giovedì 28 febbraio 2013

Ancona, sabato 16 & 17 febbraio 2013. DUEGIORNI MARCHIGIANA DELL'ALSA MARCHE E DELLA FONDAZIONE NUOVA SPECIE.

ASSOCIAZIONE ALLA SALUTE - ONLUS MARCHE

onlussalute@libero.it  
www.nuovaspecie.com


Fondazione Nuova Specie ONLUS 
Presidente: Dr. Mariano Loiacono




DUEGIORNI AD ANCONA.
INAUGURAZIONE DELLA SEDE
DELL'ASSOCIAZIONE ALLA SALUTE
ONLUS MARCHE. 
PRESENTAZIONE DEI QUADRI
DI MICHELA GARBATI.  
CONVEGNO SU "LA SALUTE GOBALE
NEL TERZO MILLENNIO"
CON IL DR. MARIANO LOIACONO.




Sabato 16 e domenica 17 febbraio si è tenuta ad Ancona la duegiorni marchigiana.

Il primo giorno è stato dedicato all'inaugurazione della sede di Ancona dell'Associazione alla Salute ONLUS Marche, dove sono intervenuti tutti coloro che hanno contribuito come antenati importanti dal 2006 ad oggi. Il taglio del nastro è stato effettuato da Mariano, senza il quale non sarebbe nata alcuna esperienza, Stefano, che si è sempre prodigato molto in qualità di presidente della II^ Circoscrizione per tutte le innumerevoli iniziative sociali portate avanti dall'associazione, e Fiorello, che in qualità di sindaco ci ha appoggiati molto sia per il raggiungimento dell'obbiettivo della sede che durante la "rappresaglia" contro la chiusura del CMS a Foggia.
 
Tra gli altri convenuti, che hanno riempito la sala fino giù in fondo alle scale dell'ingresso, ci sono stati tutti i rappresentanti delle comunità multietniche presenti in Ancona con i quali si è instaurata da anni una feconda collaborazione figlia di un sincero ed onesto crossingover da parte di tutti.
 
Mariano ha poi proseguito il pomeriggio commentando le opere su tela di Michela Garbati e sottolineando come, grazie al Metodo alla Salute, da una famiglia che sarebbe con ogni probabilità stata a carico del servizio sociale locale sono risorte due persone di grande valore e in grado di proseguire in prima persona nell'opera di aiutare tanti altri ad uscire dal giogo del disagio diffuso. Per l'occasione Michela ha donato a Mariano una meravigliosa tela  intitolata: "Il pescatore di stelle".
 
Il pomeriggio seguente si è tenuto nella sala di fronte, per motivi di spazio, il convegno "La salute globale nel terzo millennio" dove sono intervenuti Adriana Celestini, presidente della commissione regionale sulle pari opportunità, Stefano Berti, responsabile dell'ufficio promozione della salute dell'Asur Marche, Raffaele Cimetti, coordinatore nazionale ALSA regionali, Sandra Recchia, coordinatrice nazionale ALSA regionali, e il Dr. Mariano Loiacono, presidente della Fondazione Nuova Specie ONLUS. Tutti i relatori hanno delineato una realtà attuale molto distante da un concetto di salute realmente globale e concreto. A partire dalla storia della salute nel nostro occidente, sono state presentate le proposte sperimentali attuate dalle ALSA regionali con i vari Progetti di Nuova Specie.  
Mariano ha concluso chiudendo un po' il cerchio aperto il giorno precedente attraverso prospettive che possono senza dubbio aprire nuovi e importanti orizzonti in campo sociale e umano. La serata si è conclusa poi con la festa, la cena e i balli multietnici, la torta squisita.
Personalmente mi sento di ringraziare tutti coloro che hanno scelto di partecipare ad un evento così importante per l'AlSa Marche. Specialmente gli amici dell'AlSa Romagna che sono stati attivi e vitali. Con la speranza che le prospettive future proposte da Mariano vengano concretizzate da tutti noi della Marcagna!

 Federico Pierlorenzi

mercoledì 27 febbraio 2013

Senigallia-Fano, venerdì 25 gennaio 2013. UN POMERIGGIO DI PROSPETTIVE E SUPERVISIONI CON MARIANO.

ASSOCIAZIONE ALLA SALUTE - ONLUS MARCHE

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Fondazione Nuova Specie ONLUS 
Presidente: Dr. Mariano Loiacono

 


 UN POMERIGGIO
DI SUPERVISIONI E PROSPETTIVE
CON L'ASSOCIAZIONE ALLA SALUTE
ONLUS MARCHE,
CHARME...
 



Il pomeriggio del 25 gennaio è stato un pomeriggio emozionante e significativo per le possibili prospettive che la Fondazione Nuova Specie ONLUS e l’Associazione alla Salute ONLUS Marche potrebbero realizzare.
 
Il primo appuntamento del pomeriggio è stato di fronte alla Domus Marina nel lungomare di Marzocca, un’ampia struttura di proprietà della diocesi di Macerata. Infatti, una delle possibili prospettive della Fondazione Nuova Specie è quella di fondare l’HOTEL LIMAX, ossia di prendere in gestione un hotel nel quale poter svolgere le attività e nel quale si potrebbe sperimentare un nuovo modo di fare vacanza.

La struttura è stata individuata da Angela Crescimbeni, la quale, dopo essersi messa in contatto con i referenti della Diocesi di Macerata, ha creato le possibilità per andare a vederla e valutare se esistano dei buoni presupposti per ipotizzare un nostro futuro insediamento. In questo modo, un folto gruppo di persone tra cui Mariano, Giovanna e Barbara venuti appositamente da Foggia e Davide e Marinella venuti dalla Romagna, siamo andati a visitare la Domus Marina di Marzocca. La struttura ci è apparsa bella e adatta agli scopi della nostra Fondazione, infatti dispone più di cento posti letto, di una bellissima cucina, sala da pranzo, ascensore, parcheggio e, soprattutto, di una vista mare spettacolare, trovandosi proprio adiacente alla spiaggia. Inoltre, dispone della parte di spiaggia di fronte che comprende un capanno nel quale all’interno ci sono ombrelloni e lettini utilizzabili per il periodo estivo. Gli unici due aspetti che ci sono apparsi più negativi sono stati l’assenza del riscaldamento interno, problema risolvibile, e la ferrovia che passa proprio alle spalle della struttura. Comunque sia si è trattata solo di una visita nella quale fare una prima valutazione su cui meditare e verificare le possibilità concrete per andare avanti. Nei prossimi mesi faremo tutte le valutazioni del caso, potrebbe giocare a nostro favore il fatto che la struttura appartiene alla Diocesi di Macerata che intende darla solo a chi la vuole utilizzare per degli scopi che non siano lucrativi ma di intervento sulla vita. I rappresentanti della Diocesi si sono proposti di partecipare alla prossima duegiorni anconetana del 16 e 17 febbraio durante la quale festeggeremo il secondo anniversario della Fondazione Nuova Specie, in modo che potranno comprendere meglio l’operatività e le prospettive che intende realizzare la Fondazione. 

Dopo aver visionato la struttura ci siamo spostati tutti presso la II^ Circoscrizione di Fano per svolgere la supervisione dell’Associazione alla Salute ONLUS Marche, la quale negli ultimi mesi ha vissuto molti cambiamenti. Uno di questi cambiamenti è stato quello che, oltre ad aver ottenuto una propria sede nel centro storico di Ancona, dispone della possibilità di utilizzare tutti i venerdì la sala della seconda Circoscrizione di Fano per poter svolgere i Gruppi alla Salute. La sala è stata ottenuta grazie alla generosità di Raffaele che si è prodigato per averla, dopo aver raccolto la proposta di Valentina di spostare il “Gruppo alla Salute” del venerdì da Senigallia a Fano. In questo modo, prima di iniziare la supervisione, abbiamo dato valore a questo passaggio, che è stato segnato da un piccolo rito di Sandra e Raffaele che hanno distribuito le chiavi della sede ai rappresentanti dei vari territori marchigiani presenti nell’Associazione. A seguito di questo abbiamo dato valore alla bella locandina per gli eventi del 16 e 17 febbraio creata dal nostro grafico Luca Pieroni e alla presenza di Davide e Marinella arrivati dalla Romagna, in quanto sentiamo sempre più importante creare un intreccio con l’Alsa Romagna con la quale vogliamo creare una nuova regione che chiameremo Marcagna.
 
Dopo questa introduzione abbiamo iniziato la Supervisione dell’Associazione condotta da Mariano, il quale ha chiamato a intervenire chiunque volesse farlo, stimolando a fare emergere soprattutto gli aspetti negativi o parziali che ognuno aveva potuto vivere e riconoscere. Dopo vari interventi riguardo l’Associazione, Mariano ha proposto di intervenire anche riguardo al progetto “LIFE” ("Laboratorio Immersioni Felice nelle Etno-culture"), l’innovativa sperimentazione portata avanti dall’Associazione  dal 2009 nel territorio anconetano che ha portato a uno scambio profondo con i vari rappresentanti delle etno-culture presenti.

Ascoltati anche gli interventi riguardo al progetto “LIFE”, Mariano ha proposto due teorie globali, una riguardo il progetto “LIFE” e una riguardo l’Associazione alla Salute ONLUS Marche.
 
La prima teoria globale Mariano l’ha intitolata 

“Dal progetto LIFE al progetto FILE”,

dove la parola “FILE” sta per “Fratelli Interculturali per un Laboratorio Evolutivo”.
 
Con questo anagramma Mariano ci ha fatto riconoscere come la fase del progetto “LIFE” ha rappresentato la parte più difficile da fare, durante la quale partendo dal niente siamo riusciti a creare uno scambio abbastanza profondo con le varie etno-culture presenti nel territorio.
Questa fase, nonostante non siamo stati aiutati quasi per niente dalle istituzioni locali, siamo riusciti a realizzarla bene, ci è costata anche molta fatica ma ci ha permesso di creare dei legami reali che stanno durando e crescendo nel tempo. Questo ci ha portato ad essere riconosciuti positivamente nel territorio e, sempre più persone, sono rimaste affascinate dal nostro progetto, in quanto la specificità della nostra sperimentazione è stata quella di creare legami fondati sulle emozioni e non su delle semplici idee astratte come solitamente capita per i tanti progetti sull’interculturalità che, una volta terminati, non hanno alcuna continuità.
 
Proprio perché questa prima fase l’abbiamo svolta bene, Mariano ci ha fatto riconoscere che ora esistano i presupposti per tentare un salto e transitare dal progetto “LIFE” al progetto “FILE”, nel senso che, grazie al lavoro svolto, in questa seconda fase partiamo dal fatto che non ci riconosciamo più come italiani, senegalesi, peruviani, albanesi, ecc., ma come fratelli che si riconoscono come esseri umani.
 
Il primo passetto da compiere in questa transizione è quello ci chiudere il progetto “LIFE” documentando tutti i passaggi avvenuti nella sua realizzazione, raccogliendo il materiale audio-visivo ed evidenziando come abbiamo operato nonostante il mancato sostegno delle istituzioni.
 
Questo primo passetto è fondamentale in quanto è una modalità per dare valore al “know how che ha caratterizzato la nostra sperimentazione e lasciare una memoria storica che durerà nel tempo, sulla quale ci si potrà sempre ritornare anche se il progetto dovesse terminare. Inoltre è una modalità per far riconoscere alle istituzioni il nostro lavoro, che sarà utile nel momento in cui dovremo fare ulteriori pressioni per far nascere il progetto “FILE”. Infatti, le istituzioni hanno la memoria corta e spesso sostengono un progetto non per le caratteristiche qualitative che racchiude ma per quelle quantitative.
 
Una volta fatto questo primo passetto Mariano ha delineato quali potrebbero/dovrebbero essere i passaggi per concretizzare il progetto “FILE”. Il primo passaggio è che la sede della nostra associazione, ottenuta dopo tante fatiche, deve diventare il centro del progetto dentro la quale svolgere le nostre attività. Il secondo passaggio è che dobbiamo delineare in che modo articolare il progetto “FILE” e quali sono le nostre necessità per poterlo realizzare. Una volta che abbiamo realizzato questo, lo possiamo proporre ai rappresentanti delle varie etno-culture e delle associazioni interessate con cui abbiamo creato una relazione. Il terzo passaggio è verificare chi si riconosce negli scopi del progetto e intende realizzarlo insieme a noi, in modo da formare un coordinamento che includa non solo la nostra associazione ma le varie realtà che desiderano proporsi. Il quarto passaggio è che, una volta articolato il progetto e formato un coordinamento, lo dobbiamo rendere pubblico e verificare quali sono i rappresentanti politici che intendono impegnarsi concretamente per realizzare gli scopi del progetto, considerando che a fine maggio ci saranno le nuove elezioni cittadine. In questo sarà importante far cogliere ai politici il nostro potere contrattuale fondato sulle varie diversità che rappresentano il coordinamento, nel senso che, come recita un proverbio:
“Chi ci battezza è compare”. 
Sarà importante relazionarci con i rappresentanti politici responsabilizzandoli rispetto al progetto, in quanto i politici dovrebbero sentirsi obbligati ad occuparsi della  città o “polis, da cui viene la parola “politica”. In questo senso fargli cogliere che il loro senso di responsabilità verso il nostro progetto non è un’elemosina che ci devono regalare, ma dovrebbe essere scontata, in quanto è una proposta che intende realizzare un laboratorio evolutivo per la “polis” o città, per il quale dovrebbero essere i primi ad esserne entusiasti.
 
Se realizzeremo bene questi presupposti probabilmente raccoglieremo molti consensi da parte di tante persone che si sentono disorientate e sono alla ricerca di proposte che non si limitino a criticare l’esistente, ma a trasformarlo con il desiderio di creare contesti vitali in cui poter scambiare e intrecciare in profondità. 

Terminata la prima teoria globale, Mariano ha chiesto un mio riscontro ed io ho sentito di ringraziarlo con un bacio per avermi chiarito quali potrebbero essere le prospettive per il progetto che dentro di me erano ancora confuse. Il lavoro da fare è tanto, io sento di voler metterci la mia parte e spero che, come associazione, continueremo a sognare concretamente di realizzare il progetto “FILE”. Naturalmente, questa volta, dovremo farlo sapendo fin dall’inizio che non dipende tutto da noi e che, anche se il progetto si dovesse fermare, abbiamo già fatto molto e sono già tante le sfide in cui ci immergiamo e quelle in cui ci potremo ancora immergere.
 

La seconda teoria globale che Mariano ha proposto riguardo la Supervisione sull’Associazione alla Salute ONLUS Marche è stata intitolata:

Da Associazione alla Salute Marche
a Associazione alla Salute Charme,

utilizzando nuovamente l’anagramma della parola “Marche.
 
Mariano ha iniziato la teoria risalendo al significato della parola “Marche” che deriva dal tedesco e significa “marca, infatti sotto l’Impero di Carlo Magno la marca segnava il confine di un determinato territorio. In questo senso esistevano tante marche diverse ognuna con un proprio specifico nome. Dopo l’Unità d’Italia la nostra regione è stata chiamata “Marche in quanto indicava la molteplicità delle varie marche presenti in uno spazio ravvicinato. In questo modo la parola “Marche” non significa niente di preciso, ma è un nome indefinito che indica semplicemente la presenza di varie marche. Mariano ci ha fatto riconoscere come, in realtà, la molteplicità delle varie marche abbia rappresentato per la nostra regione una frammentarietà, in cui ogni marca si è vissuta come unica e separata dalle altre Marche. Naturalmente questa frammentarietà ha influito anche nel nostro modo di vivere le relazioni umane, nelle quali siamo portati a viverle come se fossimo ognuno circoscritto nella propria marca di riferimento.
 
Dopo questa prima parte Mariano ci ha introdotto nel significato della parola “charme” che in francese può significare “fascino”, attrazione”, “incantesimo”, “carisma”. Partendo da questo significato Mariano ha teorizzato come, dopo questi primi sette anni durante i quali ci siamo legati a partire dalle nostre emozioni e progettualità comuni andando oltre la nostra frammentarietà, possiamo definitivamente transitare a sentirci un movimento molteplice pieno di attrazione, incantesimo, carisma per il nostro territorio. Per poter diventare “charme” e, quindi, per poter essere “attrazione”, non c’è bisogno di parole o di strumenti particolari, ma bisogna semplicemente essere, vivere ed esprimere parti di vita che gli altri ancora non vivono e non esprimono, predire ciò che gli altri ancora non riconoscono, viversi le relazioni tornando al fondo comune della vita nel quale ognuno si può riconoscere e dove non esistono frammentazioni. Questa è la fase che come associazione possiamo fare, passare dalla frammentarietà allo spettacolo molteplice che è rappresentato da ognuno di noi.
 
In questo senso Mariano ha riconosciuto la nostra associazione come la realtà associativa più avanzata nel Progetto “Nuova Specie”, che se si trasformerà in “charme” potrà essere la locomotiva per il futuro del progetto.
 
A termine dell’incontro io ed altri dell’associazione abbiamo espresso i nostri riscontri riguardo la supervisione svolta e ringraziato Mariano per la sua generosità e capacità vedere dall’alto ciò che dal basso non si riesce a riconoscere. Mariano ha infine proposto un piccolo rito di chiusura durante il quale mi ha fatto consegnare da Giovanna il preziosissimo foglietto con i suoi appunti che si era preparato per la supervisione.

Ho gradito molto questo prezioso dono che custodirò con la massima cura, perché è un foglio di grande valore storico nel quale saranno conservati i primi segni della storia che inizieremo a scrivere con le nostre vite. 
Chi vivrà vedrà.
Avanti tutta. 
Silvio

lunedì 25 febbraio 2013

Triggiano (BA), domenica 24 febbraio 2013. RICONOSCIMENTO DELLA FONDAZIONE NUOVA SPECIE ONLUS.

Fondazione Nuova Specie ONLUS 
Presidente: Dr. Mariano Loiacono





IL RICONOSCIMENTO
DI PERSONALITA'
GIURIDICA
ALLA FONDAZIONE NUOVA SPECIE
 



Due anni fa è nata della “Nuova specie”la FONDAZIONE
Per dare una mano alla nostra NAZIONE
Ma per entrare nel FIRMAMENTO
Aveva bisogno del RICONOSCIMENTO.
Ed è cosi che comincia questa STORIA
Che non andrà mai via dalla nostra MEMORIA.
Pronto pronto con premura
Mariano è andato in Prefettura
A richiedere contento
Questo benedetto RICONOSCIMENTO.
Tante carte e tanta BUROCRAZIA
Da portarti alla PAZZIA
Ogni mese che PASSAVA
La richiesta AUMENTAVA
Sede, revisori e CAPITALE
Altro che ottica QUADRIMENSIONALE
Quanto lavoro e quanta PAZIENZA
Che bella prova di ACCOGLIENZA
Quando sembrava che tutto era PRONTO
Ecco richiesto un nuovo DOCUMENTO.
Nel frattempo il tempo PASSAVA
E il riconoscimento mai ARRIVAVA.
E dopo due anni di LAVORO INTENSO
Finalmente è arrivato dalla prefettura il CONSENSO.
Non più in attesa di questo DOCUMENTO
Facciamo festa per il RICONOSCIMENTO.


Questa è la prima poesia in rima della mia vita. Ho pensato che per dare notizia del Riconoscimento, da parte della Prefettura di Foggia, della Personalità Giurdica alla nostra Fondazione, fosse bello farlo con un po’ di leggerezza dato che, come sapete e avete intuito dalle rime, ci sono voluti due anni di attesa durante i quali il Dr. Loiacono Mariano si è dato anima e corpo e ha lavorato davvero con amore e pazienza (tanta!) per raggiungere questo obiettivo.

Con il riconoscimento la Fondazione ha acquisito a far data dal 13/02/2013 la personalità giuridica che comporta l'autonomia patrimoniale perfetta, ovvero la completa separazione tra il patrimonio della persona giuridica e quello dei singoli. Il patrimonio degli associati o degli amministratori, pertanto, non può essere aggredito dai creditori della persona giuridica e il creditore del singolo socio non può aggredire i beni della persona giuridica.

Tanti auguri
alla Fondazione Nuova Specie
per il raggiungimento di questo traguardo!

Giusi P.

domenica 24 febbraio 2013

Troia (FG), sabato 23 febbraio 2013. COMUNICATO STAMPA DELLA FONDAZIONE NUOVA SPECIE.

Fondazione Nuova Specie ONLUS 
Presidente: Dr. Mariano Loiacono



COMUNICATO STAMPA
DEL 23 FEBBRAIO 2013

 
GIOVEDÌ 28 FEBBRAIO 2013
L’ ULTIMO GIORNO
DI PRESENZA AL CENTRO
DEL DR. MARIANO LOIACONO
DA 37 ANNI DIRETTORE
DEL CENTRO DI MEDICINA SOCIALE
DEGLI OSPEDALI RIUNITI DI FOGGIA



L’ultimo giorno, prima del pensionamento, sarà caratterizzato da un saluto di commiato del Dr. Loiacono per puntualizzare le prospettive del Metodo alla Salute e del Progetto Nuova Specie.
Seguirà la presentazione del libro di Giuseppe Arrivo “Storie di un operatore sociale”, introdotto dalla assistente sociale Vittoria Lallo.

Giovedì 28 febbraio 2013 saranno in tanti a venire a Foggia, provenienti da tutte le Regioni, per presenziare all’ultimo giorno lavorativo del Dr. Mariano Loiacono, Fondatore del Metodo alla Salute e Presidente della Fondazione Nuova Specie. Sarebbe potuto rimanere in servizio per altri cinque anni, ma la scelta del pensionamento si è rivelata l’unica modalità per scuotere l’inerzia e la poca attenzione da parte delle varie autorità, in primis quelle Regionali, riguardo al destino del Centro e del “Metodo alla salute”. C’è stata noncuranza, da parte delle Istituzioni, anche riguardo al fatto che, negli ultimi decenni, il Centro ha saputo costruire una rete nazionale diffusa in tutte le Regioni, rappresentando una meta agognata per tanti viaggi della speranza, provenienti anche dalle Regioni del Nord e del Centro e da alcune nazioni europee dove è proverbiale l’efficienza dei servizi ma manca l’innovativa opportunità del Metodo alla Salute, sperimentato nel Centro di Medicina Sociale di Foggia dal 1977.

Negli ultimi mesi, sono stati in tanti - singole persone, istituzioni pubbliche, associazioni, autorità scientifiche - a inviare lettere di testimonianza e di protesta al Presidente Nichi Vendola per la ventilata chiusura del Centro. Il tutto ha sortito il piccolo risultato di un incarico per un anno al Dr. Giovanni Chiariello, concesso più per placare le numerose e continue dimostranze che per lungimiranza. Non c’è stata nessuna volontà di tutelare e far crescere un Centro di Eccellenza che da 37 anni in un servizio pubblico ha sperimentato, in anteprima a livello nazionale e internazionale, una metodologia alternativa al trattamento con psicofarmaci e psicoterapie.

È davvero paradossale che non interessi a nessuna istituzione preservare e far crescere un “know how” originale messo a punto in 37 anni di esclusivo lavoro nel servizio pubblico, a cui si poteva accedere col solo codice fiscale e il ticket aziendale. Probabilmente, avrebbe fatto una fine meno indecorosa se la collocazione geografica del Centro fosse stata a nord del Rubicone. Insomma, una scommessa umana-etica-sanitaria-scientifica-economica persa dalle vigenti autorità sanitarie locali, provinciali e regionali. Sarebbe potuto diventare un modello diffusibile a livello nazionale, non solo per l’efficacia dei risultati ma anche per la drastica riduzione dei costi, così tanta ricercata e declamata dalle autorità sanitarie regionali e nazionali.

L’amarezza per questo mancato, anche se dovuto, interesse istituzionale  è in parte compensata dalle prospettive di impegno, a livello nazionale, che il Dr. Loiacono sta svolgendo da due anni tramite la Fondazione, che recentemente ha ricevuto il riconoscimento di personalità giuridica di rilievo nazionale da parte del Ministero dell’Interno.

Nella giornata del 28 febbraio verrà anche presentato il libro del sociologo barese Giuseppe Arrivo “Storie di un operatore sociale”: una importante testimonianza e contributo esperienziale sul piano umano, etico, professionale, di ricerca scientifica globale.



 Fondazione Nuova Specie ONLUS 

Viale Kennedy 58/D - 71029, Troia (FG)

C.F. 94084660714 - Tel. 0881/379289 


venerdì 22 febbraio 2013

Villa Belluca (FG), martedì 26 febbraio 2013. INVITO ALL'INAUGURAZIONE DI CASA BELLUCA.

Fondazione Nuova Specie ONLUS 
Presidente: Dr. Mariano Loiacono



INAUGURAZIONE
DI CASA "BELLUCA"
DELL'ASSOCIAZIONE "KOILOS".



Martedì 26 febbraio 2013 alle 16.00 sarà inaugurata Villa Belluca, la nuova casa di accoglienza dell’Associzione "Koilos". Tale evento sarà caratterizzato da un rito, dalla partecipazione esclusiva di Eleonora Pierlorenzi  la quale è stata fonte di ispirazione del nome e, infine, un buffet per “far festa e concludere la serata.


Perché questo nome?

Certi eventi non accadono solo nei racconti, ma anche nella vita reale: l’esperienza del personaggio pirandelliano Belluca, è stata vissuta anche dalla signora E., una delle prime persone accolte nella villa in questione.

Il signor Belluca è un impiegato obbediente, un contabile mansueto e preciso. Un bel giorno però inizia a comportarsi in modo insolito, al punto tale che i colleghi e il capoufficio, credendolo pazzo, insistono perché sia ricoverato in un ospedale psichiatrico. Neppure i dottori che lo hanno in cura riescono a comprendere il significato della frase che egli continua ostinatamente a ripetere: « Il treno ha fischiato ».

Gli era parso che gli orecchi, dopo tant’anni, chi sa come, d’improvviso gli si fossero sturati. Il fischio di quel treno gli aveva squarciato e portato via d’un tratto la miseria di tutte quelle sue orribili angustie, e quasi da un sepolcro scoperchiato s’era ritrovato a spaziare anelante nel vuoto arioso del mondo che gli si spalancava enorme tutto intorno.

Belluca non è un pazzo; è un uomo degno di comprensione, che – come E. – ha finalmente trovato uno spazio (i Gruppi alla Salute) di libertà e di dignità.  Qualche cosa deve essere accaduta loro; ma naturalissima. Nessuno se la può spiegare, perché nessuno sa bene come questi hanno vissuto fino a questo momento.

A un uomo che viva come Belluca finora ha vissuto, cioè una vita “impossibile”, la cosa più ovvia, l’incidente più comune, un qualunque lievissimo inciampo impreveduto, d’un ciottolo per via, possono produrre effetti straordinari, di cui nessuno si può dar la spiegazione, se non pensa appunto che la vita di quell’uomo è “impossibile”. Bisogna condurre la spiegazione là, riattaccandola a quelle condizioni di vita impossibili, ed essa apparirà allora semplice e chiara. Chi veda soltanto una coda, facendo astrazione dal mostro a cui essa appartiene, potrà stimarla per se stessa mostruosa. Bisognerà riattaccarla al mostro; e allora non sembrerà più tale; ma quale dev’essere, appartenendo a quel mostro. Una coda naturalissima.

Vediamo spesso uomini vivere come Belluca e la signora E. (all’insegna di obblighi-doveri e funzioni-ruolo) ma dal momento in cui “fischia il treno”, bisogna concedere loro che di tanto in tanto, « tra una partita e l’altra da registrare, facciano una capatina, sì, in Siberia... oppure oppure... nelle foreste del Congo: – Si fa in un attimo, signor Cavaliere mio. Ora che il treno ha fischiato... »


Associazione Koilos

martedì 19 febbraio 2013

Romano d’Ezzelino (VI), mercoledì 13 febbraio 2013. QUINTO E ULTIMO GIORNO DEL CORSO "RAPPORTO GENITORI-FIGLI: DENTRO L'UTERO... A CIELO APERTO".


Fondazione Nuova Specie ONLUS 

Presidente: Dr. Mariano Loiacono





L’ALBERO DELLA VITA IN VIAGGIO.
CORSO "RAPPORTI GENITORI FIGLI".
QUINTA GIORNATA. 
mercoledì delle Ceneri   

"Ricordati che metastorico sei.... e metastorico ritornerai"

 
 E così, tra neve e scongelamenti, per qualcuno anche del cuore,siamo giunti all’ultimo giorno di corso…
 
È difficile, con l’oceano che si muove impetuoso dentro di me, provare a raccontare questa giornata che è fine e inizio, che è fronte di passaggio di morte e rinascita per tanti di noi. Le tenebre ancora ci sono, e magari ci inoltriamo proprio nella parte più fitta, dove i sensi si perdono e tutto si fa puro affidamento… eppure la sensazione è di risucchio e di forte attrazione verso quell’oscurità che solo ci può far ri-sorgere dalle ceneri delle nostre esistenze frantumate e desertiche.
 
Oggi è anche mercoledì delle Ceneri, giorno che, secondo la tradizione cristiana, segna il passaggio nel tempo di Quaresima, un tempo in cui ognuno con la sua croce si avvia ad una morte di rinascita e resurrezione. È molto significativa per me questa coincidenza. Tanti di noi stanno vivendo un dolore antico, profondo, straziante. Sento però, nel raccoglimento silenzioso che avverto, che oggi di questo dolore ne iniziamo a recuperare un senso che non è più croce, peso, fardello, ma è, appunto, continuo ri-attraversare canali da parto per continue nascite e nuove fioriture. E allora, come ci accompagna a comprendere il caro Eliseo, ben vengano i quaranta giorni di quaresima, se, anche attraversandoli come passaggio doloroso, mettono fine ad una Quaresima che potrebbe durare in eterno senza neanche portarci ad una rinnovata esistenza. Questo “tempo forte” allora si fa tempo di crisi-opportunità per tornare alla nostra essenza originaria; dentro le ceneri della nostra vita possiamo riconoscere il roveto ardente della nostra identità, della nostra specificità, in cui le contraddizioni, gli opposti non tolgono vita ma ricollegandosi e danzando insieme nel progetto antenato della nostra gravidanza ci portano a ritrovarci più interi e armonici.  
Oggi quindi, celebrando proprio il battesimo delle nostre esistenze che inizia a dar valore più alla nostra grandiosità e infinita potenzialità di rigenerazione che alla nostra caducità, potremmo dire “Ricordati che metastorico sei e metastorico ritornerai”.



Festeggiamo anche il compleanno della piccola Elisa, figlia di Gianni e Rosanna. A lei Mariano dona un pensiero profondo, una bellissima espressione danzante di Jasmina, augurandole di riuscire a sciogliere le catene che hanno avvolto il corpo di sua madre e di riuscire ad esprimersi con la libertà e l’armonia con cui Jasmina delizia e meraviglia tutti, grandi e piccoli. Mentre si svolge questo momento mi sorprende come Elisa si goda questa danza a bocca aperta, meravigliata e sognante come davanti ad una principessa che attraverso il corpo scioglie un incantesimo che aveva intrappolato e tenuto prigioniere le emozioni. Tutti cogliamo il valore e la dignità che alcune culture ancora danno al me.me. della danza come espressione di un nucleo profondo e intimo. Ringrazio Jasmina per aver incantato anche me.


È l’occasione per ringraziare anche Renato per la sua passione nel fare ricerca e custodire i me.me. di altre culture e tradizioni attraverso la musica. Attraverso lo spettacolo dei Barbapedana, importante come dono generoso e concreto per la Fondazione Nuova Specie, tanti di noi hanno potuto godersi una serata all’insegna della leggerezza e dei corpi sudati e caldi che hanno spontaneo piacere di stare vicini, unirsi nel fare festa e celebrare il godimento, i sensi, il piacere che è nel ritmo e nel suono, nella voce delle cose sempliciÈ un bel momento in cui due maschi adulti celebrano reciprocamente il loro valore e si riconoscono come viandanti segnati e sensibili…e con questa emozione si arriva anche al dono: Renato dona a Mariano il suo leggio; è un oggetto ma è anche un pezzo che suda la storia di Renato, che ha viaggiato con lui e che ha “letto” tanto di quest’uomo…così com’è, denso di significati e di esperienza, viene da lui donato a Mariano che, in questa nuova fase della sua vita, merita un nuovo e più ampio riconoscimento che passa anche attraverso qualche agio, qualche comodità in più…


È la volta di Maurizio che ci fa dono della propria commozione e delle proprie paure. Maurizio è un uomo di valore che però ha paura della propria meiosi. E allora, tra mille incertezze, meglio continuare a riporre la fiducia in una soluzione mitotica che ci illude o spingerci ad accettare una meiosi che ci fa star male per andare, però, incontro ad una nuova gravidanza? A noi la scelta…
 

L’Associazione alla Salute Lombardia ci invita ad una settimana, a metà marzo, di eventi molteplici in terra lombarda… prossimamente dettagli e programma…ma già sembra interessante    
Tocca poi a Giulia e Gioele…è un bel momento, in cui, anche grazie alla distinzione in cui sono stati accompagnati in questi giorni, possono ritrovarsi di nuovo faccia a faccia…sono molto emozionati, lo sento, ma essendosi distinti un po’ di più ora possono anche esprimere il negativo con più forza, sentendosene più in diritto. Distinguendosi si fa un salto precipiziale e spesso nella coppia è proprio da qui, da questo piombare nel buio, che iniziano i cambiamenti interni ed esterni e si può iniziare a riconoscerseli e goderseli reciprocamente. Arriva anche uno schiaffo, un dono di Giulia a Gioele. Eh sì, perché non tutti hanno la fortuna di sentire, anche nel corpo, che l’altro è arrabbiato con noi… Mariano invita Gioele a “godersi” questo gesto e a sentirne il sapore facendosi attraversare dalle sensazioni… non è il caso di risalire con le parole… è un momento sacro per me, forte ma pieno di cor-aggio. Anche un evento apparentemente negativo, come ad esempio uno scontro fisico, può essere il nostro modo di abbandonare, di strapparci di dosso la “zona pellucida”, i resti della famiglia di origine o di una situazione che finora è andata bene ma che ora si è esaurita in cui siamo incatenati e ancora schiavi, per costruire legàmi totalmente nostri e specifici che non ci lègano ma ci intrecciano. Se non perdiamo questo contatto ancora troppo forte con la storia delle nostre famiglie d’origine non possiamo cogliere i punti di contatto con il laboratorio metastorico, quei punti che invece possono orientarci “all’altra faccia di Giano”, proprio quella che guarda avanti. Tutto, in questa prospettiva nuova, può nascere da un tradimento, da un abbandono, da una separazione. Pur essendo stati entrambi punto mitotico per l’altro in una situazione difficile che, sia Giulia che Gioele vivevano, ora è tempo di lasciarsi andare…non è detto che nel girovagare e nel proseguire il viaggio, ognuno verso se stessi, non ci si ri-incontri, magari su basi nuove…
 

In questa visione nuova la nascita diventa passaggio di morte: ad ogni tornante muore un ciclo vitale per dare inizio ad uno nuovo; si spegne l’interruttore di qualcosa che non serve più e si accende la luce per qualcosa di nuovo, inaspettato, inedito. Nel salto precipiziale, che ognuno di noi deve fare se vuole continuare il viaggio della gravidanza e non abortirsi-abortire, non abbiamo più nessuna garanzia. Ma è proprio questo salto che ci precipita nell’esistenza. Il salto precipiziale è una perdita ed è solo avendo perso che andiamo alla ricerca di nuove soluzioni per continuare il Viaggio.
 

Alla nascita non c’è più l’utero, la placenta, accompagnatori antenati intimamente devoti al viaggio della vita…questa volta ad accoglierci o non accoglierci c’è la membrana etno-culturale che è già formata prima della nostra nascita e che raccoglie il sapere di chi è venuto prima di noi. Si nasce quindi dopo aver attraversato il canale da parto, nella crisi, nell’angustus, nell’extra. Durante la gravidanza le tappe e i vari passaggi scorrono fluidi perché c’è un programma antenato organizzato. Nella vita a cielo aperto spesso dimentichiamo o ci facciamo spaventare dalla successione di tappe necessarie alla crescita. 
A volte perdere delle figure storiche che ci hanno accompagnato, distinguerci, separarci ci fa sentire un senso profondo di sradicamento e di sofferenza proprio perché non abbiamo più la memoria dei passaggi, anche duri, che abbiamo già compiuto nella prima gravidanza che ci ha consegnati all’esistenza. In questa successione di tappe sono importanti i tempi, ogni tappa ha un inizio e una fine che ci consegna, seppur a volte con dolore, alla successiva. Se, infatti, il feto rimane otto-dieci giorni in più nell’utero, pur avendo già compiuto tutto il viaggio, muore: la vita ha i suoi tempi e per favorirla è necessario che torniamo a riappropriarci proprio di questo senso continuo di accolgo-spingo, espello, di vivo-lascio, abbandono, di mi fermo-riparto, di mi avvicino-mi separo. Solo così possiamo continuare il viaggio e non fermarci in comodi porti sicuri che prima o poi diventano privi di vita. 

Ma alla nascita ci si arriva affrontando diverse prove…
 

La prima prova è la delusione che ci infligge mamma-utero: l’utero ai nove mesi ci delude, ci spinge fuori da un gioco illusorio. Come? Scacciandoci fuori attivamente! La nostra prima sofferenza è quindi da tradimento: l’utero, attraverso le contrazioni, ci tradisce. L’utero è il primo e più civile accompagnatore che incontriamo; quando è giunto il tempo di separarci per farci nascere, attraverso le contrazioni ci accompagna a separarci con determinazione; ama così tanto il feto che rinuncia a cose proprie per lui e per la sua vita. Nella vita poi, a molti di noi, da figli, tocca fare il percorso inverso e dover essere noi attivi per allontanare, “scacciare” i nostri genitori dalle nostre vite; spesso le nostre famiglie d’origine sono falsi uteri giacché, anche a volte in tarda età, non vogliono rinunciare al loro ruolo anche se si è abbondantemente esaurito o se a noi non serve più; un utero che non vuole smettere di fare l’utero non fa nascere ma, ahimè, spesso un utero ha bisogno di eterni-embrioni-feti proprio per sentirsi-replicarsi la propria identità…che incivilta! 

La seconda prova è una sofferenza da angustus. Per nascere dobbiamo obbligatoriamente transitare da una situazione stretta, chiusa, opprimente. Il feto, al momento del parto, viene immesso in un ambiente stretto, che lo stringe e che gli è sconosciuto. Mentre finora ha vissuto dolcemente secondo il kairos ora incontra il kronos. Nel canale da parto iniziamo a pensare che c’è un kronos senza fine che ci può portare alla morte…è proprio in questo tratto che facciamo la prima esperienza di fede e speranza: “non vedo la fine, sono disperato perché immagino di andare verso la morte…e poi nasco”. È la prima forte esperienza di affidamento, in cui prendiamo consapevolezza del “ora non vedo ma…”. 

L’ultima sofferenza è quella da “estraneo”: mi ritrovo a contatto obbligato con un ambiente che non ha niente a che vedere con quello da cui provengo. E con questo esterno-estraneo alla nascita siamo subito costretti ad instaurare un rapporto di totale dipendenza: se non dilatiamo i polmoni moriamo, siamo subito obbligati a prendere dall’esterno ciò che ricevevamo attraverso il cordone ombelicale; il primo vagito è il segno che questo passaggio è un passaggio traumatico, forte. Proprio però questa prima mancanza ci spinge ad aprirci e ad acquisire una competenza così vitale come la respirazione. Con l’entrata dell’aria e dell’ossigeno per la prima volta acquisisco inoltre lo strumento della voce che fa sentire anche a distanza che “io ci sono, esisto”. Questo è il secondo regalo della nascita che però passa attraverso una dipendenza totale dall’esterno. Altre mancanze però sente il neo-nato. Anche per nutrirsi perde lo strumento devoto del cordone ombelicale. Si instaura qui un’altra dipendenza: il seno materno diventa vitale per lui. Anche il calore svolge un ruolo importantissimo nei primi giorni di vita: nasciamo nudi e quindi siamo sensibilissimi alle variazioni di temperatura; il primo calore che possiamo offrire è il nostro corpo. Il corpo della madre, dei genitori dovrebbe subito entrare in relazione e “riscaldare” la nuova vita; un corpo che ci accoglie fa festa per noi, perché siamo nati, ci dice “che bello, sei nato-a, io sono il tuo utero, ti celebro, faccio festa per te”… Alla nascita dobbiamo abbandonare anche la placenta, la placenta continuamente ci vedeva, sentiva quello di cui avevamo bisogno ma quando nasciamo questo viene a mancare; inizia quindi la necessità di avere uno specchio esterno. Quello che sono non me lo posso dire da solo, ma io divento, mi rappresento tutto quello che tu mi fai sentire che sono, non quello che “serve a te” come spesso, ahimè, avviene nelle famiglie. Ma alla nascita il primo specchio che incontriamo non sempre è puro e fedele, spesso è incrostato di altro e riflette il modo di pensare, il sistema di valori che esiste al momento della mia nascita.

Qui inizia il grande circuito del vedere:
SONO VISTO/A --> MI VEDO --> VEDO --> TI VEDO --> SEI VISTA/O  

È qui e così precocemente che si pongono le basi del nostro riconoscerci-sentirci…
 
A questo punto Mariano ci lascia tutti a bocca aperta con una rilettura globale e profonda di tre saggezze antenate

la stalla di Betlemme, il mito di Edipo Re e la favola di Pinocchio. È meraviglioso perdersi nel racconto-interpretazione degli intrecci familiari e nei rimandi continui alla storia della gravidanza che mettono in luce aspetti significativi e critici di quelle che dovrebbero essere una “famiglia-utero ideale” e due esempi di “famiglie-utero parziali”… ancora una volta godiamo di uno spettacolo grazie alla capacità di Mariano di riscoprire-cogliere il giusto valore di saperi ampiamente banalizzati.

Alla fine di questa giornata e di questo viaggio tra saperi antenati emerge sempre più chiaro il valore della gravidanza come griglia interpretativa e di lettura della realtà; è un sapere universale e sempre applicabile. Se ognuno di noi riuscisse a fare proprio il programma della gravidanza noi per primi potremmo intervenire nelle vite nostre e in quelle degli altri senza ricorrere agli specialisti ogni volta che la vita ci parla bloccandosi nel suo procedere. La teoria più universale è la gravidanza. Ma è una teoria “haggadah”, poiché, partendo dalla vita, ognuno di noi può aggiungere, arricchire, ampliare. È un sapere che pur avendo già visto, compreso e contemplato molto può sempre crescere. 

 
La gravidanza è per eccellenza il tempio della Metastoria che originariamente si incarna nella Storia attraverso il grembo del Femminile. Ognuno di noi, riscoprendo il proprio femminile, può accompagnare la metastoria nel suo travaglio che oggi si esprime in una storia frantumata e a disagio che chiede a gran voce un salto in cui tutti possiamo transitare sempre più da ruoli storici a creativi e coraggiosi atti metastorici.
 

Ringrazio davvero profondamente Mariano per averci condotto in questa immersione meravigliosa nel ventre intimo della Vita. Auguro ad ognuno di noi che questo corso ci in-segni, “segni dentro”, l’incanto della gravidanza e che, da corso, si faccia occasione e inizio di un per-corso più adulto e uterino.
 

Mi piace concludere così:

“Non indicate per loro una via conosciuta ma se proprio volete insegnate soltanto la magia della Gravidanza”.
 

Traboccante di sensazioni e stupore,


Graziana