UN VENTO NUOVO
DI PRIMAVERA
Domenica 25 marzo voglio datare l’inizio di un vento nuovo nella mia vita dopo gli ultimi mesi in cui hanno cominciato a chiudersi precedenti contenitori e antiche relazioni, a cui sono stato tanto legato e dai quali mi sono sentito molto condizionato.
Il primo contenitore che ho dovuto lasciare è stato lo storico Centro di via Arpi. Ancora una volta mi sono sentito poco valorizzato dall’esterno e solamente oggetto di scambi di potere che non hanno tenuto conto della nostra storia e delle nostre particolari progettualità. Di questo ne ho già parlato in una precedente lettera al Rettore dell’Università di Foggia. La chiusura di questo primo contenitore storico ci ha portato nei nuovi locali presso l’Ospedale Colonnello D’Avanzo.
Il secondo contenitore che ho dovuto lasciare da giovedì 22 marzo è stato casa mia perché devono essere fatti dei lavori assieme alla dipintura dei locali. Adesso sono ospite con Giovanna a casa di mia figlia Francesca e di Andrea e ho dovuto rinunciare ad alcune delle mie abitudini e organizzazioni molteplici. Ne avrò per 2-3 settimane e dovrò seguire in trasferta la seconda fase del Progetto "Rainbow" che comincia sabato 31 marzo p.v. nelle campagne di Ripe tra Corinaldo e Senigallia. La nostra casa subirà alcune modifiche circa la sistemazione della mia stanza-studio. Giovanna mi ha assegnato la stanza più soleggiata che volge ad Oriente e che ha il balcone dove la mattina al risveglio passo alcuni minuti insieme all’antenato Sole. Ho notato con piacere l’interessamento affettuoso e l’impegno che ci hanno messo Giovanna, Barbara e Francesca nell’approntarmi questa soluzione sicuramente più favorevole.
Il terzo contenitore che ho dovuto lasciare sabato 24 marzo è stato il piazzale antistante la casa popolare dei miei a Troia dove ho vissuto dall’età di sei anni e dove si sono svolte importanti dinamiche con altri ragazzi coetanei e non, falò per la festa di S. Giuseppe, soste pomeridiane sui sedili ombreggiati dagli alberi sovrastanti, il muretto di cinta dove mi son seduto tante volte per attendere e meditare. Il Comune ha deciso di ristrutturarla completamente e forse abbatteranno alberi grandi che ho visto piantare. Si è finalmente chiusa, anche se con dolore, la relazione con le mie radici che da anni erano divenute formali e irriconoscenti.
L’ultimo contenitore che sto abbandonando è il paese di Troia che mai si è reso conto del valore del mio lavoro e del Progetto Nuova Specie. Nell’ultimo anno, dopo la nascita della Fondazione, ci ho provato ancora una volta con varie e importanti iniziative, ma il terreno è incolto e arido e non promette frutti, almeno a breve. Sto meditando cosa è opportuno fare per la Fondazione Nuova Specie, tenendo conto che ha un valore nazionale e che debbo favorire la sua crescita. Dubito che il terreno della mia città sia quello più favorevole. In ogni caso, soprattutto dopo la festa del 26 febbraio in piazza e dopo il recente convegno di primavera sull’insieme Femminile-Maschile, ho constatato la completa assenza di persone del mio paese e lo scarso interesse a interagire con questa importante novità. Ho sentito, perciò, che questo antico contenitore della mia vita va lasciato andare, verificando ancora per un po’ quale attività produce e cosa intende valorizzare di un progetto al quale i miei compaesani hanno finora riservato freddezza e riluttanza e, in passato, forti dosi di ostilità. La nostalgia non è mai da sola un buon ingrediente per costruire cose di valore e stabili nel tempo.
Proprio ieri, sabato 24 marzo, mi sono concesso una mezza giornata per me e mi sono isolato sui monti dauni dove c’è il laghetto di Biccari. Mi son portato da leggere l’interessante scritto che Silvio mi ha inviato quale suo tardivo contributo alla mia supervisione. Lo ha approntato commentando le varie fasi dell’accompagnamento che Gesù ha fatto a Pietro per renderlo pescatore di uomini. Devo dire che mi ha aiutato ad elaborare parti della mia sofferente situazione e mi sono sentito accompagnato da questo scritto per riconoscere aspetti precedenti della mia vita e per proiettarmi verso la nuova primavera che sento può iniziare nella mia vita.
Ho pensato che il dover lasciare questi contenitori storici della mia gravidanza è stato un po’ come espellere la placenta dopo essere nato. Ora sento un inizio fragile e in crescita che non so ancora bene in quali nuovi e diversi contenitori mi vuole portare. E’ uno spirito nuovo che sta entrando nella mia vita. E’ un vento che sta soffiando nella mia storia e ha il sapore di una nuova primavera.
Ho pensato che il dover lasciare questi contenitori storici della mia gravidanza è stato un po’ come espellere la placenta dopo essere nato. Ora sento un inizio fragile e in crescita che non so ancora bene in quali nuovi e diversi contenitori mi vuole portare. E’ uno spirito nuovo che sta entrando nella mia vita. E’ un vento che sta soffiando nella mia storia e ha il sapore di una nuova primavera.
Da oggi intendo provarci seriamente e sento che la storia accoglierà questo fresco vento metastorico per prepararsi essa stessa a una nuova primavera.
Chi intende accompagnarsi in maniera affidabile a questo nuovo corso è il benvenuto. C’è tanto da creare, osare, lavorare, cambiare, radunare, intrecciare.
Per far sbocciare pienamente questa nuova primavera, sento però la necessità di sciogliere la mia relazione storica con l’esperienza di Foggia.
Ho volutamente detto “l’esperienza di Foggia” perché è stata caratterizzata da una miscela particolare rappresentata dal Centro di Medicina Sociale, dai volontari delle Domus e del Centro, dall’Associazione alla Salute di Foggia. Ogni persona transitata da Foggia e ogni realtà gemmata all’interno della Regione Puglia e delle altre Regioni deve riconoscere in questa efficace e generosa miscela la matrice della propria attuale identità. Onore e merito a quanti l’hanno generosamente rappresentata e sostenuta. Nella memoria storica del Progetto, l’esperienza di Foggia rappresenta la “casa madre”; per intanto, rappresenta ancora l’unica esperienza ordinaria e intensiva del metodo alla salute; il suo venir meno lascerebbe scoperte le possibilità di crescita e di trattamento che sono state la carta vincente dello sviluppo del Metodo alla Salute e che ha permesso la sua proliferazione extraregionale.
Che cosa, dunque, voglio sciogliere per facilitare la mia primavera.
Voglio sciogliere il fatto che io appartenga soprattutto all’esperienza di Foggia. Purtroppo al Centro ci devo lavorare ancora per far maturare condizioni di stabilità e di continuità istituzionale che allo stato attuale ancora non sono garantite senza la mia presenza come dipendente. Conseguentemente a questo mio ruolo, devo monitorare la funzionalità e l’affidabilità legale-assicurativa delle domus che collaborano col Centro e tanto ruolo svolgono nel partecipare all’esperienza uterina del metodo alla salute nella sua versione ordinaria e intensiva.
E’ giunto però, per me, il tempo in cui debbo considerare l’esperienza di Foggia “una” concretizzazione del metodo alla salute, anche se la più importante. Ma non posso più identificarmi con essa, solo perché ancora ci lavoro. Il mio ruolo di Presidente della Fondazione Nuova Specie, che ha una valenza nazionale, mi impone di dover avere a cuore e dedicare il mio tempo a tutte le realtà regionali allo stesso modo, preservandomi anche il tempo da dedicare alla ricerca-approfondimento-redazione-diffusione della teoria-prassi di nuova specie.
Sento, però, che le persone che rappresentano i vari ingredienti dell’esperienza foggiana (operatori del Centro, Associazione Koilos, Associazione alla Salute) fanno grandi difficoltà a sganciarsi dalla mia presenza attiva e prendersi la propria responsabilità autoreferenziale. Vorrei che chi vuole ci accompagnasse ad attraversare questa difficile transizione-distizione dalla quale dipende anche l’ulteriore evoluzione del Progetto Nuova Specie.
Se questa prospettiva fallisse, mi sentirei obbligato a lasciare il campo istituzionale e mettermi in pensione dal mio ruolo di dipendente dell’Azienda, con le ovvie-prevedibili conseguenze per tutti.
Vi faccio, perciò, un invito al quale ci tengo molto.
Giovedì 10 maggio p.v., a conclusione della seconda fase del Progetto Rainbow e dei miei impegni con l’Associazione alla Salute Romagna, intendo fare per l’intera giornata una supervisione sull’UNITA’ COMPLESSA DI FOGGIA. Vi aspetto numerosi per quella data e vi invito a prepararvi e prepararci con devota partecipazione e vicinanza.
Mariano Loiacono