giovedì 28 novembre 2013

Sasso di Castalda (PZ), venerdì 15 novembre 2013. PROGETTO "RAINBOW" DELLA FONDAZIONE NUOVA SPECIE ONLUS. Tredicesimo giorno.

FONDAZIONE NUOVA SPECIE ONLUS
Registro Persone giuridiche n. 429 
Prefettura di Foggia
 


IV PROGETTO "RAINBOW"
DELLA FONDAZIONE
NUOVA SPECIE ONLUS.
OLTRE LE COLONNE D'ERCOLE. 

Tredicesima giornata

Ed è così che nasce un nuovo giorno, un inizio che segna la fine di questo intenso e sincero viaggio; eh sì... oggi il calendario ci conduce verso la strada del ritorno, stamattina le ultime scialuppe hanno salpato oltre l’inedito, oltre…ma il risveglio è stato lento per molti di noi che già  respirano il vento del rientro in porto.
 

Due le scialuppe, più raccolte, prendono il largo con a bordo i nostri embrioni: Ernesto e Giorgio; a remare per-con loro ci sono Marilisa, Ombretta e Gaetano con il primo, Raffaele Cim e Daniela col secondo.
Mentre queste due scialuppe si raccolgono in due ambienti più intimi della casa il resto della ciurma può godere di un momento di risveglio e di relax del proprio corpo…




Il salone, infatti, che per tutti questi giorni ha accolto i momenti più festaioli e raccolto quelli di riflessione e condivisione, stamattina si trasforma in una vera e propria stanza del benessere che grazie alle luci soffuse e alla musica rilassante ci accompagna ad una immersione dentro di noi,  che attraverso esercizi di yoga risveglia il nostro corpo per poi lasciarci andare ad un curioso e piacevole scambio di massaggi. A dirigere le danze sono io (Benedetta), che decido con piacere di cimentarmi cercando di condurre i restanti diciotto dell’equipaggio ad incontrarsi in un amorevole intreccio di emozioni che grazie al codice analogico  si possono esprimere.
 

Bella l’immagine di Marcello che dopo le calde attenzione di Gianluigi e Angelo si lascia andare ad un respiro pacato e cullante…e così per tanti altri che piano piano diventano un tutt’uno con il pavimento scivolando, per un momento, in un leggero e piacevole sonno.


La mattinata scivola presto, la devozione e il desiderio di viverci non è mancato in questa giornata; e così mentre ci ritroviamo tutti insieme a terra a condividere un nuovo pasto si fa un bilancio su cosa ognuno di noi ha vissuto in quelle ore trascorse assieme. Anche le due scialuppe rientrano in mezzo a noi e con noi condividono il proprio vissuto.
 

E’ bello ritrovare nei volti di Giorgio ed Ernesto un viso più rilassato, trasformato, sicuramente dal viaggio che li ha fatti ritornare bambini, in quell’età che spesso la memoria, quando siamo più adulti, ci inganna, in quell’età dove tante cose non sono state vissute, esplorate, accompagnate, visitate in profondità…e quindi un grazie sincero viene rivolto a coloro che sono stati così attenti e devoti nel voler condurre questi due uomini-bambini proprio là. Distesi in mezzo noi, poche parole riescono a pronunciare, ma quelle poche che fanno assaporare il marasma di emozioni che ancora lavora dentro di loro.
Anche l’esperienza di condividere assieme il prendersi cura del proprio corpo e di visitare quello di chi ci stava a fianco è stato vissuta positivamente da molti di noi che non hanno esitato ad esprimere le emozioni provate.
 

Ora la ciurma si scioglie, Raffaele Cim dà le ultime direttive: “le dinamiche terminano qui, ora ognuno si prende il proprio spazio per cominciare ad entrare in quella giusta decompressione che ci condurrà al bilancio finale di domani”.
 

La parola “fine” suona in alcuni di noi come un arresa a ciò che è stato e a ciò che non sarà…si ritorna in porto, chi con la curiosità di rientrare, chi con la paura di ciò che ancora non sa, chi con il desiderio sbiadito di qualcosa che per ora non avrà seguito…
 

Anche il cartellone del Rainbow riempito dai colori del nostro arcobaleno segna l’arrivo; infatti solo l’ultima casella è rimasta da colorare….

  

Ed è così che molti decidono di uscire, chi a fare una passeggiata in solitudine, chi a farsi bello per l’indomani, chi a raccontarsi ancora un po’ per non dimenticare…
La serata si conclude in allegria, per molti fino a tarda notte, come a dire che  lasciarsi andare al sonno è come dover veramente gettare l’ancora!!

Benedetta


Sasso di Castalda (PZ), giovedì 14 novembre 2013. PROGETTO "RAINBOW" DELLA FONDAZIONE NUOVA SPECIE ONLUS. Dodicesimo giorno.

 
FONDAZIONE NUOVA SPECIE ONLUS
Registro Persone giuridiche n. 429 
Prefettura di Foggia
 


IV PROGETTO "RAINBOW"
DELLA FONDAZIONE
NUOVA SPECIE ONLUS.
OLTRE LE COLONNE D'ERCOLE. 
Dodicesima giornata


Il risveglio dei rainbow-nauti è stato incerto come la pioggia che si sta preparando a cadere e il sole che si nasconde dietro le nuvole.
Oggi partirà la "scialuppa del maschile" , infatti già di buon ora tutti i membri dell’equipaggio riscaldano l’ambiente  a suon di pizzica e altri balli.
Dopo l’ascolto dello stato quiete la scialuppa molla gli ormeggi sotto la guida del Capitano Marcello, ad attenderli c’è la pioggia che li immette sulla rotta verso la cima della montagna dove li aspetterà lo stesso bosco che ospita l’Albero Padre... il vecchio Faggio


Il tragitto è lungo, è in salita ma punteggiato da qualche ristoro cibario: pere e mele appena raccolte dall’albero. Arrivati alla radura sembra di immergersi in una fitta nebbia fatta da tronchi di alberi e lo sguardo si perde nella maestosità del magico paesaggio. Dopo una breve perlustrazione individuiamo il luogo dove accendere il fuoco propiziatorio, l’innesco è stato accompagnato da qualche piccola incertezza ma alla fine si accende e riscalda gli animi dell’equipaggio.
 

Si inizia con un canto e un ballo di buon auspicio e da li si parte in una immersione continuata di tutti, ogni qualvolta un membro si immerge il restante (come solo un equipaggio armonico e solidale sa fare) si stringe intorno a lui senza esitare. Il tempo è clemente e solo sporadicamente cade qualche goccia di pioggia a benedizione dei naviganti.



Trovando delle vecchie cortecce di faggio a terra decidiamo di donarle al fuoco. Cosi iniziamo a mandare in fumo il maschile violento che abbiamo subito, il negativo, le maschere fino ad arrivare ad immersioni forti.
 

Benedetta si è lasciata andare in un pianto liberatorio da paure antiche, Gianluigi inizialmente sembra aprirsi ma si richiude subito a riccio quasi ad arrendersi ad un passato doloroso. Alcuni membri della scialuppa si stringono attorno a lui cercando di stimolarlo e dopo vari ed estenuanti tentativi inizia a liberarsi di qualche peso.


Tocca alla nostra Monica che brucia il maschile violento della mamma e il maschile assente del padre 
Raffaele CIM vuole darle ancora più valore chiedendole di segnare il territorio, si forma subito un cerchio attorno a lei e tutti insieme iniziamo a battere i piedi sul terreno bagnato dalla pioggia, il cerchio si stringe attorno a lei in modo da farla reagire a difendersi e dopo una piccola reazione inizia ad arrendersi ma nessuno vuole che questo succeda allora prima Benedetta poi Cataldo e in fine Daniela iniziano una dinamica con lei che termina con il sopravvento di Monica su tutte queste persone che vogliono invadere il suo territorio.
 

Le immersioni si susseguono e aumentano sempre più d’intensità, il culmine si ha con l’immersione di Raffale CIM, figlio di questa terra di briganti da dove è andato via come persona rifiutata ma oggi si riprende le sue radici di questa terra selvaggia, dopo aver scavato vicino al fuoco trova un lombrico che raccoglie e si tiene ben stretto tra le sue mani dicendo che lui si sentiva come un verme che strisciava ai piedi della sua famiglia di origine per essere visto e dopo diversi tentativi è cresciuto a tal punto da non sentirsi più quel verme e di non sentirsi più legato a loro

Come segno di ringraziamento verso questa terra madre ci cospargiamo il viso di fango.

 

Al termine di questo rituale Gianluigi tira fuori dallo zaino del pane che spezza con le mani e lo distribuisce a tutti, alcuni pomodori e della mortadella, ognuno di noi  poggia il pane direttamente sui carboni ardenti  per tostarlo e condividerlo piacevolmente insieme.
 

In ultimo il ritorno  al sorgitore di partenza è accompagnato dalla stanchezza fisica e mentale della lunga battaglia, ad accoglierci ci attende l’equipaggio rimasto in porto.


Carmine e Monica



mercoledì 27 novembre 2013

Sasso di Castalda (PZ), mercoledì 13 novembre 2013. PROGETTO "RAINBOW" DELLA FONDAZIONE NUOVA SPECIE ONLUS. Undicesimo giorno.

FONDAZIONE NUOVA SPECIE ONLUS
Registro Persone giuridiche n. 429 
Prefettura di Foggia
 

 

IV PROGETTO "RAINBOW"
DELLA FONDAZIONE
NUOVA SPECIE ONLUS.
OLTRE LE COLONNE D'ERCOLE. 
Undicesima giornata
                                                                 
La giornata di oggi si è aperta con una drastica pulizia della casa in occasione di una fantomatica intervista della Rai-Basilicata ma principalmente per l’arrivo imminente di Mariano, in ogni caso una pulizia e riordinata della nostra casermetta ci voleva proprio.
 

Al di là di questo, un gruppetto di accompagnatori ha provveduto al taglio dei baffi di Enrico rigenerando un sorriso adolescenziale che si era perduto nel tempo, poi durante il pranzo è avvenuta la comunicazione relativa alle varie scialuppe notturne che all’alba delle 10.00 erano rientrate.


Puntuale come un orologio Svizzero  alle 15:30 è arrivato Mariano per il bilancio dei rainbonauti non ascoltai al bilancio di giovedì scorso. Una danza popolare spagnola da inizio all’incontro al quale sono intervenuti pure Francesca, Giuseppina e Tonino, questi ultimi hanno aperto comunicando quanto abbiano sentito tutto il gruppo dei rainbonauti come cuccioli nella loro tana, che hanno accudito, senza però nessuna invadenza e riconoscendo inoltre una crescita dell’Associazione alla Salute- Basilicata proprio nell’organizzazione di questo Progetto Rainbow.


Francesca che non è qui per caso, ha espresso la sua emozione per questo viaggio dedicato a cogliere cose nuove nella sua storia con il papà delineando il contrasto di emozioni tra contentezza e paura, poi ha dato valore a questo progetto come un seminare modesto del quale poi si coglieranno i frutti col trascorrere del tempo. 


Il bilancio vero e proprio inizia con il nostro inno ufficiale  “cambia-menti” di Vasco Rossi, durante il quale Marcello esprime la sua rabbia lanciandosi in una fuga. Mariano si collega ad alcuni versi del testo, “cambiare il mondo è quasi impossibile”, il mondo è fatto di tante persone guidate da uno stato sociale di potere ma il potere regge perché cambiare se stessi è difficile, al centro di tutto rimane però solo l’individuo e questo è il punto fragile di questo sistema, la chiave per il cambiamento è l’addentrarsi nelle profondità psicotiche di chi è funzionale proprio per questo potere, riconoscendo che tutto ciò che è considerato incoerente da questo esterno costituito è invece coerente con le profondità stesse.
 

Carmine  è onorato di far parte di questo equipaggio sia pur partendo da una fase ambivalente tra lo starci e il non starci, Mariano spiega quanto il pozzo ci attragga e respinga simultaneamente e che quanto il provare a starci dentro, diventi poi il mezzo per diventare contadino delle proprie radici

 

L’intervento di Benedetta viene raccolto e rafforzando il valore di questo essere contadino che riesce a mostrare tutto il suo albero, nell’espressione di una chioma che ricca delle proprie fronde si distingue dal bisogno di rifugiarsi all’ombra degli altri alberi. Emerge poi la distinzione tra dinamiche e relazioni in quanto le prime sono uno scambio arricchente e temporaneo mentre le seconde sono un possedere stabile e spesso fermo.
 

Monica sente di essere approdata al Progetto Rainbow al momento giusto e di quanto il dilatarsi e l’andare in profondità l’abbia stancata. La stanchezza però in questo contesto è da considerare conseguenza di un sano riposo al quale ci si abbandona quando i propri bisogni sono appagati da un contesto che si muove come sostegno per noi e ci nutre.
 

Daniela si sente come un “Down” perché arrivata al Progetto Rainbow in un momento doloroso e si sente di sbattere contro un vecchio muro e il suo bisogno ora è di stare come sta. Mariano esprime l’idea che per tutelare qualcosa, questa stessa cosa deve essere prima sentita propria.
 

E’ ora il mio turno (Enrico) e dal breve racconto del mio tragitto sin ora compiuto Mariano estrapola l’importanza del sapere aspettare. Basta attivarsi per trovare quanto crediamo ci possa nutrire come spermatozoo impazzito,  è ora di essere ovuli, ma per fare questo è indispensabile la solidità dell’essere padri per se stessi perché tutto arriva "quando il figlio si sente padre", quando è capace di incarnare la propria teoria nella prassi senza aspettare che le carte le diano gli altri.
 

In Dina riemerge da subito la disperata delusione per una cultura contadina troppo violenta nei confronti dei figli, ma ora riconoscendo il valore degli strumenti di cui si può avvalere, può cominciare a separare il vecchio dal nuovo e far nascere in lei un padre ricco di una  forza che possa far danzare in lei un femminile armonioso 
Francesco a ruota racconta di se, di come sia dovuto crescere in un tempo ristretto dovendo assumere ruoli sproporzionati per un ragazzino in tenera età, senza potersi permettere nessun’altra fede se non quella per il padre.  Mariano racconta ad per entrambi di quanta violenza abbia visto anche lui in un mondo incivile che si nascondeva (...e si nasconde ancora) perfino dietro strutture sanitare come i reparti di Psichiatria con ricoveri ingiustificati, e di come ognuno abbia reagito per salvare la pelle nei modi più diversi cercando soluzioni più o meno buone ma che diventano mortifere se rimangono ferme senza evolversi.

 

Marilisa è al suo IV Progetto Rainbow, una rainbownauta a 4 stelle, un ammiraglio, ma all’inizio di questa esperienza sentiva i suoi 66 anni come un punto di debolezza, ma poi l’avere incontrato il "VECCHIO FAGGIO"  durante il rito di giovedì scorso, l’aver notato con l’aiuto di Angelo come i faggi più giovani siano verso lui rivolti quasi a riconoscerlo, ha dato un senso profondo al suo stare in quest'avventura e ora sente più forte il valore della sua saggezza. E poi ci sono sempre i vantaggi degli ultra sessantacinquenni... si entra gratis ai musei.

 

Angelo, l’uomo che ha sempre un fiume di parole da raccontare, ora decide di poter desiderare di fermare la testa e facendosi aiutare dalla Metastoria cominciare ad aspettare prima di tutti “Angelo”.  

Daniela coglie l’emozione di uomo qualunque, che attraversa Mariano e subito le si avvicina lasciandolo poi fra le braccia di tutti, in un rito nato da un senso di orgoglio per essere guidati e stimolati in questo cammino da un uomo umile.  
 

Si mangia tutti insieme e poi a nanna, ci sono ancora due giorni e il Progetto non è ancora finito...Alla via così. 


Enrico


martedì 26 novembre 2013

Sasso di Castalda (PZ), martedì 12 novembre 2013. PROGETTO "RAINBOW" DELLA FONDAZIONE NUOVA SPECIE ONLUS. Decimo giorno.


FONDAZIONE NUOVA SPECIE ONLUS
Registro Persone giuridiche n. 429 
Prefettura di Foggia
 

 

IV PROGETTO "RAINBOW"
DELLA FONDAZIONE
NUOVA SPECIE ONLUS.
OLTRE LE COLONNE D'ERCOLE. 
Decima giornata

Caro diario di bordo,
anche oggi vogliamo lasciare le tracce delle navigazioni da parte delle scialuppe che si sono spinte oltre le Colonne d’Ercole delle nostre profondità, superando i meccanismi psicotici che come le sirene ci vogliono far abortire il viaggio.
 

La mattina inizia con il risveglio dell’equipaggio che lentamente si ritrova in cucina tra baci, abbracci, odore di caffè e scambi reciproci. Dopo aver fatto tutti colazione l’intero equipaggio si incontra per nominare gli embrioni che si imbarcheranno nelle cinque scialuppe della giornata.
Avvenuta la consegna degli embrioni, le singole scialuppe prendono il via salpando in mare aperto.


 

L’embrione Marcello viene accompagnato da Gaetano, Ombretta e Dina. Mentre una parte dell’equipaggio prepara devotamente  l’utero, Gaetano fa la barba a Marcello, espressamente richiesta dallo stesso. Successivamente si accoglie l’embrione con carezze e baci. Marcello si abbandona completamente alla dinamica gustandosi il materno che gli viene donato, facendolo sentire importante e vivo. 
La dinamica vuole nutrirlo del cibo primordiale, del primo legame che il bambino ha attraverso il cibo con le relazioni esterne. Marcello anche se con difficoltà si abbandona, si sente accolto e protetto da questo utero devoto. La dinamica termina con il contatto di sei mani che accarezzandolo lo riportano ai codici profondi, quasi a volerlo di nuovo partorire ad una nuova esistenza.

  

L’embrione Cataldo viene accompagnato da Nicola, Roberto, Andrea, Linda e Raffaele Mat. L’equipaggio dopo aver ascoltato devotamente l’embrione,  lo accoglie attraverso massaggi e carezze. Successivamente viene accompagnato da Andrea e Nicola  in una bella doccia calda. Dalla scialuppa emergono racconti di un padre addolorato, sia rispetto ad un’infanzia negata da un padre violento e assente sia di conseguenza nella relazione successiva da parte sua nei confronti dei propri figli. Nodi che ci portiamo dentro e che ci condizionano anni di relazioni familiari, macigni che ci rendono tristi e ci allontanano dalle nostre vere emozioni. Debiti che ci sono stati trasmessi da una cultura contadina violenta e superficiale. L’embrione Cataldo sente finalmente il desiderio di recidere queste catene, vuole recuperare la relazione con la sua famiglia acquisita,  con i suo figli e con sua moglie.
 

L’embrione Giorgio viene accompagnato da Ernesto, Carmine, Donato e Monica. L’equipaggio cerca di suonare tutte le note, di assaporare i dispiaceri del viaggio ma anche gli aspetti positivi dello stesso. Si spinge Giorgio a riconoscersi il dolore che prova nei confronti della sua famiglia di origine. Una stanza in fondo al tunnel difficile da aprire e identificare. L’eccessivo femminile di una persona, come Giorgio, a volte nasconde l’essere stati devastati precocemente da un maschile violento che non ci ha permesso di esprimere il nostro maschile.  Il viaggio della scialuppa si mostra difficoltoso per l’embrione Giorgio ma gli permette di far affiorare alla sua mente ricordi di abbandoni e desiderio di essere riconosciuto dai suoi genitori dalla tenera età. Chi in famiglia si mette da parte e non chiede nulla, non è perché non ha bisogno di nulla ma perché è talmente addolorato che vorrebbe attivamente essere riconosciuto e accolto da chi lo dovrebbe devotamente fare. Il viaggio termina con la nota della festa nel parco giochi del comune, dove tutti insieme, come bambini si divertono sullo scivolo e l’altalena.

L’embrione  Gianluigi viene accompagnato da Angelo, Daniela, Elena e Francesco. Il fondo comune del viaggio fa emergere il
dolore per la perdita improvvisa del padre, in piena adolescenza, a seguito di un incidente stradale. Un dispiacere antico per aver chiuso un sipario così improvviso e che non gli ha permesso di viversi altro con suo padre. La morte che prepotentemente arriva e spazza via ogni legame, ogni possibile relazione, il quotidiano. Un quotidiano già compromesso dalla separazione dei suoi genitori e di conseguenza l’impossibilità di poter stare vicino per un’ultima volta al proprio padre. Anche il dispiacere e il senso di colpa per non aver potuto accompagnare al viaggio della morte il padre. Un dolore che lo attanaglia dalla sua adolescenza e che sente vicino al dolore del figlio adolescente Samuel.
Daniela viene scossa da questa sofferenza antica dell’embrione Gianluigi, che riconosce in lei e che ancora la pervade. 
Una scialuppa dolorosa e coraggiosa, in grado di far emergere tagli, abbandoni, ingiustizie e una grande tristezza antica. 
 
 
 
L’embrione Alessandro viene accompagnato da Benedetta, Enrico e Raffaele C. Dopo aver preparato un ambiente devoto e caldo, Alessandro accompagnato da Enrico e Raffaele viene sbarbato, lavato e asciugato con dolcezza.  Alessandro, denominato Quasimodo (l’uomo a metà), celebre personaggio del romanzo Notre-Dame de Paris di Victor Hugo viene accompagnato ad acquisire fiducia in un Utero che non vuole fargli del male ma anzi gli vuole far sentire il valore della sua vita, della sua simpatia e del suo potenziale. Quasimodo in un primo momento vuole sabotare la scialuppa, non si fida, e con il codice simbolico tenta di neutralizzare ogni tentativo di accompagnamento. Ma i codici antichi dell’equipaggio lentamente fanno rilassare Quasimodo, che sente la pesantezza di un corpo maltrattato ed umiliato dall’adolescenza. Man mano che il codice simbolico di Quasimodo scompare, si scende nel codice analogico e bioorganico. La presenza di Benedetta-Esmeralda, che con il suo materno avvolge Quasimodo è fondamentale. 
Per modificare le nostre parti mostruose, pesanti, addolorate, bisogna che qualcuno le riconosca, le ami e le avvolga in un tenero materno. Il viaggio finisce con un tentativo di visita al Castello di Brienza, con una lenta passeggiata nel centro del paese ed una squisita pastarella in pasticceria.
Nel tardo pomeriggio tutte le scialuppe rientrano al porto e socializzano il fondo comune del viaggio, le insidie dei percorsi e il bottino della giornata. Dopo cena si balla tutti insieme ed ognuno si esibisce col proprio corpo un po’ più libero.



Cari compagni di viaggio ancora buon viaggio…
 
Dina e Raffaele Cim.



sabato 23 novembre 2013

Sasso di Castalda (PZ), lunedì 11 novembre 2013. PROGETTO "RAINBOW" DELLA FONDAZIONE NUOVA SPECIE ONLUS. Nono giorno.

FONDAZIONE NUOVA SPECIE ONLUS
Registro Persone giuridiche n. 429 
Prefettura di Foggia
 

 

IV PROGETTO "RAINBOW"
DELLA FONDAZIONE
NUOVA SPECIE ONLUS.
OLTRE LE COLONNE D'ERCOLE. 
Nona giornata

LUNEDI’… PER ANDARE OLTRE 

La settimana si apre con l’avvio delle scialuppe tanto care ai rainbownauti
In mare aperto, e disperse in ogni direzione vi erano a vista 5 scialuppe, tutte cariche di aspettative per il travaglio che avrebbe portato ogni navigante a setacciare i propri vissuti
La prima scialuppa aveva come ‘embrione’ Gaetano che s’era lasciato guidare dentro le sue vicissitudini per essere condotto in nuovi porti che lo porteranno a ri-scoprirsi  come nuovo baricentro su cui investire la propria vita. I compagni di viaggio sono stati Marilisa, Donato e Giorgio… unendo le loro forze sono riusciti a far rielaborare a Gaetano la mancanza del padre che tanto ha pesato sul suo attuale ruolo paterno. 


Un poco più avanti seguiva la seconda scialuppa, al  timone v’era l’embrione Monica con rematori Cataldo, Raffaele M., Alessandro e Ombretta che hanno avuto un bel da fare per ricondurre a nuova destinazione l’embrione, dopo che la relazione col maschile/padre e madre ha dovuto subire dei tagli che stentano a rimarginarsi. S’intravedono nuove luci per nuovi approdi. 


La terza scialuppa ha visto, invece, come embrione Nicola accompagnato da Enrico, Carmine ed Angelo… c’è stato un bel da fare per entrare nel mondo misterioso delle sirene che tenevano a guinzaglio l’embrione. Ma anche se con fatica, utilizzando i linguaggi più antichi del corpo e del bio/organico si è riusciti a portare a casa buoni risultati anche se al momento visibili solo sul piano simbolico. Nicola finalmente è riuscito a dare un ‘taglio’ ai suoi capelli per dire a tutti e soprattutto a se stesso che cambiare è possibile e che il cambiamento se non parte da se stessi non avviene facilmente, anzi non avviene affatto.


La quarta scialuppa ha avuto un bel carico di uomini e donne di buona volontà, una su tutte è stata Elena mentre gli enzimi sono stati Ernesto, Francesco, Dina e Daniela… anche qui la figura paterna faceva acqua da tutte le parti, tant’è che un debito del genere non poteva che far pagare forti ‘interessi’… ricaduti di fatto sulla famiglia acquisita. Se a questo si aggiunge che anche la madre ha dovuto caricare su Elena i suoi debiti la ‘frittata’ è fatta.

L’ultima scialuppa ha avuto al timone Linda, una giovane/embrione che a causa di vicissitudini familiari, ha dovuto sperimentarsi per iniziare ad introdurre qualche cambiamento di rotta per evitare sia l’alta marea che qualche imminente naufragio dovuto alla testardaggine del padre legato agli obblighi/doveri che ne hanno soffocato la forza e compromesso la resistenza. Commosso per la traversata a mare aperto di questa inesperta e temeraria rainbownauta, Gianluigi le dedica una canzone per darle e farle coraggio
 

LETTERA AD UNA BIMBA NON ANCORA NATA 
Cosa può fare un padre che vede una figlia imbalsamata?
Cosa può dire un padre ad una figlia sepolta, che porta in sé la morte!!!
Dannata materia! Che ricopre col ricatto la figlia che come schiava s’inchina e non s’adira
Se non col ferro da stiro rovente in mano!!!
Sorgi da quel sepolcro Linda
“Ay Linda amiga que no vuelve a verte
Cuerpo garrido que me lleva la muerte.
Noy hay amor sin pena, pena sin dolor
Ni dolor tan agudo como el del amor.
Levanteme madre al salir el sol
fui por los campos verdes a buscar mi amor.
Abbandona la mala suerte anima ferita non lasciarti incatenare da una catena d’oro che ti strozza. Lascia i sensi di colpa che ti obbligano al servaggio.
Libera il tuo corpo dal peso dell’ oppio (oblio) della tua vera forma, ritorna a vivere.
Tu meriti il mondo anima ampia, meriti il piacere, ricomincia a giocare, sentiti
nelle braccia di chi ti ama.
 Abbandonati al volo, fai spuntare le ali dalle tue spalle, come un’aquila che ti ha ghermito tra le scapole. Ti voglio bene, ma per il bene tuo manda a fanculo chi usa violenza sottile su te. Recupera tuo fratello, concediti il suo amore, segui i tuoi ideali anima Linda (pulita)

Tuo padre adottivo/devoto GianLuigi


Francesco - Ernesto

venerdì 22 novembre 2013

Sasso di Castalda (PZ), domenica 10 novembre 2013. PROGETTO "RAINBOW" DELLA FONDAZIONE NUOVA SPECIE ONLUS. Ottavo giorno.

FONDAZIONE NUOVA SPECIE ONLUS
Registro Persone giuridiche n. 429 
Prefettura di Foggia
 

 
IV PROGETTO "RAINBOW"
DELLA FONDAZIONE
NUOVA SPECIE ONLUS.
OLTRE LE COLONNE D'ERCOLE.
Ottava giornata 

Di buon mattino tutti i rainbownauti e accompagnatori siamo partiti alla scoperta di nuovi territori, a molti di noi sconosciuti. Come prima tappa siamo stati a Grumento Nova (Grumentum, antica città romana) dove con l’aiuto di una guida ci siamo rivissuti i luoghi dove sono passati tanti personaggi storici e ad ogni passo  è stato come vivere un film in diretta. 




Continuando nel nostro viaggio siamo arrivati in un bosco incontaminato con tanti alberi di tante varietà (Bosco Maglie). In questo posto  c'è un Centro di Educazione Ambientale di  Legambiente attrezzato con tanti giochi che ci hanno fatto rivivere piacevolmente l’adolescenza.

 


Dopo qualche ora abbiamo pranzato con la buona cucina lucana e  l'ospitalità è stata ottima.  Nel pomeriggio Isa (guida naturalistica) ci ha accompagnati per un sentiero e tra una scoperta e l’altra nella natura alberata pian piano siamo arrivati al Lago artificiale del Pertusillo, una distesa di acqua enorme che in questo momento è molto sofferente per la mancanza di piogge. La giornata di svago è è stata organizzata dalla Presidente dell’Associazione Alla Salute Basilicata che vogliamo ringraziare in modo speciale per il regalo che ci ha fatto. 





Le ore sono trascorse veloci in armonia di festa e verso sera si è fatto ritorno alla nostra base a Sasso di Castalda. Tutti stanchi ma felici di aver trascorso una bellissima giornata che ci ha ricaricati di uno spirito nuovo.

 
Andrea e Cataldo


giovedì 21 novembre 2013

Sasso di Castalda (PZ), sabato 9 novembre 2013. PROGETTO "RAINBOW" DELLA FONDAZIONE NUOVA SPECIE ONLUS. Settimo giorno della prima settimana.

FONDAZIONE NUOVA SPECIE ONLUS
Registro Persone giuridiche n. 429 
Prefettura di Foggia
 

 


IV PROGETTO "RAINBOW"
DELLA FONDAZIONE
NUOVA SPECIE ONLUS.
OLTRE LE COLONNE D'ERCOLE. 
Settima giornata.

 Un nuovo giorno inizia, ci sentiamo pieni e ricchi dei doni che gli antenati alberi acqua, aria e cielo ci  hanno fatto ieri. Anche oggi ci si prepara a salpare verso nuovi porti. Le scialuppe partono con gli embrioni: Marcello, Angelo, Raffaele M., Andrea e Donato. Marcello è accompagnato da Daniela, Marilisa ed Ombretta. Angelo da Dina, Linda, Benedetta e Carmine. Con Andrea ci sono invece Monica, Ernesto e Gaetano. Infine parte la ‘scialuppa dei fratelli’ composta da Raffaele Cim, Raffaele M., Enrico, Roberto e Alessandro


La giornata scorre in atmosfera sacra, si percepisce nell’aria il valore di quello che si sta facendo per la vita. La sera ci ricongiungiamo tutti nella grande stanza dove si condivide tanto.
 

Dal primo bilancio della scialuppa di Angelo emerge prima la difficoltà di scendere nelle proprie profondità ed il blocco del corpo; ma l’utero spinge e progressivamente le parti infantili emergono con tutta la loro forza. La forte sensibilità di Benedetta sa accompagnare la nascita del nuovo Angelo



La scialuppa dei ‘fratelli’ con embrione Raffaele M. ci racconta la loro giornata passata al mare (Maratea) dove ognuno si è immerso. Si sente il loro bisogno di vivere il gruppo dei pari e di andare oltre la famiglia di origine. Raffaele M. mostra un viso diverso, un sorriso aperto; parla della mancanza del padre e di come sua madre faccia  difficoltà ad accettare il negativo
Enrico ci fa riflettere su come noi genitori pretendiamo che siano i figli a risolvere i nostri fallimenti.



Sabbia della spiaggia nera di Maratea (PZ)
La scialuppa con embrione Andrea ci racconta di come sia difficile togliere la lamiera  dal nostro ‘pozzo di Vermicino’, della difficoltà di scendere verso quelle parti nostre ‘morte’, congelate… Andrea scende fino a quel bambino che già a 8 anni voleva morire. Emerge la necessità di accogliere quelle parti nostre e di spezzare la catena che lega i nostri figli al nostro dolore.


L’ora tarda ci spinge ad andare oltre i bilanci e ad ascoltare il bisogno primario di ognuno… pertanto come dice Ale’ “Se magna”.
Ombretta, Marilisa e
Roberto





Fano (PU), venerdì 18 ottobre 2013. SUPERVISIONE DI CINDY E MARTINO.




 SUPERVISIONE
DI MARTINO E CINDY.
Un rapporto delicato,
 soggetto a crisi.


Venerdì 18 ottobre il Gruppo alla Salute Marche di Fano decide di accogliere e accompagnare la supervisione di Cindy e Martino che vorrei titolare : un rapporto delicato soggetto a crisi.
 


Conducono questa supervisione Cristian, Annamaria e Michela aprendo con le comunicazioni nelle quali si parla di Convegni, quelli del 24/25/26/27 ottobre e del progetto oltre le colonne d’ercole. Si comunica l’iscrizione dellAssociazione alla salute Marche tra le Associazioni di volontariato iesine ONLUS e soprattutto l’uscita extranazionale del Dr. Mariano Loiacono al prestigioso  Royal College of Psychiatrists di Londra per esporre le teorie elaborate in oltre un quarantennio di attività clinica-antropologica globale.
 
E dal globale si ricorda il significato di supervisione che è la possibilità di vedere da sopra per meglio comprendere e quindi accompagnare le dinamiche in atto da parte di persone esterne alla situazione, che tengono al percorso di crescita di quelli che hanno richiesto questo momento, per poter  dare contributi che, “goccia dopo goccia”, possano creare una riflessione che direzioni piano ad una crescita.

Annamaria, dall’Emilia Romagna, porta a questo proposito un dono per questa supervisione: il serpente, uroboro che si morde la coda e che rappresenta il ciclo vitale, con l’augurio donatoci che questi possa rendere maggiormente visibili e rappresentate le zone pellucide di ognuno di noi.

Si ringraziano i rappresentanti dell’Associazione Emilia- Romagna venuti per accompagnare questa supervisione e in tal modo si apre in onore della regola del C.A.C.A.R.E. con “la canzone della cacca”.  Questo perché “defecare” è una funzione fisiologica importantissima, è l’ultima parte del ciclo alimentare, un ciclo vitale in cui le parti che non servono più devono essere eliminate.

Ciò che un tempo ci ha nutriti può diventare però anche materiale di scarto, tossico e allora bisogna eliminarlo!, poiché diversamente, se la cacca si trasforma in letame, man mano che si procede in senso antiorario, la coda-cacca diventa cibo e quindi nutrimento.

A seguire la canzone di “Goccia dopo goccia” per ricordare che il contributo di ognuno sarà importante poiché è dal niente che nasce niente.
Poiché scegliamo la regola del C.A.C.A.R.E., sigla che sta a rappresentare fasi consecutive di ogni intervento che si andrà a fare, farà da guida, spieghiamo brevemente le fasi...



  • La prima fase è C, ossia COSTRUIRE, ritorna al concetto dell’utero: il più delle volte siamo tesi a farci prendere dal negativo, costruire invece significa partire dal positivo; la supervisione è infatti importante per far emergere il negativo ma il filo conduttore è il positivo.
  • La seconda fase è A, APPREZZARE, poiché anche nella situazione più negativa bisogna saper apprezzare in quanto per quanta acqua sporca ci possa essere in una situazione, in un gruppo, in una relazione, in una persona c’è sempre un piccolo bambino da non buttar via e che è buono riconoscere e valorizzare.
  • La terza è C,  ossia CRITICARE: critica e crisi hanno la stessa radice, Sandra augura di poter mettere in crisi parti critiche che l’altro non riesce ad ascoltare facendo vuoto.
  • La quarta fase è ASCOLTARE poiché tutti hanno un negativo che credono migliore di quello dell’altro, è necessario partire dal presupposto che in tal modo ci si psicotizza e al contrario importante è far entrare dovendo cercare di non ascoltare solo con le orecchie, senza rispondere a quello che l’altro dice. Accogliere ciò che l’altro ci dice senza difenderci o chiuderci ma mantenendoci aperti.
  • La quinta fase è R, RICONOSCERE: se si riuscirà ad attraversare le fasi precedenti e ad ascoltare in profondità, si riuscirà a far emergere parti nostre che altrimenti non sarebbero venute fuori, per ri-conoscerle, conoscerle cioè nuovamente e un’altra volta.
  • La sesta è E, ELABORARE: fare cioè sedimentare cose dentro di noi per permettere di costruire. Una volta riconosciute alcune cose (angolo beta) posso incamminarmi verso un angolo gamma. L’elaborazione crea un altro ciclo vitale: quello che ho elaborato mi porterà a costruire una base più ampia della mia piramide e quindi a crescere su tutti i piani.
 
E così, con questa regola in mente, si parte: “Cindy e Martino: un rapporto delicato soggetto a crisi.”



Inizia a parlare Martino manifestando il suo timore ad abbandonarsi ad altri con la paura di parlare senza poter essere compreso, affermando di ingannarsi spesso anche da solo con la sua difficoltà a tirare fuori il negativo. Martino riconosce a Cindy il grande valore di essere “un fiore prezioso che non riesce a cogliere” ma di non riuscire a sentirla profondamente, sentendo di essere stato l’oggetto di proiezioni di cose che non gli appartenevano.

Cindy
dal canto suo, dopo aver riconosciuto il positivo e l’accoglienza ricevuta da Martino, la capacità di riuscire a parlare la sua stessa lingua, la sua ironia e la tenerezza di alcune sue parti, la crescita vista nell’ultimo periodo, sente anche lei che alcuni meccanisti di proiezione le sono stati addossati e che si è per molto tempo, in fondo, accontentata del poco che ha sentito le è stato donato.
 
In un andirivieni di tira e molla, lascia, stand-by e riprendi ognuno ha sentito l’altro per la sua parzialità, confusione, mancanza o per la paura di una dell’altro assenza.
Fare luce, comprendere i nodi profondi, permette di procedere ed è il passo.


Le unità di crisi ce lo insegnano: il viaggio  presuppone cambiamento, non la conservazione delle condizioni, poiché il vero rapporto è con noi stessi, il rapporto con tutti i miei codici. Se sono stato tagliato ma non guardo dentro di me per credere di poter sanare, cercherò fuori chi possiede ciò che io non ho.



Primo significato di crisi è “mi distinguo” ma per fare questo c’è bisogno che qualcuno mi faccia vedere che io valgo, mi riconosco un valore perché mi è stato riflesso anche dagli altri.
La pezzenteria spesso ricorda questa mancanza, nascosta dietro il simulacro della generosità.

Per poter scendere più in profondità, il secondo passo è saper dire “mi separo”, tra me e te metto una distanza (codice analogico), il dire “Vado via” che, tuttavia, da solo non basta, poiché poi, dopo, devo “Decidere”, tagliare, quella cosa finalmente va fuori di me, non mi appartiene più (codice ancora più profondo, bio-organico).
Se io mi separo ma sono ancora indistinto, ne combineremo di belle a farci male perché non mi sono separato in questo senso ma mi sono allontanato per dispetto; tagliare invece significa: “ricordo le tracce di noi ma la mia vita attuale non le contempla più, e questo serenamente, per cui pure se ti vedo mi sono reso completamente autonomo”. Autonomo da cosa però? Da quella simbiosi.


Comprendere cioè che un rapporto simbiotico nasce perché ci aggrappiamo ad entità esterne che coprono la nostra parzialità e anestetizzano il dolore del nostro percorso di transizione, ma quelle sono solo due vite appiccicate dalla paura che, quando si sentono un pochino più forti, cercano di allontanarsi per poi ritornare quando più fragili.

Infine “scelgo”, perchè solo dopo aver attraversato le correnti che ci portano giù possiamo risalire, come il sole, venire fuori di nuovo. 


Tuttavia, come ci dimostrano Cindy e Martino, si inizia il viaggio nel dolore profondo e nella perdita di parti significative di sé e allora bisogna ricordare la piramide: il primo rapporto è con se stessi, ma creando “vacuum”, vacanza stando male!
La scelta però non è un atto di volontà ma presuppone che io prima possa far morire parti mie anche rispetto alla mia famiglia d’origine.
 
Si parte insomma perdendo, si comincia vedendo distrutte delle parti di sé ma sono solo parti con le quali, in prospettiva, potremo riprenderci e rinnovare le parti transitoriamente smarrite.
Però per ricomporre la nostra interezza, per non scappare davanti alle reali difficoltà ed ostacoli che ci incastrano, bisogna prima deludere alcune nostre illusioni.


De-ludere, etimologicamente, significa giocare da”: cioè liberarci dalla previsione certa e rigida che ci eravamo costruiti e metterla di nuovo in gioco,  ecco perché si è detto “un grosso momento di confusione serve!” ritornare a giocare separandoci da quella visione univoca, darsi a cose diverse dal consueto, giocando con strumenti nuovi da suonare; de-ludere, liberarci, ciò vale specialmente quando si tratta di illusioni infantili, legate alle nostra prime esperienze di viaggio. Tornarvi, è sanare e relazionarsi in modo nuovo essendo diventati noi tabernacoli di noi stessi, lumache.

La grande via che ci riporta in viaggio è proprio la delusione: una grande benedizione se non ci facciamo fermare dal dolore della disillusione.
Non mangiare subito un frutto acerbo è infatti vero che ci delude e ci far star male, però può diventare l’unica premessa per mangiarlo e gustarlo quando sarà maturo.
La vera difficoltà sta nel realizzare concretamente la decisione presa, passare dal dire al fare. Infatti, per far questo, c’è un percorso più o meno lungo da attraversare che si chiama dubbio, ambivalenza, insicurezza, paura, angoscia di morte. Se tu non ci sei più, se sarai di qualcun altro, chi mi darà da mangiare, se io sono un povero uccellino? Se tu non ci sei più, chi mi riscalderà facendomi sentire importante anche se per istanti che per me equivalgono a milioni di attimi, vista in un prato tra mille fiore, come il più prezioso anche se non colto del tutto?

Bisogna ricordare che, se una persona è viva, e lo è quando ha qualcosa di suo a cui tiene, quando possiede un proprio orientamento che prima o dopo prevale come decisione, arriverà con la propria vitalità a prendere la decisione giusta, a “tagliarsi da”, significato etimologico di “de-cidere”, ad andare oltre la simbiosi e, dopo la separazione, iniziare un percorso nuovo, e non importerà a quel punto con chi poiché sarà la persona in viaggio stessa ad essere nuova.

Attraversate le paure, ecco vedremo i desideri: ora il ricordo dello Stato Quiete, e di chi ci faceva compagnia, diventa un’occasione per apprezzare la libertà di cui godiamo e la possibilità di determinare noi, in prima persona, il nostro viaggio nella vita.
Ma è importante che anche noi maturiamo la nostra identità, altrimenti, pur avendo la persona, la situazione, il lavoro, l’esterno più adatto a noi, non lo riconosceremo o non riusciremo in ogni caso a stabilire un rapporto duraturo.
 
Questo per risolvere, ossia sciogliere e organizzare in un modo nuovo, e quindi vincere.
La teoria globale impreziosisce quanto è stato detto, il negativo, alleggerendone il peso, facendone intravedere la possibilità, due vite preziose che si vogliono bene e che chiedono solo l’uno all’altra di continuare onestamente a crescere e a rendere possibile il perdonarsi.
 

Nadia