune giornate di questo natale del pro.nu.s. (progetto nuova specie)
La mattina del 27 dicembre con calma ci siamo alzati, abbiamo fatto colazione e poi piano piano la cucina/sala dalla casa di Paride e Ombretta è diventata una sala di bilancio, eravamo in pochi rispetto ai tre giorni prima ma comunque un numero sufficiente da riempire tutti gli angoli. Ancora stanchi e intrisi dei bei momenti passati ma anche desiderosi ancora di ascoltare le impressioni e soprattutto riconoscere ancora quello che avevamo vissuto e che ci aveva tanto emozionato.

Ancora alcune persone, le più importanti, non avevano dato il loro regalo a Cristian, e allora continuiamo con il compleanno alla salute del nostro eroe metastorico.

La prima a parlare è Valentina, con una dolcezza infinita presenta questo regalo fatto con le sue mani, è una cornice con dentro un collage di foto del percorso interiore profondo di Cri, per lei più significative, è stato bello, perchè attraverso la memoria storica delle immagini è riuscita a ricostruire i momenti più importanti, raccontandoli in maniera semplice ma anche piena di emozioni suscitate dallo starsi accanto nel bene e nel male in un accompagnamento reciproco devoto. 
Ester gli ha regalato una cornice a forma di pesciolino con una foto di loro due, e infine Valentina ha concluso con una sciarpa rossa che le aveva suscitato la passione e l'amore ma anche il sangue delle ferite che Cristian ha dovuto rimarginare in questi anni. 

La seconda a parlare è Victoria che con pensiero musicale vuole riconoscere Cri come primo vero accompagnatore nella sua crescita, lui con il suo stare male, è riuscito a coinvolgere tutti anche lei e poi a salvare un pò di vita di ciascuno. Ognuno, dopo Cristian, e attraverso la sua spinta è  dovuto arrivare ai propri dolori e ancora cerca di snodare tutti quei nodi con le famiglie d'origine. 

Ed ecco il regalo di Silvio che però non è potuto essere presente perchè lavorava. E’ stato un regalo significativo che ha segnato il percorso di Silvio, un oggetto che per lui sottolineava  la sofferenza profonda nell'adolescenza, oggetto che li rende fratelli nella loro storia, uguali nella diversità, quando Silvio e Cristian si sono conosciuti Silvio aveva già fatto un pò di strada nelle sue profondità aveva gia sanato alcune ferite e per questo Cristian l'ha riconosciuto come suo accompagnatore antenato. 

La mattinata continua iniziando i bilanci, prima di tutto questo è stato un natale importante per il Progetto nuova specie perchè diciamo che è stata delineata la bozza dei festeggiamenti natalizi per i prossimi anni. 
Siamo passati a natali in cui festeggiavamo le ri-nascite di ognuno di noi  però ancora un pò nelle modalità vecchie e quindi al centro di tutto c'era il mangiare e i regali quasi sempre in albergo che raccoglieva un pò tutti. 
Questo natale invece abbiamo festeggiato un Natale più umile, dal latino "humus" che significa terra. Cioè un natale che parte dalle nostre storie, dalle nostre sofferenze e dai nostri cambiamenti. Un natale che festeggia i nostri terreni profondi, i frutti che abbiamo raccolto lavorando e che ci dia una prospettiva per fertilizzare quei terreni nel nuovo anno con le ceneri dei ciocchi vecchi che ormai non danno più vita
Il 25 dicembre si festeggeranno i nostri Solstizi, cioè dovrà essere un momento in cui il nostro sole riprende il movimento dopo essere “STATO” e in quel punto di svolta ri-nascere un minuto per volta sulle tenebre giorno dopo giorno arrivare al punto di massima luce. 
Lo si farà come qui ad Urbania all'interno delle nostre case che possono ospitare chi arriva da lontano come qui è stata “Cà Marco” e la casa della famiglia Vezzoli- Sieferle principalmente e di tutti gli altri che hanno messo a disposizione le loro case per dormire. 
Il Natale si è festeggiato cosi nella semplicità delle emozioni e nel calore dello stare insieme, proprio come nelle case dei contadini si faceva una volta.
Il bilancio continua sottolineando i tanti PIP (percorsi interiori profondi ) che ognuno di noi ha espresso e intrecciato in questi 4 giorni di immersione continua. 

Il centro da dove è partito tutto, e nei giorni prima tutta l'organizzazione è proprio “Ca' Marco” per tutti i 6 abitanti della casa questo Solstizio è stato importante.

Il cerchio immediatamente legato al centro sono proprio i familiari più stretti di queste persone : Victoria, Nicola e Marco... Rosi e Franco i genitori di Cri e Paride, Dina la mamma di Ombretta.

E poi il cerchio si allarga con Urbania sicuramente in queste ore Donatella, Giorgio e la loro famiglia hanno preso tanto mettendo un altro tassellino alla loro crescita. 

L'associazione alla salute Marche e ogni persona che ha partecipato ha avuto un “Wendepunkt” nella propria vita e nella storia, la piccola Ulrike, Silvio, la famiglia Tartaglia e la famiglia Vezzoli che il 25 dicembre ci ha ospitato continuando con tutte le persone che sono venute da fuori regione dalla Romagna, dalla Lombardia e dall'Abbruzzo e infine anche per Mariano che con coraggio quest'anno ha lasciato la sua famiglia e anche con molto dolore per quel ragazzo che a diciott'anni ha dovuto fermare i propri sogni e non concedersi di viverli ha dovuto aspettare fin'ora.

Marinella



mercoledì 29 gennaio 2014

Aula didattica globale "Gianna Stellabotte" (FG), sabato 18 gennaio 2014. QUARTO GIORNO - SETTIMANA INTENSIVA.

FONDAZIONE NUOVA SPECIE ONLUS
Registro Persone giuridiche n. 429 
Prefettura di Foggia
 

 


SETTIMANA INTENSIVA
DI GENNAIO 2014.
QUARTO GIORNO.



 
E' la GIORNATA DEI RING, dall'inglese "anello", a significare la disposizione dei partecipanti in un confronto alla pari, e in contrapposizione reciproca. Si parte con una dinamica che coinvolge il più piccolo del gruppo: Cristiano, di soli 3 anni, che viene aiutato ad aprirsi dalle conduttrici, le quali faranno notare, nella teoria del pomeriggio, le forti difese-resistenze del bambino nonostante la sua giovane età.
 
Mentre le conduttrici coccolano il piccolo Cristiano, si susseguono varie comunicazioni, tra cui una poesia che Rosa dedica al figlio Ivan. Una poesia bella ma dal finale “infelice” e oseremmo dire “nefasto” considerato il contesto del Metodo alla Salute (almeno dal nostro punto di vista); in un primo momento, si viene qui per recuperare l'energia vitale che sempre più spesso nella società di oggi si va affievolendo. Una poesia che si conclude trasmettendo un senso di angoscia lascia perplessa la maggioranza dei presenti e giustamente i conduttori invitano Rosa a modificare il finale.

Un piacevole intervallo musicale fa alleggerire i corpi e le menti dei presenti per poi passare al 1° Ring tra Roberto e i suoi genitori, Gabriella e Settimio. Subito emerge il grande dolore di Roberto, che egli riferisce essere molto antico. Il suo volto è pallido, amimico; le sue energie vitali succhiate dal grande mostro che ha toccato anche la sua famiglia: l'incomunicabilità.

Roberto accusa entrambi i genitori di averlo lasciato sempre solo e insoddisfatto in quelli che erano e sono stati i suoi veri bisogni e rivendica con fatica un'opportunità anche per lui di una vita vera, completa, ricca di emozioni sempre nuove. I genitori, completamente soggiogati dal mostro, appaiono increduli e faticano molto a reggere le accuse mosse loro dal figlio. Prevale comunque la forza dell'amore che entrambi nutrono per il figlio e si dicono disposti a fare qualsiasi cosa possa aiutare Roberto a liberarsi dal grande dolore che lo sovrasta, impedendogli di esprimersi in tutta la sua bellezza e ricchezza.
 
PAUSA PRANZO (orecchiette e salsiccia)

Il pomeriggio inizia con delle riflessioni riguardanti la dinamica che nella mattina ha coinvolto il piccolo Cristiano, il quale si mostra ora visibilmente più sereno. Si è liberato, in questi giorni, dell'attenzione morbosa di Massimiliano, il padre e per la prima volta, dopo il pianto che ha concluso la dinamica, ha chiesto della madre, Loredana. E' stata lei che, con grande commozione, ha comunicato il suo profondo sentimento di inadeguatezza e di infelicità. Non si sente capace di essere madre, forse lo è diventata solo per contrapporsi a sua madre, e il grande senso di colpa, che sente nei confronti dei suoi tre figli grandi (avuti da una precedente relazione) e del piccolo Cristiano, ha aperto in lei una crisi profonda che la porta ad interrogarsi su se stessa, sulla sua vera e prima identità. Prende la parola Massimiliano che, oltre a riconoscere i cambiamenti del piccolo Cristiano, rassicura con parole dolci Loredana sul suo valore di madre e di donna. 

Dopo un'altra rigenerante pausa musicale, si passa al 2° Ring con Mariangela ed Ennio, i figli Lea e Claudio, i genitori. A parlare sono solo i figli, tra di loro e con i propri genitori. Anche qui aleggia, inafferrabile e ingombrante, le profondi difficoltà di comunicazione, che domina nelle relazioni tra i figli e i loro genitori e tra gli stessi due figli. Ennio accusa i genitori, soprattutto il padre, di averlo obbligato ad assumere “le medicine, quand'egli credeva di non averne bisogno e accusa la sorella Mariangela di averlo trattato sempre con un senso di superiorità,a volte anche sprezzante. Da parte sua, Mariangela accusa Ennio di essere stato sempre troppo egocentrico e di averle rubato anche i suoi spazi, tutto giustificato spesso anche dai genitori, con la malattia del fratello. Alla madre, pur riconoscendole di esserle stata sempre vicina e attenta ai suoi bisogni, rimprovera di essersi annullata nel rapporto col marito.  Più severa si dimostra nei confronti del padre, del quale dice di non aver mai sentito veramente la presenza e la manifestazione anche fisica dell'affetto. Chiede più attenzione a questo padre ch'ella sente essere buono e profondo.
 
I toni del Ring sono fondamentalmente pacati e composti. I genitori hanno ascoltato attenti le parole dei figli, e pur non proferendo parola, si mostrano decisi a combattere per scacciare dalla loro famiglia il grande mostro dei nostri tempi.  
Silvio dice una cosa molto bella riguardo all'espressività di questi figli che si combattono tra di loro, entrambi sofferenti, di fronte a due genitori addolorati e provati da una realtà che li ha terribilmente delusi ma non ancora definitivamente schiacciati.
“L'augurio è che l'albero della vita che Ennio esprime possa unirsi e intrecciarsi con l'albero della conoscenza espresso da Mariangela”.

Dopo una breve pausa si continua con un altro Ring, quello tra Matteo e la madre Vittoria. Matteo esprime in modo molto sommesso il suo grande senso di colpa verso la madre nei confronti della quale sente stima, affetto e ammirazione. A sciogliere, quasi a squarciare la nebbia stagnante di questa situazione, apparentemente ferma e senza via d'uscita, interviene Lucia, che con voce forte e decisa, grida a Matteo la verità di quanto, come e perchè si è verificato quello che ingiustamente egli ritiene solo frutto del suo cattivo comportamento. Durante il Ring tra Matteo e Vittoria si verifica un fatto imprevisto che scuote tutti i presenti.

Entra Elias con la musica ad alto volume e questo scatena una reazione rabbiosa da parte di Diego che gli si avventa contro e solo l'intervento tempestivo e generoso degli altri ragazzi (Ennio in primis) scongiura l'intervento del 118. Anche se con fatica, Matteo riconosce una verità nelle grida affettuose di Lucia e s'impegna, con l'aiuto di lei, a prendere in mano la situazione chiedendo alla madre di liberarsi della sua famiglia di origine per iniziare finalmente una nuova vita insieme in cui egli potrà avere ciò che Vittoria non gli ha mai potuto e saputo dare.

“NESSUNO SI SALVA DA SOLO”
 
La comprensione, la solidarietà, il sostegno, la generosità che ognuno dei partecipanti, ciascuno a suo tempo e con le proprie modalità, riesce a dare all'altro, testimoniano che qui, in questa “oasi di amore me umanità”, LA VITA GUARISCE LA VITA. E' indescrivibile il senso nuovo di fiducia che pian piano nasce nell'intimo di ogni partecipante e qui, a dispetto di tutto quanto accade fuori, ciascuno di noi sente di poter riacquistare, con l'aiuto di tutti gli altri, UN SENSO VERO E PIÙ INTERO DELLA VITA.
 
GRAZIE a tutti coloro che sono stati e sono qui e GRAZIE, soprattutto e prima di tutto e tutti, a MARIANO, medico psichiatra psicoterapeuta che, sorprendentemente e unico tra tutti, è riuscito a imporre a sé stesso e al mondo il suo ESSERE prima di tutto e fondamentalmente UN UOMO, al di là dei ruoli e del contingente a cui noi uomini comuni ci attacchiamo.
Ennio e Lea

martedì 28 gennaio 2014

Aula didattica "Gianna Stellabotte" (FG), venerdì 17 gennaio 2014. TERZO GIORNO - SETTIMANA INTENSIVA.

 
FONDAZIONE NUOVA SPECIE ONLUS
Registro Persone giuridiche n. 429 
Prefettura di Foggia




SETTIMANA INTENSIVA
DI GENNAIO 2014.
TERZO GIORNO.


 
Siamo al terzo giorno della Settimana intensiva, un giorno in cui il "grande corpo" di cui tutti facciamo parte, prende fiato e si esprime attraverso un Rito, un simbolico che ci permetterà di accedere - entrare dentro ognuno di noi.
 
Entriamo nel "grande corpo" di cui siamo cellule, a piedi nudi; ascoltando una musica ritmica, entriamo e ci disponiamo in cerchio. I conduttori-accompagnatori del viaggio, Graziana ed Ombretta, ci accompagnano a predisporci al viaggio, in un giorno significativo di un inizio: il primo giorno del Carnevale, che quest'anno cade il 17 gennaio, S. Antonio Abate.
 
I simboli si intrecciano agli antenati; il vento che questa mattina si è alzato, ci sfiora e ci accompagna al raccoglimento; S. Antonio Abate a Napoli viene celebrato col "focarone", il fuoco e, mi ricorda il detto popolare:
"S. antuono, pigliete 0' viecchie e daccie o' nuov ".

Il Rito "Maschere e Suoni" parte dalle maschere che ci caratterizzano dalla nascita e che sono attaccata dalla vita, incastri, tagli. Maschere a noi nascoste, occulte; ci vengono dipinte in volto, enfatizzate dai conduttori; maschere che possiamo vedere sul volto degli altri, non ancora sul nostro. Quelle maschere vengono a poco a poco conosciute da noi stessi, sfiorandoci il viso e, solo nell'incontro con l'altro, si sciolgono e scompaiono con il sudore, lo sporcarsi, concedendo all'altro di scoprirci, abbandonandoci ed affidandoci.

La II^ parte del Rito, con un crescendo di ritmi, suoni, corpo e consapevolezza dell'utilizzo del corpo nello spazio, ci porta dentro le storie; a sancire passaggi importanti da celebrare per alcuni di noi: per Giorgio, nel maschile; coccolato devotamente da uomini
che gli ungono il corpo.
 
Come nel pomeriggio verrà descritto l'uomo-donna, del quadro incompleto di Marcello, prigioniero di se stesso, di aspettative, Lea scoppia in un pianto anticoche le permette di iniziare a cercare una nuova voce, vicina alle sue emozioni di bambina.
 
Il gruppo partecipa alla nuova nascita di Antonietta, madre ma anche figlia; Giulia, mai vista, figlia bloccata dal padre e castrata dalla sua storia. Luca ancora incapace di dare un nome al suo dolore.

La navicella, nel pomeriggio dell'Unità didattica "La piramide del Sarvas", parte dando un nome ai meccanismi della vita che abbiamo vissuto in questi due giorni e mezzo, per aiutarci a riconoscerci ed a riconoscere quello che "solo io sono", per iniziare il viaggio della vita in pienezza.

Veronica e Giuseppina
 

domenica 26 gennaio 2014

Peglio (PU), giovedì 26 dicembre 2013.COMPLEANNO ALLA SALUTE DI CRISTIAN ORAZI.



ALLA TREGIORNI DEL 
I° SOLSTIZIO DELLE NASCITE,
FESTEGGIAMO IL 
"COMPLEANNO ALLA SALUTE"
 DI CRISTIAN ORAZI!


...e dire che io il 26 non ci dovevo neppure essere!

Invece, manco a dirlo è stato un giorno importante; per me e per molte persone che come la mia famiglia erano riunite presso la sala (...in realtà non so come si chiami) di Peglio per festeggiare il compleanno alla Salute di Cristian Orazi e, ad oltranza, dedicarci un po' anche a fare una festa che i giorni precedenti non aveva saputo accogliere.
Per me è stata, credo, la prima occasione in cui assistere ad un Compleanno alla Salute che, per chi non lo sapesse è un modo nuovo, sincero e sentito di festeggiare non le età anagrafiche di una persona, bensì i passaggi compiuti, le crescite, gli obiettivi raggiunti grazie anche al percorso del Metodo alla Salute.

Cristian, quando sono arrivato, l'ho notato già con un viso bello, disteso (secondo me, almeno!). Lui, di solito ha quella rughetta di tristezza che vela pure i sorrisi; forse il segno della storia... ma no, giovedì mattina, il giorno del suo Compleanno alla Salute, no, sembrava fosse stato stirato di fresco. In realtà l'ho sentito molto presente e molto immerso durante tutta la giornata. Sicuramente era il momento giusto per fare festa a Cristian Orazi!


Credo ci siano state un centinaio di persone, compresa una nuvola di bambini, che viaggiavano avanti e indietro per le retrovie della grande sala. C'era la pioggia dopo tanti giorni a bagnare un paesaggio fatto di Terra di coltivazioni che quasi cominciava a chiederla...anche a Dicembre! 

In conduzione c'erano Raffaele Cimetti, Raffaele Orazi e Paride, Orazi pure lui; il nipote e il fratello del festeggiato e il bello è che nessuno ha avuto bisogno di attingere a frasi di circostanza o giri razionali di parole per condurre una festa/rito che poi, da un certo punto in avanti...si è condotta da sola! Come il vascello che il buon Franco ha realizzato di sua mano con legno di olmo per donarlo alla Fondazione Nuova Specie (come primo premio della lotteria).


Padrino e madrina del festeggiato erano Silvio Boldrini e Valentina Loffelholz (accompagnata dalla nuova Orazi nella sua pancia).  
Il resto sono state le emozioni.


Gaetano Pascolla col suo messaggio “multimediale” ha ricordato Cristian alla "Coopanda", a Foggia e le scorribande e Viva Mama Nera dei Mau Mau; è stato bello come l'emozione abbia attraversato il viso di Cristian alle prime note del pezzo...poi, da buon pastore si è fatto largo tra i ricordi ed i dolori, si è alzato ed ha condotto la danza di tutti. In mano aveva il bastone rotto (quello originale!!) del dr. Fred Baughman.

E poi doni, pensieri, ricordi fino all'ora di pranzo quando ci siamo spostati tutti in località Muraglione di Fermignano dove Paride Galavotti ha creato “Le Baracche da Paride”, un carinissimo ristorante pizzeria che ci ha accolti tutti facendoci stare veramente bene! Bravo Paride! E bravi pure i giovani camerieri che hanno fatto servizio di sala (c'erano Malick, Raffaele, Annamaria, Il figlio di Amelia, e sicuramente pure qualche altro che adesso dimentico).

E la pioggia che viene e che va ci accompagna nel ritorno a Peglio dove proseguiamo il compleanno fino a che... beh, non c'è niente da dire, hanno lavorato molto 'stì Orazi tanto che Raffaele nella sua adolescenza non ha avuto paura di togliersi dal ruolo di conduttore ed aprire il proprio cuore allo zio che lo ha visto per primo e lo ha saputo accompagnare con amore ma sapendosi anche distinguere da una adolescenza che non era sua ma del nipote. 
Anche Paride è molto cresciuto ed oggi riesce a vivere Cristian, finalmente, come un fratello e ricorda come fino a poco tempo fa il confronto/differenza era l'unica lente attraverso cui vedere il suo “vicino di casa”. L'ABBRACCIO FRATERNO (maiuscolo) è una cosa che io personalmente non conosco ma mi sa che era quello che si sono scambiati Cristian e Paride sulle note di Franco Battiato (credo fosse “E ti vengo a cercare”).


Oramai le emozioni avevano riempito il cuore di tutti noi quindi...ci voleva un po' di teoria...
Eh si! Mariano si è alzato dalla sedia e come ispirato, con tono calmo ha rivisto il superamento della parabola del figliol prodigo nella versione fam. Orazi

Cristian non è solo, come dicono le interpretazioni cattoliche, il fratello cattivo che se n'è fregato di tutto, che ha sperperato tutto e che, per grazie ricevuta, viene accolto al suo ritorno dal padre buono ma non dal fratello (che avrebbe voluto farlo fuori), ma è stato anche colui che, grazie ai suoi scoppi e al suo rompere continuamente gli equilibri, ha saputo far mettere di nuovo in movimento una famiglia intera (con annesse mogli, cognate suocere ecc...) che stava perdendo pezzi a tutt'andare... Adesso, il fratello “buono” non odia il fratello “cattivo” ma gli rende merito per avergli fatto vedere quanto il suo essere “buono” fosse l'unica soluzione che lo faceva sentire visto dai genitori.


A raccontar le emozioni sicuramente ci vorrebbe un post a puntate, perciò mi fermo qua col Compleanno perché poi, continuando l'onda dei Solstinizi del 25 Dicembre, il buon Mariano non ha voluto lasciare in sospeso la posizione di Giorgio invitando anche lui ad un periodo di “separazione” dalle soluzioni sue storiche che sono la famiglia, il lavoro, Urbania e tutte le sue “povertà” ecc... e lo stesso ha proposto a Gino che, grazie all'aiuto mio, di Raffaele e di Gigi ha un po' scalfito la sua corazza esplodendo finalmente in un pianto vecchio di anni che piano piano mi auguro possa riportarlo a vivere in maniera nuova.

Ooooooohhhh! Finalmente si cena e la Rosy, mitica Rosy, ha preparato i Crostoli di Urbania (che come li dice Valentina suonano ancora meglio!!!) buonissimi, con salsicce, erbe, pecorino stracchino....
E dopo cena, finalmente lo spettacolo. Io in verità aspettavo quello più di ogni altra cosa perché ci saremmo esibiti con Benedetta, Valentino e Ludovico in una canzone di natale....chebbello....


Beh, che dire...chi non c'era se l'è persa come si perso le performance di arte globale che hanno proposto Silvio, Raffaele, Paride, Cristian e Gioele da una parte e Michela, Rachele, Nicoletta e Francesca dall'altra.... se non fosse stato per la lampada stroboscopica che ha fatto dimenticare ogni coooosa!!

Grazie Cristian per avermi chiesto di rimanere. E' stata dura ma ne è valsa davvero la pena....anche per la torta finale: davvero notevole!

Luca Pieroni

venerdì 24 gennaio 2014

Cà Lagostina - Fermignano (PU), 25 dicembre 2013. PRIMO SOLSTIZIO DELLE NASCITE.



PRIMO SOLSTIZIO DELLE NASCITE.
RITO DEL SOLSTI-FATTO
E RITO DEL SOST-INIZIO.



La mattina di Natale ci ritroviamo tutti (e anche un po’ di più) su un’altra collina dell’entroterra marchigiano: casa della Famiglia Vezzoli – Sieferle. La casa ci accoglie in un ambiente caldo e luminoso per celebrare le nostre nascite: il salone era stato trasformato in una stalla con tanto di paglia e i conduttori del rito Marinella, Ombretta e Gigi vestiti da pastorelli. 


Infatti il rito inizia con la lettura di una riflessione di Mariano “Una stalla per trasmutare” che riporta l’archetipo della nascita nella stalla ad un punto di vista più globale e più vicino alle nostre vite. Dopo questo pensiero Gigi-"pedia" ci fa fare un viaggio astronomico-astrologico sulla vera ri-nascita del natale e cioè quella del sole, che proprio dal 22 al 25 di dicembre si trova a un punto di svolta “Wendepunkt”, dove sembra quasi che il sole si sia fermato e che ceda alle tenebre, che poi sarebbe il Solstizio d’inverno, che veniva festeggiato come festa del sole, il quale dal 25 in poi riprendeva la sua ascesa. Sempre Gigi ci racconta un’antica tradizione del natale: la veglia intorno al camino dove ardeva il “ciocco”. Per tutta la notte si faceva bruciare questa parte di albero, che è il punto d’incontro tra le radici e il tronco, con molte parti nodose e molto resistente e duro, infatti impiegava tutta la notte per bruciare. Il mattino la cenere ricavata dal ciocco veniva sparsa nei campi per rendere fertile la terra. Questo ci insegna come, se noi sciogliamo i nostri nodi storici e facciamo morire le nostre parti vecchie che non servono più, possiamo essere concime anche nelle nostre relazioni.

Mariano ci porta a celebrare il solstizio nelle nostre vite, dividendo i solsti-fatti ed i solst-inizi. Il solstifatto è per chi in questo anno/periodo è arrivato a questo punto di svolta potendo festeggiare la propria trasmutazione.

Valentina ci racconta come ha saputo riprendersi, anche con tanto travaglio le sue parti strega, per tanto tempo sacrificate ad un’identità dolce e accogliente per non disturbare gli equilibri famigliari. 


Silvio celebra il suo essere riuscito a sciogliere il legame con sua madre, suo padre e d il suo territorio d’origine, lasciando le tante attività dell’Associazione alla Salute Marche che lui non sentiva più partire da sé ma per essere riconosciuto ancora dai genitori

Un altro solstifatto è di Cristian, che riconosce di aver sciolto i nodi del ciocco famigliare rispetto ai suoi genitori e di riuscire ogni giorno di più a  camminare con le proprie gambe.


Il primo solst-inizio udite udite è quello di Mariano! Mariano inizia leggendoci il suo scritto intitolato “Il mio anno sabbatico” dove comunica il suo stato quiete ed il suo desiderio di prendersi finalmente questo anno di riposo durante il quale poter rivisitare quel ragazzo di 18 anni espulso dal seminario dei comboniani, perché ritenuto squilibrato e fuori di testa. L’impegno preso per questo suo solst-inizio è di rallentare nel quotidiano e di dedicarsi principalmente alla teoria ed a nutrire quel ragazzo che ha dovuto sacrificare tante parti di sé in nome della sua ricerca e del progetto Nuova Specie, che ha aiutato tanti di noi. 
Condivide con noi il suo dolore nel doversi separare in questo anno da Giovanna sua compagna di viaggio da 46 anni, perché i cambiamenti importanti e profondi vanno fatti in solitudine. La canzone “Addio mia bella addio” segna questo solst-inizio e poi anche quello di Ombretta, la quale la canta, per ben tre volte! A sua madre Dina, al figlio Raffaele e al compagno Paride. Anche lei vuole approdare in solitudine a "quello che solo lei è", sciogliendo il ciocco della sua famiglia d’origine e iniziando giorno per giorno a far sorgere la sua luce


Dopo uno squisito pranzo natalizio si riprendono le celebrazioni: nella notte infatti è avvenuto un importante solstifatto, la piccola Ulrike ha scritto la sua lettera al padre dove, con l’aiuto di Monica, finalmente è riuscita a esprimere il suo negativo. E’ stato bello vedere i tanti bambini intorno a lei a sostenerla con la loro vicinanza e i baci. Prendendo spunto dalla lettera di Ulrike, anche suo zio Silvio ci legge la sua lettera al fratello, dove attraversa tante tappe del loro rapporto.




Il resto del pomeriggio è stato dedicato alla presentazione della Masseria “La Casina di Mario” appena acquistata dalla Fondazione Nuova Specie ed il relativo progetto “Zona P.I.P.” (Percorsi interiori profondi). 
E’ stato anche il momento dei doni per contribuire a questo progetto e sostenere la Fondazione.
Nel finale ci sono stati dei contributi per dare valore all’importante solst-inizio di Mariano, per sostenerlo con la teoria nel suo travaglio e accompagnarlo in questa fase delicata.

Dopo la cena, pieni delle emozioni che ci siamo donati durante la giornata trascorsa insieme, torniamo a casa a gruppi per riposarci e prepararci a festeggiare il "compleanno alla salute" di Cristian.

Vista la proposta di Mariano di celebrare i vari solst-inizi o solsti-fatti anche durante i prossimi Gruppi alla Salute, auguriamo buoni solsti-fatti e solst-inizi a tutti!

Ombretta e Vickytoria

giovedì 23 gennaio 2014

Ca' Marco - Urbania (PU), martedì 24 dicembre 2013. UNA VIGILIA CON I PRODROMI.



UNA VIGILIA CON I PRODROMI:
DALLA "FINE DEL NULLA"
AL "RACCONTO DEI NATALI"
VISSUTI DA MARIANO.




Questa vigilia è stata una vigilia speciale… perché è iniziata prima di quello che avevamo programmato… perché è uscita un po’ dai soliti schemi… perché si è annunciata profonda e travagliata già dai giorni precedenti.


Tutto doveva iniziare alle 17.00, orario che avevamo deciso per l’inizio del racconto globale di Mariano rispetto ai “Natali” da lui vissuti a partire dalla cultura contadina. 
Invece no, l’immersione nei codici più profondi inizia prima: a mezzogiorno Cristian ed io ci ritroviamo con Mariano al “giardino d’oriente “ a travaglio iniziato: è solo la prima fase, quella appunto dei prodromi, ma è un momento molto importante in cui Mariano inizia a dare voce alla sua tristezza  rispetto a quel diciottenne incompreso che lui è stato 47 anni fa, la delusione profonda rispetto agli accompagnatori di allora, dolore rispetto a questi 47 anni passati ad affannarsi senza sosta, senza un momento di tregua e di respiro.

Il sole è già alto e splende, non sembra nemmeno inverno, è sorto poche ore prima proprio affacciato al “giardino d’oriente”, che, come si capisce dal nome, è un luogo di molti inizi, di diversi travagli importanti dei “P.I.P.” (Percorsi Interiori Profondi) accompagnati proprio dall’ ostetrica Mariano
Sento una cosa buona il fatto che invece questa volta sia stato il suo momento favorevole, il suo inizio di travaglio.

I prodromi non sono ancora il travaglio attivo, diciamo che sono una fase preparatoria dell’utero, una specie di avvertimento che inizia piano piano per l’utero, per il canale da parto, per la partoriente, ma anche per il feto che dovrà apprestarsi a compiere l’ultimo  viaggio per diventare neonato. 

E’ una fase in cui la partoriente, in questo caso il partoriente, è ancora inserita negli accadimenti esterni ma in cui inizia la fine dell’attività verso l’esterno, inizia una fase di introspezione, ci si affaccia all’universo interno, al fare vuoto ed espellere tutto quello che non serve al parto, tutto quello che appesantisce.

Il titolo scelto da Mariano, del racconto del pomeriggio è “LA FINE DEL NULLA”, perché applica questa teoria proprio al Natale per come è vissuto nella nostra etno-cultura.

“Perché la fine stava già nell’inizio. Ognuno vede l’inizio  delle cose ma non vede la fine che già c’è, che è già compresa nell’inizio.”

Propriamente, nel caso del Natale festeggiato come la nascita di Gesù, la fine è già compresa , trattandosi di un’invenzione, perché Gesù non è nato il 25 dicembre ma è il sole che rinasce e ricomincia ad allungare le giornate proprio alla fine delle giornate del SOLSTIZIO d’inverno, comprese dal 21 al 24 dicembre, durante le quali il sole sembra che “sta fermo”.


In molte culture è stato, quindi, abbinato la rinascita del sole alla nascita delle divinità fra le quali Gesù, Budda e altre divinità egizie, assire e babilonesi.

Rimane comunque un falso storico.

Facendo invece una teoria più profonda proprio sul Natale cristiano, Mariano ci accompagna a riconoscere la metafora della storia della nascita di Gesù bambino, applicato alle nostre storie, alle storie dell’umanità intera dove, come nell’arrivo del Messia, l’arrivo di un nuovo  nato in una qualsiasi famiglia porta scompiglio, cambiamento sia in positivo che in negativo.

Pensando proprio alle persecuzioni di Erode che, secondo la bibbia, fece uccidere tutti i bambini nati in quel periodo, possiamo rivedere la rabbia generata dalla paura di una madre o un padre rispetto alla nascita di una nuova vita che potenzialmente porta morte e pericoli per le situazioni “stato quiete” esistenti.

Come è stato per Dina dopo il parto di Ombretta, trovandosi lei sola senza la sua famiglia d’origine e con un marito della cultura di allora che non è riuscito ad accogliere le sue paure. Dina si sente invasa da quella nascita che ambivalentemente porta sia novità e vita ma anche morte e pericolo.
Ombretta che, come molti di noi, come Gesù, si è trovata già da neonata a dover affrontare una situazione in cui non è stata accolta "per quello che solo lei è" ma come generatrice di pericolo, morte e cambiamento. Come Gesù che è dovuto nascere in povertà, in una stalla al freddo e perseguitato.


Questo è quello che purtroppo è stato e viene vissuto spesso rispetto alle nascite, ai natali ed è, quindi, un po’ il significato storico delle catene e dei nodi che ci imprigionano. In realtà il Natale, il solstizio d’inverno non è altro che un evento astronomico che ci fa vivere la relazione fra terra e sole, fra luce e tenebre.

Che cos’è allora il solstizio d’inverno in realtà o cosa dovrebbe essere per noi? Dovrebbe essere un momento in cui il bambino nato, che non è stato riconosciuto dai genitori, possa far svanire sempre di più le “ombrette” di questo nodo storico e fare più luce, più teoria, iniziando a sentire più caldo attraverso la prassi e la messa in opera di questa teoria, come fa la terra  che gradualmente acquista giorno per giorno più luce e più calore con il movimento di rivoluzione intorno al sole e rotatorio attorno a se stessa.


In conclusione il Natale e anche le nostre famiglie d’origine rappresentano la "fine del nulla", la fine di una storia falsa, vuota di "quello che solo noi siamo", di quello che il sole è, proiettata ancora in schemi infantili che ci incatenano.

Invece il solstizio ci dà la possibilità metastorica di partire da "ciò che siamo" e andare oltre la storia.
Ma anche di tante nascite di parti nostre in vari periodi della nostra vita, come è stato per Mariano che, nella sua adolescenza a 18 anni, ha partorito il "Progetto Nuova Specie", che è stata la nascita di parti nuove e inedite che avrebbero (e adesso possiamo dire hanno) portato cambiamento, morte di vecchi schemi e filosofie, pericolo per gli equilibri esistenti.

Per un Mariano diciottenne che si è dovuto vivere le parti Erode dei suoi accompagnatori di allora, vivendosi il loro rifiuto, la loro incomprensione di questo suo parto di un’intuizione grandiosa, che ha dovuto subire la loro paura e il loro allontanamento.

Visto alla luce della teoria globale del solstinizio, possiamo dire che quello è stato la "fine del nulla", la fine di una relazione di accompagnamento basata già dall’ inizio su fondamenta fragili come il punto di vista religioso che, quindi, già dall’inizio portava la fine dentro di sé. 

La storia è stata questa e ormai è successa. Ha partorito delle cose storiche ma non "quello che noi siamo". Il solstizio d’inverno (cosiddetto Natale) ci fa vedere che possiamo continuamente generare, che possiamo ciclicamente generare nascite di parti nostre a partire da noi stessi, che possiamo andare oltre ai tanti Erode di paura e rabbia creando una metastoria che diventa la nostra storia… un po’ come ha fatto Mariano in questi 47 anni e che tutti potremo continuare a fare negli anni a seguire.

La fine della serata (dopo cena) è stato un rendere omaggio ai me.me. (mediatori metastorici) della cultura contadina, celebrando il “CHRISTUS”: ovvero, una processione di tutti i presenti in tutte le stanze della casa ospitante, con in mano delle candele che simboleggiano la luce, per benedire e visitare ogni stanza cantando il CHRISTUS e altre canzoni natalizie tradizionali:

Christus natus est,  nobis,
venite adoermus, venite adoremus.
(Cristo è nato oggi a noi, venite adoriamo.)

In prima fila ci stanno i più piccoli della famiglia, nel nostro caso Ester e Nicola, che indossano un asciugamano ricamato sulle spalle e portano tra le mani  un Gesù bambino, per simboleggiare il valore di queste nuove vite-nascite che stanno al primo posto nella processione della vita.

Valentina

mercoledì 22 gennaio 2014

Aula didattica globale "Gianna Stellabotte" (FG), mercoledì 15 gennaio 2014. PRIMO GIORNO - SETTIMANA INTENSIVA.

FONDAZIONE NUOVA SPECIE ONLUS
Registro Persone giuridiche n. 429 
Prefettura di Foggia




SETTIMANA INTENSIVA
DI GENNAIO 2014.
PRIMO GIORNO.




Oggi 15 gennaio 2014, prima giornata della Settimana intensiva dell'anno appena iniziato.
      
Armoniosamente il guppo ha funzionato uscendo anche fuori dagli schemi del GRAAL appeso al muro. Si sono alternate immersioni e fasi di pensiero, piuttosto che comunicazioni e teoria. Il tutto si è svolto in maniera naturale e assolutamente non forzata. Ci siamo fatti trasportare dalla vita che c'è in ognuno di noi. Abbiamo scoperto la creatività che è viva nelle persone più sensibili, come Ennio, Elias e Giuseppe. In particolare la purezza delle opere d'arte di Elias, che racconta in modo sintetico e diretto il dramma delle coppie di oggi.

Il bastone della pioggia ha reso più fluidi i nostri pensieri riportandoci all'acqua antenata.
 
Si sono vissuti momenti di rabbia con se stessi, grazie all'aiuto di chi si è espresso e messo a disposizione (in gioco). La dinamica più forte è stata quella di Diego insieme alla mamma Maria Antonietta.
A 13 anni Diego aveva subito un rifiuto rispetto alla conoscenza del corpo della mamma.
Questo ricordo ha provocato in lui tantissima rabbia e dolore e mentre la esternava si liberava anche dai vestiti che indossava e la mamma vivendo quel dolore si preparava ad accoglierlo spogliandosi contemporaneamente.Questa rabbia stava crescendo cosi tanto che diverse persone si sono avvicinate per contenerlo.

Dopo quello sfogo di rabbia, Diego si è buttato tra le braccia di Maria Antonietta la quale comprendendo il bisogno del figlio era pronta ad accoglierlo come un bambino e dolcemente si sono coccolati  per lungo tempo, accompagnati anche da una dolce ninna nanna. Come una scarica elettrica, questa energia si è trasmessa ad altri, come per esempio Elias, che ha voluto ripetere la stessa dinamica con suo padre.
 
Dopo la pausa pranzo abbiamo ripreso il Gruppo alla Salute in maniera tranquilla e gioiosa (musica e ballo). Dopo di che siamo entrati nella fase della Teoria o anche detto Fondo comune.
 
Le emozioni e vissuti più ricorrenti sono stati:
  • i sensi di colpa;
  • le sofferenze e vuoti dei genitori trasmessi ai figli;
  • si è osservato anche il cambiamento di voce di Diego.
Successivamente è stato individuato un titolo per opposti fra gli oltre trenta  proposti: 

"Da freddi sorrisi di pietra a calde urla di carne".

Il corpo può essere messo in movimento da diverse fonti: dal razionale o simbolico (per esempio un sorriso convenzionale), oppure dalle profondità o bio-organico.

Il corpo si libera e può trasmettere emozioni anche agli altri, se viene stimolato da radici profonde.

Marco Traversa
Giulia
Luciano