mercoledì 28 maggio 2014

In viaggio nei mari del Nord, da sabato 17 a sabato 24 maggio 2014. VIAGGIO METASTORICO DI BARBARA E MARIANO.

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 Registro Persone giuridiche n. 429 
Prefettura di Foggia




VIAGGIO METASTORICO
NEI MARI DEL NORD
DI MARIANO E BARBARA.



Cari naviganti e compagni di viaggio,

questo post è per raccontarvi un po’ il viaggio che io e Mariano abbiamo fatto dal 17 al 24 maggio scorso nei mari del nord, grazie al regalo che molti di voi hanno contribuito a farci.


Dopo un viaggio in aereo da Bari a Roma per arrivare in Danimarca, siamo partiti dal porto di Copenhagen a bordo della MSC Poesia per solcare le acque del mar Baltico in direzione Warnemünde (Germania), Stoccolma (Svezia), Tallin (Estonia), San Pietroburgo (Russia).


La proposta di fare questo viaggio è stata fatta tempo fa da Mariano, per festeggiare un lungo periodo di lavoro insieme all’interno del Progetto Nuova Specie.  Poi mia sorella Francesca ci ha dato una mano ad organizzarlo, anche spingendoci a scegliere di fare una crociera… Proprio io che le crociere le ho sempre schifate, perché le vedevo come vacanze per ricchi anziani che vogliono passare il tempo senza fare sforzi e con tutti i confort a cinque stelle (e non parlo di Grillo).


Posso dire, tuttavia, che il fatto di stare in mare per vari giorni è stata una esperienza bella. Dal ponte della nave ho potuto respirare l’aria e il vento proveniente dal mare, ammirare lo spettacolo del sole che nasce e che tramonta, vedere gli isolotti di terra e i fiordi sparsi nei mari nordici, le piccole onde che si accendevano e si spegnevano come le stelle del cielo. Anche la sensazione di quella leggera instabilità e movimento della nave è stata bella, sembrava un po’ di essere cullati dalle onde.


Come ogni nave da crociera che si rispetti, vi erano al suo interno diverse locazioni per intrattenersi, bere alcolici, giocare nel Casinò, ascoltare musica e ballare, fare shopping nelle boutique, assistere agli spettacoli teatrali, rilassarsi nell’Aura SPA e solarium, fare esercizi nella palestra, mangiare a volontà nella zona bouffet o al ristorante, fare un bagno in piscina, prendere il sole, avere il servizio in camera, partecipare alle serate di gala e a quelle a tema.


 
Per esplicito divieto da parte dei miei familiari, non ho potuto portare con me il computer, per poter lavorare nei tempi morti. Questo mi ha permesso di vivermi quei giorni veramente come uno stacco dall’ordinario (e di non fare in tempo a deregistrare gli atti del prossimo Corsaggio).



È stato bello partecipare alle escursioni previste nelle capitali del nord, di cui ho potuto apprezzare la diffusa presenza di parchi, boschi, fiumi e canali, la simmetria e organizzazione delle città, le piste ciclabili ampiamente utilizzate, i palazzi colorati e le case dal tetto spiovente con le finestre e le mansarde abitate, le insolite giornate di luce che si dilungano oltre la notte, le belle ragazze bionde e alte, i musei, le architetture, i monumenti, le città medievali, lo spirito di autonomia, le aiuole fiorate, la pulizia e l’ordine delle strade.



Stare con Mariano mi ha permesso di fare anche un viaggio dentro me stessa, per comprendere altre parti di me su cui ancora devo crescere o verso le quali voglio procedere. 
Per esempio, ho visto quanta paura (che è l’altra faccia del desiderio) ancora mi fa il contatto con un corpo maschile, quanto radicata sia ancora la mia tendenza a essere territorio che si fa dominare e quanto la mia indipendenza sia ancora fragile, come il monumento di vetri della cittadina estone Tallin, che ha raggiunto la sua autonomia politica solo dal 1991, dopo anni di dominazione tedesca e russa. La rotta della mia nave è ancora incerta e timida, e il timone ancora non è gestito da me.



Per concludere, riporto quanto ho scritto in una pagina del mio diario di bordo:
“Ho ancora molto da fare, e non parlo delle cose materiali, ma del lavoro da fare dentro di me, poiché ora è proprio il tempo che io faccia questo salto nella mia adultità, che lasci queste vesti da ragazzina che mi stanno strette. Qui si tratta di un mutamento profondo che parte da dentro di me. Lo sento che adesso entro veramente in una nuova terza fase della mia vita, dopo quella infantile e adolescenziale, che è quella adulta, in cui devo cambiare proprio mentalità nel leggere e fare le cose.
Sento che questo viaggio segna per me uno spartiacque anche rispetto al rapporto con mio padre. Lui stesso in questi giorni ha detto che ora lui vuole consegnare il testimone del percorso beta-gamma a un gruppo di giovani, tra cui ci sto anche io.

Quindi credo che il mio essere più adulta è anche credere che questo Progetto Nuova Specie ha un valore importante e che mi ci posso dedicare come ambito emergente della mia vita e della mia attività da adulta, sapendo che, pur se ancora mi sento incapace per tante cose, posso crescere come sono cresciuti in tanti. Resta da vedere per me in che modo mi voglio coinvolgere nel rapporto con gli altri e nel creare relazioni profonde, di aiuto, poiché per me questo resta ancora un punto dolente sul quale faccio difficoltà e su cui sono ancora chiusa. Credo che il mio rapporto più intimo con la metastoria passi anche da questo.
Mariano ripete spesso che vuole aiutarci a recuperare un rapporto “stabile” con la metastoria, e che però tale rapporto lo devi percorrere e creare tu. Ho pensato allora che devo cominciare dal dare valore e far crescere quella mia particolare sensibilità nel vedere e leggere le cose, che per ora è ancora in stato embrionale; vedere le cose, collegarle, interpretarle in una luce diversa, altra.
Quello che ha fatto Mariano (e che fa) è il suo percorso metastorico, da cui certamente prendere tanti spunti, ma ognuno deve fare il suo.
Mariano dice di “superare le attese infantili”, quelle che io sento di avere ancora e da cui però mi voglio liberare. Attesa infantile è anche aspettare che qualcuno ti dia tutto l’amore o l’attenzione che desideri e, per di più, magicamente, senza che tu faccia nulla. Attesa infantile è anche aspettare riconoscimento o approvazione o incoraggiamento dagli altri per quello che fai”.
Quello che ha elaborato Mariano durante questo viaggio, invece, ve lo dirà direttamente lui al prossimo Corsaggio e nelle altre occasioni di incontro.

 

Concludo dicendo che viaggiare è proprio bello, perché ti fa conoscere cose nuove, andare al di là dei pregiudizi, ridimensionare gli assoluti psicotici del tuo ordinario e del tuo ambiente, ti fortifica, ti fa crescere, ti fa scendere più in profondità, ti aiuta a superare le paure e le insicurezze, ti fa prendere consapevolezza di te e di dove vuoi andare, ti apre al viaggio della vita.


Perciò ringrazio di cuore quanti hanno contribuito a regalarci questo viaggio nei mari del nord a bordo di una nave Poesia.


Un grande abbraccio a tutti e buon viaggio nel mare della vita!

 

Barbara

Aula didattica globale "Gianna Stellabotte" (FG), sabato 10 e domenica 11 maggio 2014. SETTIMANA INTENSIVA. Quarto e quinto giorno.

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SETTIMANA INTENSIVA
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"maggio 2014" 

Quarto e Quinto giorno
"I ring & bilanci"

Sabato 10 maggio 2014 giornata dei  RING – è il momento del  "confronto – scontro –incontro" tra due o più persone della stessa famiglia, in cui l’affetto e l’amore reciproci hanno preso strade sotterranee, sepolti e  vinti dalla delusione e dalla rabbia.
Il tutto si svolge secondo regole ben precise, racchiuse nell’acronimo “C.A.C.A.R.E.” dove la “C” sta per  Costruire, la “A” per  Apprezzare, la  “C” per  Criticare, la “A” per Ascoltare, la “R” per Riconoscere, la “E” per Elaborare.



I protagonisti del primo "Ring" sono due fratelli: due bei ragazzi giovani e dal corpo robusto e sano, entrambi smarriti e sofferenti che, nel corso dell’incontro, grazie alla capacità dei conduttori, sono stati effettivamente “condotti” a ritrovare, attraversando il dolore, l’affetto reciproco e il grande bisogno dell’uno per l’altro.


E’ stata poi la volta di un padre e una figlia, entrambi addolorati che da tempo cercano di rompere il massiccio muro di incomunicabilità contro il quale la figlia sembra decisa a concentrare tutte le sue azioni. Il padre, all’inizio inerme dinanzi alle accuse  (rivendicazioni di amore!) da parte della figlia, finalmente riesce ad esprimere il suo vissuto di “bambino deluso, desideroso del padre”. E’ questo il primo passo per sanare la propria ferita e riuscire poi a dimostrare ed esprimere  alla figlia il suo grande amore di padre. 
Nel pomeriggio si continua col "Ring" tra una figlia, già moglie e madre in crisi con il marito, e i suoi genitori, a loro volta separati da venti anni. Dopo l’esplosione di dolore, delusione e rabbia da parte di tutti i partecipanti, il tutto si conclude in un grande, faticato abbraccio tra la figlia e suo padre, che dopo tanti anni si sono finalmente ritrovati. Ed è da qui, da questo meraviglioso incontro che bisogna ripartire per iniziare il percorso che lentamente porterà a sbrogliare questa matassa così intricata di sentimenti forti e contrastanti.
 

La giornata si conclude con una bella festa in campagna dove la dolcezza della serata primaverile, accarezzata dalle piacevoli note musicali che si diffondono libere nella campagna circostante, rinfrancano il corpo e lo spirito di tutti noi.

Lea e Claudio
 
Domenica 11 maggio 2014. Iniziamo la giornata con una canzone intitolata “Avanti tutta” e poi proseguiamo con un bilancio in cui interviene Silvio. Alla giornata è presente Mariano e anche Francesco.


Dopo una canzone c'è stato il bilancio di questa settimana intensiva  di Titti, Kaleb, Josuè e Ammanuel e poi abbiamo fatto gli auguri a Marco
Finito questo bilancio tocca a Iride e Mauro, in cui è intervenuto Silvio.  Di seguito, Nicola e sua madre Luigia e Nicola ha fatto un abbraccio a Barbara, Davide e Silvio. 
Hanno fatto il loro bilancio anche Giada, Patrizia e Giancarlo e Patrizia ha voluto regalare a Giada la fede. 
Alessandro Milena e Mia hanno raccontato le loro impressioni sulla settimana  e gli sono stati vicino Paola, Guido, Roberto e Alessandro.

 

Poi è stata la volta di Luciana, Fiorella, Luigi, Emanuele e il piccolo Lucio e a seguire  di Rodolfo, Francesca e Milena e Fabio e poi di Checco, Patrizia e Giuseppe.  
Per Fausto, Linda e RobertoSilvio Boldrini ha dato una bella notizia.
Poi siamo passati al bilancio di Paola, Guido e Alessandro in cui Guido ha proposto di andare con Alessandro al prossimo Progetto Rainbow
Per Nica e Ilona, Mariano ha detto che la mamma (Nica) ha compreso il discorso della casa.

Ci sono stati poi il bilancio di Donatella e Francesco,  di Assunta e Teresa, di Pasquale e il bilancio di Claudio, Anastasia e Lea, in cui Anastasia ha detto a Claudio che deve reagire.
 

Dopo si sono raccontati Rosanna, Gianfranco e Francesco e di seguito Ida, Sabrina e Francesco, poi  Mila e Luigi.
A Valeria e Filippo, Mariano ha chiesto se Filippo ha scalato i farmaci e lui ha detto di si.
 

Abbiamo continuato ascoltando il bilancio di Gioele e Daniela e Gioele e Davide si sono dati un abbraccio.
La giornata si è conclusa con i bilanci di Claudio e Alberto di Giulia  e con piccolo rito per Francesco.


Maurizio S.
 

lunedì 26 maggio 2014

Aula didattica globale "Gianna Stellabotte" (FG), venerdì 9 maggio 2014. SETTIMANA INTENSIVA. Terzo giorno.

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Terzo giorno

Venerdì 9 maggio. Accolti dall'antenato sole eccoci arrivati al giorno del rito. Qualcuno  titubante qualcuno desideroso di iniziare, ad uno ad uno veniamo accompagnati dalla grande specificità di Graziana, Lara, Francesco, Davide, Daniela, Cristian, Eleonora, Maria Letizia, all'interno della stanza preparata per l'occasione. Già varcata la soglia la musica di sottofondo crea l'atmosfera per aiutarci ad immergerci.

Francesco e Lara  ci leggono  il pensiero di Mariano Loiacono dal titolo "il rito dei popoli delle terre danzanti". Questi sono i popoli che hanno mantenuto i me. me. e un più forte contatto con gli elementi della natura e proprio per questo veniamo invitati ad iniziare il rito bagnandoci con l'elemento acqua, primo elemento dal quale è nata la vita. Tutti ci bagniamo attingendo dalla stessa acqua per creare  l'unione e lo scambio simbolico di nostre parti.

Veniamo invitati a sentire il nostro respiro e il nostro battito del cuore, facendoci camminare con gli occhi chiusi per autorizzarci a delimitare il nostro territorio e a fermarci di fronte alla prima persona che sentiamo più vicina a noi. Veniamo accompagnati a lasciarci andare nell'abbraccio dell'altro, esplorandoci per ritrovare il proprio codice analogico tagliato e dolorante, che ci impedisce di fidarci e affidarci agli altri.



Il ritmo della musica diventa sempre più incalzante e permette al corpo di liberarsi  attraverso la danza e il grido liberatorio del proprio nome per affermare il proprio Jahve

Man mano che il ritmo dei tamburi va scemando, ad uno ad uno ci sdraiamo riprendendo  il contatto con la terra, elemento antenato che ci nutre e dal quale attingiamo forza. Il corpo esausto ma libero dal simbolico che ci ingabbia, ha fatto riaffiorare quelle parti seppellite, ma ancora pulsanti e desiderose di esprimersi, permettendo di dar voce al codice biorganico

La sensibilità e l'accompagnamento dei conduttori ha permesso alle persone più pronte di poter lacerare quelle membrane che ci chiudono alla vita e  arrivare ad un nuovo wendepunkt e, quindi, ad un nuovo spettacolo della propria vita.

 

Lo spettacolo di una madre  e un figlio che riscoprono la purezza e l'autenticità del contatto fisico, poi di una madre e un figlio che vengono aiutati a separarsi da meccanismi simbiotici ancora forti in loro. 
Una madre che esprime il proprio negativo verso il figlio e ancora  un figlio arrabbiato e deluso, che urla la propria rabbia e il proprio dolore versa la madre che non lo ha mai visto e gridando il proprio nome afferma la sua identità
Infine una figlia adottiva che si sente ancora orfana, con una forte energia vitale non contenuta e incanalata viene aiutata a fidarsi di più e ad abbandonarsi alle persone che hanno avuto desiderio di accoglierla.


Nel pomeriggio, in diretta streaming, parte l'unità didattica, preceduta dalla condivisione di emozioni nella mattinata.
Eleonora e Davide  introducono l'unità didattica dal titolo "l'unità di crisi". La parola crisi deriva dal greco krino il cui significato racchiude tutte e sei le fasi che caratterizzano un momento di crisi-opportunità. Mi distinguo, separo, decido, scelgo, risolvo e vinco.


 

I due conduttori ci hanno magistralmente accompagnato, sia con la teoria che con i loro vissuti a comprendere meglio le sei fasi di passaggio dell'unità di crisi, che sono tappe fondamentali per transitare da una situazione ferma, statica, che si sta esaurendo, dove l'energia attinta dall'esterno non può bastare ad esprimere la potenzialità della propria vita (eteroreferenzialità) ad una  situazione che ci permette di produrre luce e calore da noi e diventare una star (stella), per illuminare il nostro percorso, ma anche quello di chi ci sta accanto (autoreferenzialità)


 

E' stata una giornata intensa che ci ha ricordato che solo immergendoci nel  proprio negativo e facendoci attraversare dal dolore si può dare vita alle nostre parti morte, anche tradendo quelle vecchie identità che non ci servono più.....
perché la vita per essere e rimanere tale è un viaggio continuo


Carla, Linda e Titti

venerdì 23 maggio 2014

Aula didattica globale "Gianna Stellabotte" (FG), giovedì 8 maggio 2014. SETTIMANA INTENSIVA. Secondo giorno.

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Secondo giorno

Mercoledì 8 Maggio. Inizia la fase dei pensieri antenati con l’SMS negativo ricevuto dalla zia di T. che non riusciva a tirare fuori la rabbia ma con l’aiuto del gruppo è riuscita ad immergersi. A questo punto G. inizia una dinamica di contenimento per l’iperattività di K. Questo improvvisamente scatena E. che interviene prendendo le difese del bambino K. che secondo lui  lo si  stava facendo soffrire inutilmente…. Interviene quindi N. attivando tra i due una dinamica molto forte che provoca un notevole scompiglio tra i presenti, ma grazie all’utero devoto del gruppo si è ricostituita la calma con molta naturalezza. L’ accaduto a sua volta provoca una dinamica tra la sorella di E. ed il padre che ha toccato l’emozione di altre figlie. 



Si continua con la dinamica di F. con la madre che dopo una difficoltà iniziale riescono a comunicare tra loro con il corpo. Con la canzone "mamma son tanto felice", c’è un momento di commozione generale che si manifesta con un abbraccio collettivo tra mamme e figli.

Segue G. raccontando alla madre il suo grande senso di solitudine patito il giorno successivo l’alluvione di Senigallia in cui lui ha rischiato di perdere la vita per salvare una persona. Il gruppo gli è stato vicino festeggiando così la sua rinascita.

 

P. legge una lettera che sua madre le scrisse 17 anni fa, un anno prima di morire dove finalmente riesce a comunicarle l’amore che provava per lei e la sorella, amore che non era stata capace di esprimerle verbalmente.
L. cerca di comunicare ad F. sua figlia la sua  difficoltà di comunicazione. 
R. cerca di abbandonare il gruppo ma viene fermata e sfoga tutta la sua rabbia contro il marito ma in realtà la sua vera rabbia è verso la madre dalla quale era stata sempre svalutata abbandonandosi  poi in un pianto liberatorio. Questo senso di svalutazione e di morte interiore lo hanno manifestato anche L. e P. non riuscendo a far sentire al gruppo il loro nome.



Dopo una mattinata cosi intensa si riprende con una serie di pensieri musicali saltati nella mattinata per il susseguirsi delle immersioni, a seguire una dimostrazione di esercizi yoga condotti da C.
 

Il titolo scelto per la teoria è stato vai avanti e non fermarti che accomuna perfettamente tutte le dinamiche accadute.                                                                         

Donatella e Roberto

Aula didattica globale "Gianna Stellabotte" (FG), martedì e mercoledì 6 maggio 2014. SETTIMANA INTENSIVA. Accoglienza e primo giorno.

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Accoglienza e primo giorno


Martedì 6 Maggio alle ore 18:00, Mariano Loiacono ha iniziato a condurre il pomeriggio dell’accoglienza alla Settimana Intensiva. Inizialmente, l’aula didattica “Gianna Stellabotte” non era molto gremita, poi goccia dopo goccia si è colmata di persone provenienti da ogni parte dell’Italia e anche dalla Svizzera. E’ stato coinvolto un ragazzo che frequenta il Metodo alla Salute in modo continuativo che  ha comunicato la sua ansia per affrontare questa nuova settimana intensiva. Mariano è intervenuto dicendo che l’ansia è uno stato quiete comune e viene avvertito quando si conduce una vita ristretta.

Sono state accolte le persone nuove che hanno raccontato la propria storia. Dai loro racconti sono emerse storie di dipendenze da sostanze, alcol e gioco d’azzardo.
 
Un ragazzo ha raccontato di soffrire di attacchi di panico, essendo stato vittima di bullismo. Sviscerando la sua storia è emerso anche che è stato rifiutato dal padre ancora prima di nascere. Il padre avrebbe preferito il cancro a lui. 

Sono intervenute persone che non sono nuove a questa esperienza. Anche per loro sarà  utile continuare ad immergersi per immerarrivare alle profondità della vita e attivare il codice bioorganico per liberarsi dai nodi antenati e spezzare le catene.
 
La serata si è conclusa con la presentazione dei conduttori che, raccontandosi, hanno comunicato di non essere arrivati ma di essere ancora in cammino per ritrovare i loro pezzi di vita frantumata. Infine, Mariano ha salutato, augurando a tutti una buona settimana.   
 Assunta, Rosanna, Patrizia
 

Mercoledì 7 maggio. La mattina è iniziata completando la presentazione delle persone che la sera dell’accoglienza non si erano ancora espresse. 
Dopo siamo subito passati alla dinamica di S., nella quale una conduttrice ha portato il figlio di M. a tirare fuori la rabbia che teneva repressa. Su questa dinamica ci sono stati molti pareri discordanti in quanto alcune persone sono state profondamente toccate dalla sofferenza di S. in relazione alla sua età. 
La mattinata è proseguita con la fase dei pensieri antenati, nella quale abbiamo iniziato a fare sia dei pensieri vocali che musicali, che ci hanno permesso di entrare un po’ più in profondità muovendo anche il corpo. 

 
Successivamente siamo andati ancora più in profondità grazie alla fase della comunicazione dove A. ha condiviso con sua madre la sofferenza nei confronti di suo padre che era assente. 

Di seguito sono entrati in dinamica R. e L. in cui la figlia contestava al padre di non essere stata vista e che lui osservava solo il dolore del fratello e della madre. Questa dinamica ha coinvolto anche G. e A. che si sono immedesimate con L. Da lì è iniziata la fase delle immersioni con I., che ha parlato dell’invasione subita nell’infanzia da parte del fratello. In seguito ad una parola detta da I., si è risvegliato in A. un ricordo doloroso di un abuso subito, che le aveva fatto sentire una sensazione di morte che si è potuta liberare grazie ad uno sfogo molto intenso manifestato con urla e agitazione corporea. Questa dinamica ha scatenato in F. un pianto di bisogno nei confronti della madre al fine di consentirle di manifestare un suo dolore che, anche se non espresso, F. aveva sempre avvertito. Poi è stata la volta di T. che ha sfogato a sua volta la propria rabbia per un fatto simile a quelli precedentemente manifestati. Nel momento in cui T. ha espresso fortemente la sua sofferenza, i figli hanno reagito con un atteggiamento protettivo assumendo una posizione genitoriale.

 
A questo punto si è chiuso il gruppo e si è proceduto alla teoria su quanto avvenuto. Il titolo scelto tra molti è stato Dalla morte alla vita con un grido di dolore. Dopo un ricco scambio delle impressioni di tutti i componenti del gruppo e dei conduttori, D. ha raccolto ilfondo comune spiegando che, per riuscire a transitare in questo tunnel dalla morte alla vita, è necessario passare attraverso il dolore e tornare a sentire le emozioni. Per consentire questo bisogna vivere tutti i codici con cui ci esprimiamo e quindi non solo quello delle parole e del corpo (simbolico e analogico) ma soprattutto quello delle emozioni (bioorganico). 

 
È stata una giornata molto intensa e coinvolgente anche per le persone che hanno partecipato per la prima volta alla settimana intensiva e i conduttori sono stati molto abili nel coinvolgere anche i bambini nelle dinamiche.

Fabio, Francesca, Giada, Giancarlo, Milena, Rodolfo

mercoledì 21 maggio 2014

Casamassima (BA), sabato 26 aprile 2014. I° SALOTTO LETTERARIO GLOBALE A CASAMASSIMA RACCONTATO DA FLAVIO.

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I° SALOTTO LETTERARIO GLOBALE
A CASAMASSIMA
RACCONTATO DA FLAVIO.
 
Dedicato al RIBELLE
che è dentro di noi.



Il 26 aprile c’è un appuntamento speciale a Casamassima: il Salotto letterario globale. "Salotto" perché deve essere un momento piacevole; "letterario" perché tra le modalità di osservare la vita quella che viene analizzata è l’arte letteraria; "globale" perché è un momento che serve per immergersi, per osservare la vita in profondità. E’ un incontro in cui Mariano svilupperà la sua teoria globale leggendo ed interpretando il libro “Storia di una lumaca che scoprì l’importanza della lentezza” di Luis Sepùlveda. Si tratta di fare haggadah: è un termine ebraico che sta a significare che ad un contenuto esistente si aggiunge una nostra parte che non altera la natura del testo ma lo arricchisce.


Fedele alla sua modalità Mariano ci aiuta a transitare dalla vita di tutti i giorni ad un momento di immersione nella globalità della vita che sarà l’analisi del testo. Per “riscaldarci” Mariano ci mostra la sua arte nel vivere le dinamiche che partono sempre dall’“ascolto dello stato quiete cioè dal comprendere come sta in quel momento la persona che abbiamo davanti. Non lo racconta a parole ma lo fa accogliendo le persone nuove al Metodo alla Salute prima di iniziare la giornata, come ogni bravo padrone di casa dovrebbe fare. Qualche domanda, un sorriso, un po’ di ironia: tutto estremamente semplice ma di grande valore. Segue una fase di comunicazioni. Viene presentato il Cerchio magico (piccoli Gruppi alla Salute nelle scuole) tenuto il giorno prima da Marco e Riccardo a Cerignola con un gruppo di giovani adolescenti e poi viene esposta la Supervisione operata da Mariano alla futura Associazione alla Salute B.A.T. (Barletta, Andria, Trani).

Prima dell’inizio della parte di teoria vera e propria vengono anche presentati gli organizzatori dell’evento. I più evidenti a noi partecipanti erano la neo eletta presidente Maria dell’Associazione alla Salute Bari e Gaetano che curava la parte musicale con l’aggiunta fondamentale di Lara arrivata con la sua pluralità di competenze. A questi si uniscono ovviamente molti altri, casamassinesi e non, che da dietro le quinte hanno permesso il successo della giornata. Maria ha anche concepito il rito poi sviluppato da Gaetano dal titolo “il primo seme in terra Casamassimese”: piantando semi di Altea e Tarassaco in un vaso ci si è augurati che fossero bene auguranti per il futuro. L’immagine di Mariano che prima sposta la terra con una paletta di quelle da spiaggia e poi, dopo aver piantato i semi, getta acqua sul terriccio con un irrigatore giocattolo mi fa sorridere.
 

Si parte! 

Una delle peculiarità dei momenti legati alla letteratura è che il testo viene inviato in anticipo a chi si iscrive per far si che venga letto e che ognuno scriva ed invii la propria teoria globale: è infatti la “semplice” contemplazione della vita ed ognuno di noi è in grado di farlo. Purtroppo questa volta pochi hanno seguito la richiesta (compreso chi scrive)...

Autorevole braccio destro di Mariano (anche se è seduta alla sua sinistra) è Graziana che per tutta la giornata lo accompagnerà leggendo interamente il libro a piccoli frammenti.
 
Mariano da anche un titolo alla giornata che è: “Chi, perché e come si affronta il cambiamento/esodo di fronte al negativo e ci preannuncia che lo farà usando (come dovremmo fare noi nella vita di tutti i giorni) anche le Unità didattiche (sono dei modelli messi a punto sempre da lui che ci aiutano ad osservare/interpretare/conoscere la nostra vita). Inoltre dedica la giornata alla parte ribelle che è dentro ognuno di noi: appena dice queste poche parole mi commuovo e mi scende qualche lacrima. Non so bene perché; in quel momento lo vivo come un gesto di amore, di attenzione che mi scalda il cuore e mi fa sentire quanto poco nella mia vita abbia incontrato persone che abbiano desiderato che potessi esprimere ciò che solo io sono.
 
Riassumere un incontro di una giornata e/o l’interpretazione di un libro in poche righe non è possibile. Provo a raccontarvi le cose che più mi hanno colpito.
 
La storia parla di una lumaca che incapace di accettare la condizione di vita che le veniva consegnata dal gruppo in cui stava come una cosa “fatta così e da accettare” farà un percorso che la porterà, passo dopo passo, a riprendere il viaggio della vita andando incontro all’inedito nascosto in ogni attimo piuttosto che provare in tutti i modi ad allontanarlo, come invece facevano le sue simili.
L’inizio è centrato sul “negativo”, visto come un vento positivo che fa spostare la nostra immobilità, come istanza al cambiamento.
 
Le lumache infatti sono sicurissime del loro mondo circoscritto e privo di confronti. Pensano di essere in movimento ma solo perché anche l’angolo α (la parte della vita che è regolare, ordinata, predefinita) presenta dei cicli, solo che ritornano sempre le stesse cose: nel caso specifico con il susseguirsi del giorno/notte e delle stagioni.
 
Come fanno le lumache a “farsi andar bene” il loro immobilismo? Con la rassegnazione unita all’abitudine, figlie predilette della parte regolare della vita, che è anche buona ma spesso diventa prevalente e ci impedisce di crescere.
 
La lumaca protagonista del libro invece esce da un percorso predefinito del suo gruppo di appartenenza e sviluppa la curiosità necessaria per distinguersi dalle altre e portare qualcosa di nuovo, di inedito, qualcosa che sia solo suo.
 
Vuole sapere il perché della lentezza e dell’assenza di un nome (si chiamavano tutte lumache). La distinzione figlia della curiosità l’aveva infatti portata a riconoscere un negativo che già era presente nel gruppo ma che nessuno aveva il coraggio di portare in evidenza.
 
Inizia così un percorso che la porterà ad incontrare alcuni personaggi fondamentali: un gufo che le permetterà di fare teoria ed una tartaruga che rappresenta la figura dell’accompagnatore. Questa è la parte che più mi è rimasta dentro: l’importanza e la complessità del bravo accompagnatore ovvero di chi conosce i meccanismi che fermano la vita e prima di spiegarli ti mostra come li ha attraversati parlando di se. 
Come ha trovato l’accompagnatore la lumaca? Ascoltando i propri bisogni che l’hanno portata a muoversi, anche e sopratutto attraversando le sue paure. E’ un personaggio distinto da lei, che l’ha aiutata a riconoscere la sua identità di accompagnatore quando lei pensava fosse altro (mica sai prima chi ti può accompagnare, lo scopri solo vivendo), che c’è stato con i codici profondi più che con le parole (il respiro che dava tranquillità, il comunicare la soddisfazione di se stesso), che le ha donato la memoria storica anche del negativo ben sapendo lui che chi sta male cerca solo il positivo. Solo alla fine di un percorso è arrivato a soddisfare i bisogni della lumaca ma facendole scoprire le soluzioni che già erano dentro di lei: il valore della lentezza come qualità per osservare la vita da un punto di vista privilegiato e il suo nome raffigurato in ciò che lei già era: “Ribelle”.
 
Ecco, questa fase del libro in cui si è unito il valore della Memoria del negativo rappresentato dalla tartaruga, con l’importanza del Ribelle che rappresenta la nostra fase adolescenziale (che dovremmo proteggere dentro di noi per tutta la vita) rappresentato dalla lumaca è la parte che più mi ha colpito.
Alla fine l’ultimo gesto dell’accompagnatore quando ha verificato che il progetto di cambiamento è nato è che se ne va (e così infatti fa la tartaruga) perché il suo compito è finito: non deve mai sostituirsi all’accompagnato.
 
Il libro poi racconta di come Ribelle torni nel suo gruppo, riesca a convincere le altre lumache del pericolo che stava arrivando da parte degli uomini che volevano pavimentare il loro prato, dei pericoli e delle paure che dovranno affrontare nell’esodo appena iniziato. Degli aiuti che riceveranno dalla rete (come le lumache anche noi siamo ermafroditi insufficienti: dentro di noi abbiamo tutto quello che ci serve ma abbiamo bisogno degli altri per esprimerlo), di come nel gruppo non tutte ce la faranno ad arrivare alla fine (saranno avvantaggiate le più giovani naturalmente portate al cambiamento), ed infine la cosa più bella. Il viaggio che Ribelle aveva iniziato dalla necessità di comprendere il motivo della lentezza, di avere un nome e per trovare un nuovo posto in cui stare le aveva fatto capire la cosa più importante: il luogo della rinascita tanto desiderato in realtà era già dentro di lei.
 
E’ arrivata sera, sono quasi le otto quando mi alzo dalla sedia: è stata una giornata intensa, ricca, emozionante. Più passa il tempo e più penso che sono stato fortunato a conoscere il Progetto Nuova Specie di qui questo evento fa parte. Già aspetto la prossima puntata di questo viaggio!

Flavio

domenica 18 maggio 2014

Casamassima (BA), sabato 26 aprile 2014. I° SALOTTO LETTERARIO GLOBALE A CASAMASSIMA.

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SALOTTO LETTERARIO GLOBALE
A CASAMASSIMA.



Come tante lumache ci mettiamo in viaggio per assistere al Salotto letterario globale in terra barese. Ognuno di noi lascia il proprio paese del Dente di Leone per andare verso l’inedito.

Non sappiamo bene come si svilupperà questo commento, quali spunti per la nostra vita verranno messi in evidenza, quali corde andrà a toccare nella nostra profondità, quali domande emergeranno. Ma fiduciosi e anche un po’ spaventati ci avventuriamo.

Lentamente, molto lentamente, le sedie vuote dell’auditorium iniziano a riempirsi, ognuno trova la sua collocazione nello spazio e finalmente si inizia.

A presentare l’evento è Maria, che con grande emozione ci spiega il senso del Salotto letterario globale e le motivazioni che l’hanno spinta a volerlo organizzare. È più facile parlare di cose profonde e delicate, come il disagio o il malessere che sentiamo dentro di noi, attraverso metafore, attraverso una storia semplice capace di adattarsi come un vestito sulla pelle di ognuno.

Mariano ci spiega perché si chiama così: "Salotto" perché ci si mette comodi, ci si predispone all’ascolto; "letterario" perché si parte da un libro, un materiale che fa appunto parte della letteratura, e "globale" perché il commento che ne viene fuori tiene conto di un punto di vista meno parziale, al quale siamo abituati, per mostrare come attraverso un semplice racconto, una favola, si possono aprire delle riflessioni che si adattano alle nostre vite e che hanno un valore più globale appunto.

Poi, un rito viene celebrato prima di entrare nel cuore della narrazione. Munita di secchiello, paletta, innaffiatoio e semi, Maria chiede a Mariano di piantare i primi semi in un terreno che può essere o non essere fertile, ma che comunque accoglie quei semi benedetti che, se curati con continuità e amore, possono germogliare in steli e fiori rigogliosi. Con l’augurio che questa sia la prima di una serie di iniziative di questo tipo, parte il racconto della “Storia di una lumaca che scoprì l’importanza della lentezza”.

Il titolo è già carico di molteplici significati, soprattutto per chi conosce le basi su cui si poggia il Progetto Nuova Specie e con esso il Metodo alla Salute. La lumaca infatti è il simbolo del progetto, per una serie di caratteristiche che rimandano alla profondità della nostra esistenza, e tra queste vi è proprio la lentezza, che il mondo in cui viviamo ci porta ad allontanare in virtù di ritmi veloci e di una società che ci vuole produttivi e ben radicati in quel motto per cui “il tempo è denaro” e il disagio è visto come elemento disturbante.

Graziana inizia a leggere le prime pagine, e Mariano, ad ogni passaggio importante, la blocca per inserirsi con il suo commento che apre un percorso parallelo a quello a cui già l’autore Sepulveda ha dato vita.

Cosa spinge la piccola lumachina ad iniziare il suo viaggio? In fondo, ciò che ha spinto e spinge ognuno di noi ad affacciarci al Metodo alla Salute: il disagio in un mondo che ci guarda ma non ci vede, che ci sente ma non ci ascolta, che alle nostre domande non sa che rispondere… La piccola lumachina avverte il disagio di far parte di una società che vive di rituali senza senso, che non consente neanche di avere un nome e che non sa rispondere al suo quesito sul perché le lumache siano così lente.

La curiosità della lumaca infastidisce un mondo che ha ormai rinunciato a chiedere e che vive di un equilibrio che, seppur labile, ha trovato la sua collocazione.
Ma la lumachina non ci sta, e spinta dalla curiosità e dal malessere che sente intorno a sé, parte alla ricerca di risposte per questi suoi grandi quesiti.

Mariano ci accompagna in questo viaggio parallelo attraverso l’utilizzo delle Unità didattiche, soprattutto del Quadrangolare, del Cummunitronda e del Crossingover.  Con la semplicità e la saggezza di chi sa vedere oltre, il gufo-tartaruga Mariano ci accompagna tenendoci per mano lungo tutto il percorso della lumaca.

Sentiamo la fatica e la paura di lasciare delle certezze per avventurarci in qualcosa di nuovo e inedito, ma allo stesso tempo sentiamo che quando ci si rimette con fiducia in viaggio, la vita ci viene incontro.

Vediamo come il negativo di una situazione pesante e statica rappresenti invece il punto di partenza per arrivare ad avere un’identità, un nome, e a comprendere che il dolore non è qualcosa da escludere poiché è parte di noi, come il buio è parte della luce. L’esclusione del negativo è l’esclusione della vita stessa.

Man mano che procediamo nel racconto e nel commento, mi riconosco nella lumaca e nei diversi passaggi che si ritrova, con fatica, a fare. Credo che ognuno dei presenti abbia avuto la sensazione di essere quella piccola lumaca che a fatica, passo dopo passo, procede con paura verso qualcosa di ignoto.

Ci vuole tanto coraggio per stare al mondo, tanto coraggio per non lasciarsi sopraffare dalla paura e da un esterno che a volte ci ostacola e ci riporta indietro. Ma quando riusciamo a vincere la paura, la vita ci viene incontro regalandoci la possibilità di essere accompagnati da chi, prima di noi e come noi, ha dovuto, voluto e saputo mettersi in viaggio.

Il viaggio è lento, molto lento, segue percorsi impervi e tortuosi, la tentazione di guardare indietro è forte, ma la lumaca non si dà per vinta e mostra come quando procedi nonostante tutto, la vita ti premia.

La lumachina arriverà ad avere un nome, che prima ancora di essere pronunciato le sarà riconosciuto dalle sue compagne, e scoprirà anche l’importanza della lentezza, senza la quale non sarebbe sopravvissuta.

Il negativo è il vento che spinge il veliero a mettersi in viaggio, anche quando la meta è sconosciuta e difficile da raggiungere.

Il nostro veliero è pieno di tante specificità che insieme cercano di illuminare il viaggio, ciascuno con la propria storia uguale e diversa dalle altre, per far sì che la scia di dolore si trasformi nel Paese del Dente di Leone che ognuno di noi porta dentro ancor prima di iniziare il viaggio, ma che potrebbe restare sepolto sotto le macerie di eventi che ci hanno sopraffatto senza che lo volessimo.

Questo primo nostro viaggio si conclude. Che la nostra Memoria faccia sì che questo primo seme non resti da solo.

Francesca