
Presidente Dr. Mariano Loiacono

II PROGETTO
"LA FINESTRA DI BABICH".
Quarto giorno.
Il destino
non è una catena,
ma un volo.
(titolo tratto da un messaggio
(titolo tratto da un messaggio
di Ekaterina mandato oggi a Marta).
Il 9 gennaio 2013, quarto giorno del progetto “La Finestra di Babich” ed è il mio compleanno.
La giornata inizia con le dodici donne che entrano nella mia stanza e mi portano la colazione a letto.
Per me è stato un evento importante perché è stata la prima volta che tante donne si occupavano di me, dedicandomi un pensiero come quello della colazione a letto su un bel vassoio.
Poi le dodici donne mi hanno accompagnata al piano terra della Domus e mi hanno fatta sedere al centro della stanza, Annamaria e Pina hanno iniziato a pettinarmi i capelli e a farmi le trecce,mentre Marta ha messo delle musiche per bambini e io sono scoppiata a piangere.
Il giorno prima avevo raccontato che mia madre tutte le mattine mi pettinava e mi faceva la treccia “tirandomi” i capelli e poi quando la treccia arrivava ad una certa lunghezza lei me la tagliava con una forbice. Molte volte avevo desiderio di tenere i capelli sciolti, ma lei mi diceva che non era possibile (perché se no sembravo Maria Piangente).
La giornata inizia con le dodici donne che entrano nella mia stanza e mi portano la colazione a letto.
Per me è stato un evento importante perché è stata la prima volta che tante donne si occupavano di me, dedicandomi un pensiero come quello della colazione a letto su un bel vassoio.
Poi le dodici donne mi hanno accompagnata al piano terra della Domus e mi hanno fatta sedere al centro della stanza, Annamaria e Pina hanno iniziato a pettinarmi i capelli e a farmi le trecce,mentre Marta ha messo delle musiche per bambini e io sono scoppiata a piangere.
Il giorno prima avevo raccontato che mia madre tutte le mattine mi pettinava e mi faceva la treccia “tirandomi” i capelli e poi quando la treccia arrivava ad una certa lunghezza lei me la tagliava con una forbice. Molte volte avevo desiderio di tenere i capelli sciolti, ma lei mi diceva che non era possibile (perché se no sembravo Maria Piangente).
Mentre avveniva questa dinamica Grazia è scoppiata in un grosso pianto e quindi un gruppo di donne l’hanno accolta invitandola a parlare e a condividere il perché del suo pianto.
Per Grazia non è stato facile perché sentiva che non meritava quel tempo dedicato a lei, però spinta dal gruppo ha iniziato a trasformare il pianto in parole, raccontando del dolore che ancora ha per la non accoglienza della madre.
Dopo il pianto e dopo le parole è scoppiata in urla che l’hanno liberata con molti movimenti del corpo, poi finalmente si è abbandonata a terra tra le braccia di Pina e Daniela che l’hanno accarezzata con i loro corpi.
La cosa che mi ha colpito molto è stata Bianca (il cane di Giancarlo e mio), che si è distesa, abbandonata sul corpo di Grazia coprendole anche il viso.
Per Grazia non è stato facile perché sentiva che non meritava quel tempo dedicato a lei, però spinta dal gruppo ha iniziato a trasformare il pianto in parole, raccontando del dolore che ancora ha per la non accoglienza della madre.
Dopo il pianto e dopo le parole è scoppiata in urla che l’hanno liberata con molti movimenti del corpo, poi finalmente si è abbandonata a terra tra le braccia di Pina e Daniela che l’hanno accarezzata con i loro corpi.
La cosa che mi ha colpito molto è stata Bianca (il cane di Giancarlo e mio), che si è distesa, abbandonata sul corpo di Grazia coprendole anche il viso.
Durante la dinamica di Grazia, Stefania era seduta sul divano, non si muoveva e piangeva, allora anche lei è stata stimolata a parlare dopo vari tentativi di alcune donne, per aiutarla a portare fuori il suo dolore.
Io sono entrata con forza in questa dinamica, spingendola a portare fuori il dolore per questo padre morto quando lei aveva quindici anni, perché ho sentito come se lei fosse rimasta ancora a quel giorno in quell’evento di morte.
La dinamica è andata avanti stimolata prima da Annamaria e poi con forza da Pina che le chiedeva con potenza di uscire fuori dalla morte che si portava dentro e di cominciare a vivere per sé perché così può liberare e far vivere suo figlio, il quale se così non fosse continuerebbe a vivere nella morte.
Stefania ha iniziato a riconoscere la sua non vita, il dolore e la morte che si porta dentro, cominciando a desiderare di vivere soprattutto per lei.
Dopo queste immersioni fatte da me, Grazia e Stefania, Marina è quasi paralizzata sul divano, con un viso molto contratto e non riesce ad esprimersi.
Annamaria per prima e poi Angela col corpo entrano in dinamica con Marina invitandola a portare fuori l’aggressività che lei ha e che manifesta con la chiusura del corpo.
Mentre avviene questa dinamica…io spingo Marina a tirare i capelli ad Angela e ad usare più aggressività…(piccola rivincita tra sorelle!) ed è un momento che ci aiuta anche ad alleggerirci perché siamo tutte scoppiate a ridere.
Dopo questa dinamica, mi ha colpito positivamente vedere questi corpi di donne abbandonati sul divano e per terra, con la luce spenta che ha creato un’atmosfera di accompagnamento all’abbandono, poi abbiamo messo della musica come sottofondo.
Alcune donne poi, sono andate in cucina a preparare il pranzo.
A pranzo abbiamo deciso che nel pomeriggio avremmo fatto Teoria e poi nella serata saremmo uscite per festeggiare il mio cinquantasettesimo compleanno da Pane e Salute a Orsara di Puglia.
Dopo la pausa del pomeriggio ci ritroviamo per la teoria che ci fa fare luce nuovamente sulle dinamiche tra madri-bambine e figlie-adulte ed evidenzia delle richieste di accompagnamento.
La prima è Pina che si avvicina ad Angela chiedendole di farsi accompagnare, manifestandole il suo affetto e il desiderio di aiutarla visto la grande difficoltà che Angela ha ancora a chiedere aiuto e ad affidarsi.
Anche Annamaria, Daniela e Lara chiedono di essere aiutate a vivere la loro parte embrione, evidenziando la difficoltà che hanno ad affidarsi e a chiedere aiuto per loro stesse.
La teoria si conclude con delle nuove prospettive per i prossimi giorni e ora…tutti a fare festa.
Ci mettiamo in viaggio verso Orsara, tre macchine piene di donne, che dopo tante curve buie riescono a raggiungere “il pane” e “la salute”!!
Io, Marta e Stefania siamo arrivate per ultime, abbiamo lasciato la macchina all’inizio del paese, seguendo l’indicazione del locale e ci siamo incamminate per le vie caratteristiche di Orsara.
Mi hanno colpito molto queste strade in salita, strette, che ci si può andare solo a piedi, deserte, però comunque illuminate, che abbiamo percorso fino ad arrivare a Pane e Salute.
Penso che per me, per come sono io il nome Pane e Salute sia indicato perché il pane è per me un bisogno primario (senza pane io non riesco a stare) e la salute, inteso come fatto di stare bene non solo fisicamente, ma nelle proprie profondità è una ricerca per la mia vita…in più, il locale è stato scelto per caso, non sapendo del suo nome.
Mi ha colpito anche la sua tipologia perché è un luogo che richiama molto la cultura contadina e quindi la cultura della mia infanzia.
Sono entrata da “Pane e Salute” così come mi avevano pettinata la mattina, con due trecce e lì mi aspettavano le donne attorno ad una grande tavola bianca apparecchiata.
Mi hanno fatta sedere a capotavola e mi sono accorta che dietro di me c’era un grande cesto con diverse erbe (alloro,rosmarino, biancospino e vischio).
La cena è cominciata dopo che mi hanno cantato “Tanti auguri”.
La serata è stata “molto divertentissima” ed è stato bello riscoprire Rosanna con le sue battute e la sua spontaneità che ci hanno fatto morire dal ridere!!
Alla fine della cena ho ricevuto la mia torta con le candeline: una torta piccina con cinque candeline!
Tutte insieme poi, dopo tanto alleggerimento, siamo tornata alla Domus a Troia dove ci aspettava Bianca che dormiva.
Ci mettiamo in viaggio verso Orsara, tre macchine piene di donne, che dopo tante curve buie riescono a raggiungere “il pane” e “la salute”!!
Io, Marta e Stefania siamo arrivate per ultime, abbiamo lasciato la macchina all’inizio del paese, seguendo l’indicazione del locale e ci siamo incamminate per le vie caratteristiche di Orsara.
Mi hanno colpito molto queste strade in salita, strette, che ci si può andare solo a piedi, deserte, però comunque illuminate, che abbiamo percorso fino ad arrivare a Pane e Salute.
Penso che per me, per come sono io il nome Pane e Salute sia indicato perché il pane è per me un bisogno primario (senza pane io non riesco a stare) e la salute, inteso come fatto di stare bene non solo fisicamente, ma nelle proprie profondità è una ricerca per la mia vita…in più, il locale è stato scelto per caso, non sapendo del suo nome.
Mi ha colpito anche la sua tipologia perché è un luogo che richiama molto la cultura contadina e quindi la cultura della mia infanzia.
Sono entrata da “Pane e Salute” così come mi avevano pettinata la mattina, con due trecce e lì mi aspettavano le donne attorno ad una grande tavola bianca apparecchiata.
Mi hanno fatta sedere a capotavola e mi sono accorta che dietro di me c’era un grande cesto con diverse erbe (alloro,rosmarino, biancospino e vischio).
La cena è cominciata dopo che mi hanno cantato “Tanti auguri”.
La serata è stata “molto divertentissima” ed è stato bello riscoprire Rosanna con le sue battute e la sua spontaneità che ci hanno fatto morire dal ridere!!
Alla fine della cena ho ricevuto la mia torta con le candeline: una torta piccina con cinque candeline!
Tutte insieme poi, dopo tanto alleggerimento, siamo tornata alla Domus a Troia dove ci aspettava Bianca che dormiva.
Finalment agge riuscit a fe u primm post che non è na cos da nint e vu dic a tutt quant…
APPLAUSO D’INCORAGGIAMENTO!
Dina Quarticelli,
un poco aiutata da Marta
Cara Dina, grazie per questo primo ed emozionato post! Sei stata brava assai! E' sempre bello vedere un "adulto" che torna ad abbandonare parti di sè bambine e sofferenti per stare ancora più pienamente e con leggerezza in questo tempo complesso e pieno di sfide. Sei una donna coraggiosa e generosa che finora si è molto donata...ti auguro di iniziare a goderti anche il ricevere che tanto meriti...
RispondiEliminaTi abbraccio come madre e come figlia,
Graziana.