martedì 30 giugno 2015

Castiglione della Pescaia (GR), domenica 31 maggio 2015. DUEGIORNI IN TOSCANA - GIORNATA METASTORICA A CASTIGLIONE DELLA PESCAIA. Secondo giorno.

FONDAZIONE NUOVA SPECIE ONLUS
Registro Persone giuridiche n. 429
Prefettura di Foggia



DUEGIORNI IN TOSCANA:
GIORNATA METASTORICA PER GIADA
E PER IL GRUPPO "TOSCANA".



La giornata di domenica è stata accompagnata da un bel sole splendente, caldo e costante!


Siamo partiti con tre macchine: nella mia eravamo io [Giada], Michela, Silvio, Francesco e Daniela; in quella di Raniero c'erano lui, Mia, Viola, Leonardo, Flavio e Kirikù; in quella di Renzo c'erano lui, Annita Patrizia e Mafalda.

Siamo arrivati a Castiglione verso l'ora di pranzo e ci siamo messi a fare un picnic in un giardino.

Lo scopo di questo viaggio era di ripercorrere delle tappe della mia infanzia ed arrivare a mia madre, andandola a vistare nel cimitero del mio paese natale. L'unica cosa che mi ero preparata era di leggere delle lettere che mia madre scrisse quando vivevamo a Londra e di leggere una lettera che io ho scritto a mia madre, Roberta. Il resto lo affidavo all'inedito, poi a Silvio e a Michela.


Ero riuscita ad arrivare senza aspettative, mi vivevo la giornata già come un gran dono prezioso anche se fosse stata solo una gita nella quale potevo condividere con i miei compagni di viaggio, un pezzo del mio vissuto.

Devo ringraziare Silvio e Michela per questo perché il bilancio che abbiamo fatto in macchina e le cose che mi hanno detto, mi hanno aiutata molto ad interiorizzare il fatto che fosse una giornata tutta per me e che avevo il diritto di prendermi tutto il tempo e lo spazio che volevo, e come volevo. È stato importante che hanno rimarcato su questa cosa altrimenti avrei fatto molta fatica a dedicarmi a me e vivermela proprio come una giornata mia, come in effetti era. Perciò già questa constatazione mi rendeva felice e mi commuoveva.


Il percorso è iniziato da casa di mia nonna, nel suo giardino ci siamo seduti tutti vicini, sul prato, ed ho iniziato a raccontare di quella casa e delle cose che mi sono vissuta là dentro, ed ho mostrato delle foto.

Sono stata contenta di aver visto immergersi anche mio fratello durante la lettura delle lettere. E sono grata a Silvio che anche lì mi ha invitata a non avere fretta e fare una cosa alla volta dandomi valore.
Quello che ho sentito già dalla prima tappa era un mistico clima di sacralità, sentivo intorno a me un accogliente rispetto, dedizione, attenzione e amore, da parte di tutte le persone che avevo intorno.

 
Dopo siamo andati con la macchina vicino al centro del paese e da lì abbiamo continuato il viaggio a piedi, verso il borgo medievale, ci siamo addentrati nelle mura e siamo arrivati alla chiesa in cui si celebrò il funerale di Roberta, nel lontano 1993.

Nonostante il racconto sia stato preannunciato dalle urla di Francesco, che litigava con una vecchina per aver pisciato sulle mura del castello, il clima di sacralità continuava ad accompagnarmi. Era come se l'utero devoto non si fosse mai disperso.
 

Ho raccontato di quella giornata, di quanto fosse stata finta e ovattata, nella quale non ho potuto/saputo/voluto neanche piangere la morte di Roberta.

Ma sentivo desiderio di procedere, Silvio lo ha colto, e ci siamo incamminati verso il cimitero.
Penso che a rendere la giornata così sacra ci abbia aiutato molto anche l'ambiente, le mura antiche di questo castello hanno un che di mistico, non c'erano turisti sul nostro cammino nonostante fosse domenica, e anche il cimitero è situato in un posto meraviglioso, vicino al castello, in cima ad una collina, dal quale si vede la palude, il mare e la pineta.

Prima ho voluto mostrare dove è stata sepolta mia madre per 10 anni, vicino ad Italo Calvino nel posto più bello di tutto il cimitero.


Dopo però è stata spostata e ci siamo seduti tutti davanti a lei nella sua nuova postazione.

Silvio con estrema calma e delicatezza mi ha accompagnata a "fare un ring" con mia madre. Non me lo aspettavo, ma non mi ha stupita. Sentivo che era una cosa difficile da fare. Ma che non volevo perdere questa occasione, soprattutto di farlo con Michela e Silvio vicino a me. E anche tutte le altre persone che c'erano. Ormai si era creato un utero pronto per farmi partorire. Sono partita dalla lettura della lettera per mia madre. Qui per me è stato bellissimo vedere come i bambini ci sono stati dall'inizio alla fine, con curiosità e amore. Questo ho sentito.

Nonostante la lettera che avevo scritto fosse molto lunga, ognuno rispettava con sacro silenzio.
Ringrazio ancora Silvio qui perché con un'arte da spettacolo mi ha accompagnata raffinatamente ad arrivare, dove dovevo arrivare, senza bisogno di strappi, forzature o spinte. È stata molto importante la teoria che ha fatto riguardo alla rimozione che ho della mia infanzia, mi ha detto che non potrò ricordare niente finché non riattraverso il dolore, perché uno dimentica quando il vissuto è stato troppo forte.

Quello che ho sentito è stata l'armonia perfetta nel percorrere tutte le note con grazia.

Avere Michela vicina a me che mi toccava, mi ha fatta sentire al sicuro, come se un'altra me, più forte e più distinta, mi sorreggesse con lo stesso amore che io avevo per me stessa, ma che ancora facevo fatica a sentire.


Così ho potuto dire a Roberta tutto il positivo e il negativo che dovevo dirle. È stato bello sentire che anche Mia mi è stata vicina con piacere, e che Viola si è addormentata come se si sentisse più libera di rilassarsi.

Ancora una volta Silvio mi ha detto qualcosa che mi ha illuminata e mi ha permesso di andare ancora un po' più in là nella riconquista di me stessa, di Giada adulta che ancora fa fatica ad emergere perché si confonde col vissuto di sua madre. Ho ricordato la paura che spesso ho, di morire a 32 anni come lei, e questo è l'anno in cui compirò 32 anni. Così ho percepito esattamente cosa era che dovevo dirle. Ho percepito il nodo preciso da sciogliere, lì in quel momento.

IO NON SONO TE, IO NON SONO ROBERTA, IO SONO GIADA, SOLO GIADA, IO VOGLIO VIVERE, NON VOGLIO MORIRE, IO NELLA VITA CI VOGLIO STORIA, NELLA STORIA CI VOGLIO STARE, IO NON SCAPPO, NON SONO TE, IO NON SONO TE!

Queste sono state le urla che ho gridato con tutta me stessa, con tutti i miei codici e con tutta la mia voce, battendo i pugni con forza sul pavimento davanti a mia madre. Fino a sentire la sensazione del parto, come se qualcosa uscisse da dentro di me attraverso tutto il mio corpo.

Michela mi ha accolta tra le sue braccia, quanto le sono grata per la sua accoglienza, non ci sono parole per descriverlo.

Silvio ha accompagnato il tutto con una teoria alla portata di tutti, anche i bambini comprendevano profondamente la sacralità di quello che stava accadendo. Poi Silvio ci ha incoraggiati a spostarci sulla spiaggia per fare un rito di chiusura.


Mentre camminavamo per arrivare al mare, Mia - che spesso si vergogna quando faccio la matta per la strada - sembrava invece fiera e contenta del "casino" che ho fatto nel cimitero. Viola che si era svegliata dal sonno per le mie urla, mi ha detto che le è piaciuto quando ho urlato, anche se ha un pochino pianto.

Siamo arrivati in spiaggia nel momento in cui il sole stava iniziando a tramontare, che splendore!
Mi è piaciuto tanto quello che mi ha detto Michela proprio riguardo al tramonto, che mi stava accompagnando a far tramontare una parte che non mi serve più per risorgere al mattino seguente con una Giada più libera dalla colonizzazione di mia madre e più adulta. E quello che mi ha detto Silvio riguardo agli antenati. Che li ho sempre vissuti come una cosa importante perché, sì, mia madre me li ha trasmessi così, ma che adesso avrei potuto viverli come più veri, più vicini a me in un modo anche più concreto.

Annita mi ha fatto fare un rito molto bello, nel quale ho potuto sancire l'impegno che mi ero presa al cimitero, quello di lasciare la mia parte di sirena al negativo, potendolo proprio lasciare anche fisicamente scrivendo, tagliando, bruciando e seppellendo. Sono molto grata ad Annita perché per me è andata oltre alle sue difficoltà con la sabbia e col cane. Standoci in tutto e per tutto!

Dopo Silvio ha recitato il cantico di "WAKAN TANKA", io l ho ripetuto dietro a lui, ad occhi chiusi davanti al mare. Ho sentito mie quelle parole ed è stato importante dirle davanti agli antenati, al mare, al sole, alle montagne e col vento che soffiava forte tra noi.

Dopo Silvio mi ha invitata a bagnarmi con l'acqua del mare e ad abbandonarmi all'indietro tra le braccia di Francesco e Mia per primi, ma anche di tutti loro. Per poi concludere il rito con una corsa di gioia verso il sole!

Ci siamo incamminati di nuovo verso le macchine e mentre camminavo sentivo che un'altro velo si era tolto, sentivo più vive e più vere le emozioni e la realtà mi sembrava più reale.

 
Ho sentito amore per ognuno in maniera più globale; sentivo amore per Renzo e Mafalda che mi avevano accompagnato con generoso materno e paterno. Sentivo amore per Annita che mi aveva accompagnata camminando incessantemente nonostante i dolori fisici forti che ha. Sentivo amore per Raniero e Daniela che mi avevano accompagnato come fratelli devoti. Sentivo amore per Flavio e Leonardo che mi avevano accompagnato come nipoti affezionati. Sentivo amore per Mia e Viola che nonostante la fatica iniziale avevano attraversato con me il canale del parto, non scappando mai. Sentivo amore per Francesco che al contrario di come aveva detto all'inizio mi ha accompagnato dall'inizio alla fine immergendosi pure lui. Sentivo amore per Kirikú che dava quel tocco di allegria e purezza che solo un cucciolo può avere. 
Sentivo amore per Silvio e Michela, che mi avevano accompagnato come se ci conoscessimo dall'eternità, con generosità, pazienza, dedizione e un'armonia commovente.


Arrivati alle macchine. Abbiamo preso un ultimo spazio di raccoglimento per condividere come ognuno di noi si era vissuto la giornata.

Sono stata molto contenta di sentire che per ognuno fosse stato un giorno sacro, anche per i bambini! Ho sentito vero quello che ha detto Silvio, che non sarebbe andato tutto così se non ci fosse stata la Supervisione il giorno prima ed ho comunicato questo che sento proprio una verità: che se non ci fosse stata la molteplicità che c'è stata, la giornata non sarebbe stata la stessa, se fossimo stati solo io, Silvio e Michela, non sarebbe stato tutto così armonico, ognuno con la sua specificità è stato prezioso. Mi è piaciuta molto la teoria che hanno fatto sia Silvio che Michela, rispetto alla giornata e le prospettive da ora in poi.

Sento che questa giornata ha segnato un passaggio importante in me, ma anche nelle mie figlie e nel Gruppo Toscana.

Grazie a tutti, grazie Silvio e Michela, non mi aspettavo  che mi avreste fatto un così grande dono quando vi ho scelto come accompagnatori al Solstinizio.

Venire con me nella mia terra natale è stato il regalo più bello che potevate farmi ed è stato uno dei giorni più importanti della mia vita, che porterò sempre dentro di me!

 
Vi voglio bene!

Giada,
Sole nascente...

lunedì 29 giugno 2015

Prato (FI), sabato 30 maggio 2015. DUEGIORNI IN TOSCANA. SUPERVISIONE DEL GRUPPO. Primo giorno.

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DUEGIONI IN TOSCANA.
SUPERVISIONE DEL 
GRUPPO "TOSCANA" A PRATO.



Con grande e piacevole stupore il Gruppo "Toscana" ha accolto questa Supervisione, anche perché ne è venuto a conoscenza appena una settimana prima.


Questo infatti è stato un inaspettato quanto magnifico dono/regalo di Michela e Silvio che, con grande generosità e amore per la vita, hanno voluto dedicare il giorno della loro prima venuta in toscana all'accompagnamento del nostro Gruppo, mettendo in campo tutta l'esperienza e la saggezza che li contraddistingue e allo stesso tempo la delicatezza e la dolcezza che solo un padre e una madre sanno trasmettere. Senza però sentirsi al di sopra, anzi con grande umiltà e solidarietà hanno saputo mettersi alla pari, raccontando in dei momenti di teoria anche le loro parti ombra.

Prima di iniziare la Supervisione c’è stata la presentazione delle persone che Silvio e Michela non conoscevano.

I primi a parlare sono stati i componenti della famiglia di Luca che da poco frequentano i Gruppi alla Salute. Infatti si sono presentati Mirco e Federico; hanno raccontato i problemi e i meccanismi che  contraddistinguono la loro famiglia di origine


In seguito c’é stata una breve Fase dei Pensieri per incominciare ad entrare nell’atmosfera e dopo, aver ballato un pensiero musicale di Leo, c’é stata una simpatica esibizione canora di Giada, che ha “reppato” un testo trovato da Mia su un diario scritto da lei circa 10 anni prima.


La Fase dei Pensieri si è conclusa con la canzone "Goccia dopo goccia", che descrive pienamente il significato e il valore di una Supervisione.

Il primo a parlare è stato Renzo che ha manifestato il suo pensiero dicendo ciò che per lui non funziona all’interno del gruppo, indicando come le tensioni tra alcune persone rallentino la crescita del Gruppo, senza farlo decollare. 


Poi la parola è passata a Mafalda che ha raccontato come alcuni atteggiamenti di Annita la riportino al ricordo della madre, sottolineando però come il suo negativo l’abbia aiutata in alcuni passaggi.

In seguito ha parlato Raniero che con il fine di costruire, a diverse persone  del Gruppo, partendo dal positivo ma marcando soprattutto il negativo ha voluto dire loro la sua verità, sottolineando in modo particolare ciò che secondo lui avrebbero dovuto cambiare.

Al termine di quasi tutti gli interventi, per arricchire ed ampliare la visione su ciò che veniva detto dalle persone, ma anche per farle transitare laddove c'è ne fosse bisogno, Silvio e Michela ci hanno regalato delle magnifiche ed illuminanti teorie.


Poi è stato il momento della famiglia di Melania, che dopo essersi raccontata, è stata aiutata da Silvio a riconoscere come i meccanismi che ereditiamo dalle nostre famiglie di origine, inevitabilmente influenzano la nostra vita e i nostri rapporti forti. Alberto cuore grande è stato spinto a scendere più in profondità, cercando di tirar fuori le sue emozioni, mentre a Marco è stato consigliato di instaurare un rapporto più profondo e solidale con la cugina Melania, in modo che lei riesca ad alleggerirsi, e magari senza paura possa finalmente perdersi per poi ritrovarsi.

La supervisione è proseguita con gli interventi di Giada, Daniela, Annita e Carolina, che seguendo sempre la regola del C. A. C. A. R. E., hanno riconosciuto prima il positivo e poi le parti ombra, sia delle singole persone, che del gruppo in generale. 


Infine Silvio e Michela hanno tirato le somme e indicato secondo loro le possibili prospettive, consigliando a Giada e ad Annita che, dopo essersi dedicate con grande amore e dedizione alla Crescita di questo Gruppo, sarebbe stato più opportuno se si fossero sollevate da tutti gli incarichi/impegni, lasciando spazio e quindi il vertice della Treccia di Berenice ai tre uomini emergenti del gruppo, Renzo, Marco e Raniero, così che anche loro possano sperimentarsi, crescere e tirar fuori il maschile, riconoscendo in Raniero il referente principale del gruppo.

Un abbraccio al maschile da
Renzo, Marco e Raniero

mercoledì 24 giugno 2015

Troia (FG), mercoledì 24 giugno 2015. COMUNICATO STAMPA DELLA FONDAZIONE NUOVA SPECIE ONLUS. Via alla VII^ edizione del Progetto "Rainbow"!

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COMUNICATO STAMPA
DEL 24 GIUGNO 2014.



AL VIA LA VII^ EDIZIONE
DEL PROGETTO “RAINBOW”:
UNA CONVIVENZA INTENSIVA
PER COSIDDETTI PSICOTICI
E PER LE NOSTRE PARTI
“PSICOTICHE”.




Dal 28 giugno all'11 luglio 2015 a Celle di San Vito (FG) si svolgerà la settima edizione del Progetto “Rainbow”, una sperimentazione avanzata nel campo del trattamento del disagio psichico e non, con la partecipazione di persone provenienti da tutto il territorio nazionale.


Da oltre 40 anni il Metodo alla Salute e il Progetto Nuova Specie, di cui la Fondazione Nuova Specie onlus è rappresentante, hanno messo a punto e collaudato una primizia nel campo del cosiddetto "disagio psicotico": un trattamento che non prevede l’utilizzo di psicofarmaci e sostanze sostituive, ma si avvale di dinamiche di gruppi e metastoriche che coinvolgono anche il corpo e le emozioni.

Nell’ambito della sperimentazione “Oltre le colonne d’Ercole”, sono stati messi a punto una serie di progetti sperimentali di crescita per cosiddetti "psicotici" (“Ti ricovero a casa mia”, “Faama”, “Rainbow”) che partono dalla convinzione, appunto, che sia possibile andare oltre le Colonne d’Ercole” convenzionalmente fissate dalla psichiatria dominante. L’interpretazione e il trattamento adottati dalla psichiatria farmacologica risultano essere, infatti, una specie di “Colonne d’Ercole” oltre le quali non è possibile intravedere nessun’altra terra o punto di vista, inquadrando queste forme di disagio in prospettive croniche e senza possibilità di cambiamento.

Alla sua settima edizione, il Progetto “Rainbow” rappresenta una interessante sperimentazione intensiva sul campo, della durata di due settimane, in cui convivono situazioni cosiddette "psicotiche" e situazioni asintomatiche, in quanto ogni individuo, anche se non presenta un sintomo evidente, ha dentro di sé parti “psicotiche” che vanno elaborate e messe in dinamica, anche grazie al confronto-scambio con gli altri partecipanti, coinvolgendo tutti e tre i codici della vita personali.

Il Progetto, che si svolgerà in questo inizio di estate, ha come TEMA: “DALLE PROPRIE CELLE PUKIZZATE AI COLORI-CALORE DEL PROPRIO P. U. M. 
Partendo dal Graal P. U. T., i Rainbownauti attraversaranno i quattro codici della vita e faranno l'esperienza del codice ontologico, bio-organico, analogico e simbolico, cercando di creare un filo conduttore stabile (metastorico) che li lega e che fa vivere ogni essere umano in armonia.
 

Tali innovative metodologie si avvalgono del nuovo punto di vista messo a punto dal Dr. Mariano Loiacono (la Epistemologia globale e il Quadrimensionalismo) che fornisce griglie di analisi e di supervisione delle dinamiche in atto per la durata di tutto il progetto. Sono previsti inoltre, durante la convivenza, incontri di bilancio periodici condotti dal Dott. Cristian Ceglie, delegato della Fondazione Nuova Specie ONLUS, e dalla Segretaria dell'Ass.ne alla Salute ONLUS Marche Nicoletta Pennella.

Il Progetto si svolgerà in Puglia, nel borgo di Celle di San Vito (“Cèlle de Sant Uite” in lingua francoprovenzale), il paese più piccolo della Puglia con poco più di 100 abitanti effettivi. Il paese si caratterizza per l’uso della lingua francoprovenzale, attestata dal 1566, ma probabilmente risalente alle incursioni angioine in Italia meridionale dal XIII° secolo. L'impiego del francoprovenzale è stato di gran lunga prevalente sino al primo Novecento e sino agli anni '80 vi erano alcuni abitanti monolingui. Oggi, gli abitanti del luogo conoscono anche il dialetto pugliese di tipo foggiano, oltre che la lingua italiana. Dal 1999 lo Stato riconosce ufficialmente e tutela la minoranza linguistica francoprovenzale di Celle e Faeto.

A conclusione del progetto, sabato 11 luglio, vi sarà un incontro-bilancio finale aperto a tutti i familiari e alle persone interessate, che si svolgerà nella sala convegni della struttura che ci accoglie.

L’evento è co-organizzato dall’Associazione ONLUS “Alla Salute” di Foggia che promuove il “Metodo alla Salute” nel territorio foggiano.

Il progetto avrà inizio ufficiale alle ore 16:00 di domenica 28 giugno 2015.
Per info:
339-5699156
(Lucia T.)

domenica 21 giugno 2015

Bari (BA), sabato 13 giugno 2015. GRUPPO ALLA SALUTE B. A. T. & BARI!

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UN GRUPPO ALLA SALUTE 
PUGLIESE DOPO
IL V° PROGETTO
"LA FINESTRA DI BABICH".


 

Nel caldissimo pomeriggio di sabato 13 giugno 2015 per la prima volta si è incontrata l’AlSa B. A. T. con l’AlSa di Bari per la supervisione del  V° Progetto  “La Finestra di Babich - Biancor dalla Miseria alla Grandezza” svoltosi a Pedaso dal 31 maggio al 7 giugno.
 
Alcune donne coinvolte nel  progetto, sono state accompagnate a festeggiare il rientro nel quotidiano e continuare il viaggio nella vita aiutate da Giusy, Cristian e Gabriella che hanno condotto l’incontro iniziando dalla Fase dei Pensieri

Dopo gli auguri di buon onomastico ad Antonella e ad Antonio che generosamente ci ha ospitato nella sua azienda di Andria, Cosimo augura che questo primo incontro tra le due associazioni sia l’inizio di un intreccio proficuo e continuativo.
 
Viene invitata per prima M. Letizia, accompagnata dai suoi meravigliosi figli inizia a raccontare della sua esperienza dove per la prima volta è riuscita a  restare più silenziosa e a mostrare meno la sua parte maschile che  ha caratterizzato gran parte della sua vita.
 
Lei come altre donne, sono state aiutate dagli antenati, dalle stupende creature: mare, terra, cielo, alberi ma soprattutto dalle emozioni che la luna ha offerto loro durante tutta la settimana con i vari colori giallo, bianco, rosa, rosso e arancione. Di sera le lucciole  e le stelle  a completare l’atmosfera.
 
Inoltre, ha  manifestato difficoltà ad incontrare il marito, pentito di aver affrontato il viaggio per ascoltare il bilancio a Pedaso e  voglia di restare per un po’ da sola per ritrovare se stessa.
 
Adriana la più piccola delle Babiccine, non è  voluta tornare subito a casa per paura di essere riportata nel quotidiano e di non essere capita dalla madre e dalla sorella, ha così condiviso una settimana con  M. Letizia  e con i bambini coi quali si è divertita e rilassata.
 
La sua voglia di conoscere il mondo delle scimmie è stata valorizzata dalle altre donne del Babich, dandole la spinta giusta per proseguire la ricerca ed eventualmente lo studio  di questi animali  molto simili all’uomo.
 
Paola Conversano riconosce  nel suo cognome la conversione che ha vissuto, è riuscita ad ascoltare di più e a rinunciare  al suo solito intervenire parlando tanto.

E’ riuscita, inoltre, a comunicare in modo costruttivo con la figlia dopo tanto silenzio, decidendo  di continuare a frequentare il Metodo alla Salute.
 
Meno convinto di questo cambiamento, è apparso il marito Ottavio che invita Paola a ripetere l’esperienza del Babich anche in seguito per consolidare passaggi importanti anche in relazione al figlio che si trova in situazione di disagio.
 
Rocchina, presente con la figlia Silvana, racconta come nei primi giorni arroccata su se stessa e abituata a risolvere sempre da sola qualsiasi problematica, si è poi lasciata andare accolta dalle altre donne. Ha manifestato la difficoltà di rientrare nell’ordinario e ha evidenziato l’importanza dell’accompagnatore  che molto spesso manca ritrovandosi soli e incapaci di relazionarsi con i familiari  che sono fuori da Metodo.
 
Paola S., racconta di aver svuotato il suo "utero" occupato dalla figura del padre che è riuscita abbandonare simbolicamente lasciando andare una lanterna nel cielo illuminato dalla luna proprio nel giorno del suo compleanno.
 
Adesso vuole riempire questo utero con cose nuove, dando spazio alla creatività che le appartiene ma anche concedendosi di restare a far niente come contrapposizione al suo fare quasi ossessivo per sentirsi viva.
 
Il “fare” di Paola ha intrecciato il non fare di Antonella  che contro la sua stessa volontà, è  partita  al Babich. Nei primi giorni si è sentita fuori dal gruppo ma poi accolta e aiutata  da Eka,  ha deciso di vivere riscoprendo la gioia della vita, urlandolo e manifestandolo con il corpo. Sembrerebbe necessaria, quasi vitale una distinzione con la madre Gina non  nelle relazioni  apparenti ma nelle profondità!
 
L’amicizia nata fra Paola ed Antonella come nell’Unità didattica “Il Crossingover, rende  possibile lo scambio e l’appropriarsi delle parti mancanti a ciascuna.
 
Amelia dopo aver tanto "vomitato" nei primi tre giorni del Babich, grazie a Carla che ha vissuto l’esperienza di perdita del figlio, ha cominciato a dare maggiore valore ai propri figli, a voler essere più madre, ma a non voler per sé nessuna madre o padre.
 
Veronica  con Gaetano ed Olivia trasmette positività, si sente rinata con una luce nuova e dice che attraverso un’immersione lunghissima ha ripercorso varie tappe della sua vita e vuole riprendersi i suoi spazi distinguendosi dal marito.
 
Gabriella, invita la coppia a dedicarsi del tempo per loro per conoscersi meglio, per armonizzarsi per accogliersi prima di accoglier gli altri. Gaetano nella quotidianità può accompagnare questa parte nuova di Veronica cogliendo questo tempo favorevole poiché le dinamiche di movimento si fondono nella  coppia ma possono ingannare.
 
L’ultima Babiccina Elena, apprezza la sensibilità di Veronica e dice che dopo essersi prodigata tanto per gli altri per colmare il suo vuoto  dopo essersi vissuta il rifiuto della madre, accompagnata dalle altre Babiccine, ha fatto un passaggio importante: ha contattato la sua bambina ma si sente anche adulta con una voce diversa.
 
Dopo tanto elemosinare le attenzioni degli altri ora si sente riconsegnata alla sua essenza, ringrazia se stessa e la vita che l’ha voluta. Ha ritrovato la forza della vita più forte della morte e fidandosi più di se stessa  è rientrata a casa  con tranquillità permettendosi di pensare a sé.
 
Questo progetto, ha fatto zittire Gina una delle conduttrici che ha iniziato il suo percorso personale  nel precedente Babich.
 
La figlia Antonella che voleva morire l’ha riportata al lutto degli altri due figli. Quindi è rimasta priva di pensieri trascorrendo giorni terribili fino al momento in cui Antonella ha ripreso a sorridere  esprimendo la voglia di provare a vivere in positivo. Gina, sostiene  quanto sia difficile distinguersi da un figlio che sta male  e che nonostante sia stata accompagnata  trovi difficoltà a risalire. 

Comunica  anche  di voler abbandonare la conduzione del Babich ma di voler accompagnare altre donne che hanno problematiche simili alle sue. Si è resa conto che ci sono donne cresciute nella metodologia capaci di aiutare senza riserve.
 
Gabriella, conclude dicendo che Gina e Antonella stanno vivendo un momento delicato, che la  loro è una simbiosi  molto profonda da separare  e che Gina  ora che ha trovato una rinnovata saggezza può ridefinire meglio il suo ruolo all’interno del progetto Babich. Il procedere separatamente di madre e figlia è senza dubbio di beneficio per entrambe, ora che la rabbia antica è stata superata.
 
Anche Cosimo che si sta distinguendo dalla madre mettendo fuori saggezza e valore; benedice questo Babich dove si sono sciolte alcune cose, inesplorate tra madre e figlia.
 
Lui si sente distinto come fratello e come figlio e questa è una grande conquista  non avendo avuto un padre ma due madri con un forte maschile. E’ stato un regalo per lui che ha sempre avuto difficoltà con i maschi e costruirsi una rete di amicizia con cui confrontarsi. Dopo 10 anni di percorso nel Metodo alla Salute è un buon inizio!

Cristian conclude dicendo che da una triade mortale sono nati tre individui vitali. E con una canzone  ci salutiamo per incontrarci subito dopo al Molo 28 di Barletta dove esausti dall’attesa abbiamo mangiato e bevuto qualcosa a lume di candela.

AVANTI TUTTA ALLE BABICCINE E NON.

Silvana e Maria

lunedì 15 giugno 2015

Pedaso (FM), sabato 6 giugno 2015. PROGETTO "LA FINESTRA DI BABICH. Sesto giorno.

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V° PROGETTO
"LA FINESTRA DI BABICH".
PROGETTO DI CONVIVENZA
AL FEMMINILE.
 
VI° giorno.


Radunate nel sacro cerchio creato naturalmente dagli alberi, ci prepariamo a cominciare una giornata dedicata ai bilanci di ognuna di noi. 



Introduce la mattinata Chiara con una riflessione sull’importanza dello stare insieme dell’albero della vita con l’albero della conoscenza.
Poi ci invita a riconoscere il passaggio, se c’è stato, dalla Miseria alla Grandezza. 

La più solidale è Annamaria, che comincia a sentire il suo spirito ‘’di creatrice’’ e fino all’ora di cena ci susseguiamo: 
c’è chi riscopre e si riappropria di parti vitali come Adriana, Agnese, Luciana e Antonella


C’è chi riconosce la propria difficoltà a chiedere come Sonia e Paola S., che si impegnano però a rimettersi in cammino. 


C’è chi riconosce l’importanza di fermarsi e vivere la propria lentezza come Grandezza, nel caso di Marinella,  e come difficoltà nel caso di Mariangela.


C’è chi si espone attraverso le unità didattiche come la Piramide per Marialetizia, il Graal per Donatella e le favole per Amelia e chi comincia a sentire la paura del dolore e della morte come Mila e Paola C. 


Veronica preferisce rimanere nelle sue emozioni, facendo un bilancio senza parole, Gina e Carla riconoscono la loro mortifera miseria e iniziano a intravedere la loro nuova grandezza


Giuseppina, dopo una lunga immersione, viene invitata a soffermarsi sulla parola perdono.  


Elena si manifesta in tutta la sua umiltà e Rocchina, dopo giorni di chiusura nella sua rocca, si apre regalandoci una diluviante inaspettata immersione tanto da incarnare il nome con cui la chiamava Marialetizia

“Rocchetta, la leggera, l’ acqua alla salute”. 


Maddalena, nella sua riflessione riconosce la grandezza di Giovanna e propone un progetto Babich dedicato solo a lei. 


A concludere i bilanci non a caso è Nunzia che riconosce in Chiara parti della madre e attiva con lei una commovente dinamica di rivelazioni. Eka prende spunto dall’antico desiderio di Nunzia di sposarsi col velo  per proporre un serale rito nunziale, al che Adriana si offre di accompagnare la sposa al grande evento nei tradizionali preparativi, a lei si aggiungono Marialetizia ed Annamaria nel prepararle un caldo, profumato e fiorito bagno.


Molte donne si danno da fare per la sposa  donandole abito, trucchi, orecchini, scarpe, velo, insomma come accadeva in antiche civiltà, la sposa è stata coccolata ed onorata nella sua semplice bellezza. 

Le donne all’esterno hanno contribuito a preparare la sala nunziale, riempiendo di candele il percorso della sposa e raccogliendo i fiori per il bouquet


La parte iniziale del rito è stata dedicata unicamente alla sposa, celebrando l’unione della vecchia parte Nunzia con la parte nuova di Sinzia.

La seconda parte del rito invece è stata dedicata a tutte le donne del progetto che, vestite di Biancor, si incoronano recitando l’ultima parte del sonetto 508 di Emily Dickinson. 


La luna accoglie e accompagna i leggiadri corpi danzanti, le voci tenere e il pianto di chi sente la fine di quello spazio sacro e devoto che è stato il progetto “La finestra di Babich”.

Conserviamo preziosamente in noi le emozioni di quella intensa giornata, ma questo è quel che ricordiamo razionalmente, forse non sarà esaustivo, ma gli appunti sono finiti nella lavatrice…


Da quel di Pescara,


 Adriana e Marialetizia 



"Adequate -- Erect,
With Will to choose, or to reject,
And I choose, just a Crown -- "

"- Adeguata - Eretta,
Con il potere di scegliere,
O di rifiutare,
Ed io ho scelto, semplicemente  una Corona -"


Emily Dickinson