sabato 31 marzo 2012

Troia (FG), domenica 25 marzo 2012. UN NUOVO VENTO DI PRIMAVERA. Lettera del Dr. Mariano Loiacono.

 

FONDAZIONE NUOVA SPECIE ONLUS
 Presidente: Dr. Mariano Loiacono





UN VENTO NUOVO
DI PRIMAVERA





Domenica 25 marzo voglio datare l’inizio di un vento nuovo  nella mia vita dopo gli ultimi mesi in cui hanno cominciato a chiudersi precedenti contenitori e antiche relazioni, a cui sono stato tanto legato e dai quali mi sono sentito molto condizionato.

Il primo contenitore che ho dovuto lasciare è stato lo storico Centro di via Arpi. Ancora una volta mi sono sentito poco valorizzato dall’esterno e solamente oggetto di scambi di potere che non hanno tenuto  conto della nostra storia e delle nostre particolari progettualità. Di questo ne ho già parlato in una precedente lettera al Rettore dell’Università di Foggia. La chiusura di questo primo contenitore storico ci ha portato nei nuovi locali presso l’Ospedale  Colonnello D’Avanzo.

Il secondo contenitore che ho dovuto lasciare da giovedì 22 marzo è stato casa mia perché devono essere fatti dei lavori assieme alla dipintura dei locali. Adesso sono ospite con Giovanna a casa di mia figlia Francesca e di Andrea e ho dovuto rinunciare ad alcune delle mie abitudini e organizzazioni molteplici. Ne avrò per 2-3 settimane e dovrò seguire in trasferta la seconda fase del Progetto "Rainbow" che comincia sabato 31 marzo p.v. nelle campagne di Ripe tra Corinaldo e Senigallia. La nostra casa subirà alcune modifiche circa la sistemazione della mia stanza-studio. Giovanna mi ha assegnato la stanza più soleggiata che volge ad Oriente e che ha il balcone dove la mattina al risveglio passo alcuni minuti insieme all’antenato Sole. Ho notato con piacere l’interessamento affettuoso e l’impegno che ci hanno messo Giovanna, Barbara e Francesca nell’approntarmi questa soluzione sicuramente più favorevole.

Il terzo contenitore che ho dovuto lasciare sabato 24 marzo è stato il piazzale antistante la casa popolare dei miei a Troia dove ho vissuto dall’età di sei anni e dove si sono svolte importanti dinamiche con altri ragazzi coetanei e non, falò per la festa di S. Giuseppe, soste pomeridiane sui sedili ombreggiati dagli alberi sovrastanti, il muretto di cinta dove mi son seduto tante volte per attendere e meditare. Il Comune ha deciso di ristrutturarla completamente e forse abbatteranno alberi grandi che ho visto piantare. Si è finalmente chiusa, anche se con dolore, la relazione con le mie radici che da anni erano divenute formali e irriconoscenti.

L’ultimo contenitore che sto abbandonando è il paese di Troia che mai si è reso conto del valore del mio lavoro e del Progetto Nuova Specie. Nell’ultimo anno, dopo la nascita della Fondazione, ci ho provato ancora una volta con varie e importanti iniziative, ma il terreno è incolto e arido e non promette frutti, almeno a breve. Sto meditando cosa è opportuno fare per la Fondazione Nuova Specie, tenendo conto che ha un valore nazionale e che debbo favorire la sua crescita. Dubito che il terreno della mia città sia quello più favorevole. In ogni caso, soprattutto dopo la festa del 26 febbraio in piazza e dopo il recente convegno di primavera sull’insieme Femminile-Maschile, ho constatato la completa assenza di persone del mio paese e lo scarso interesse a interagire con questa importante novità. Ho sentito, perciò, che questo antico contenitore della mia vita va lasciato andare, verificando ancora per un po’ quale attività produce e cosa intende valorizzare di un progetto al quale i miei compaesani hanno finora riservato freddezza e riluttanza e, in passato, forti dosi di ostilità. La nostalgia non è mai da sola un buon ingrediente per costruire cose di valore e stabili nel tempo.


Proprio ieri, sabato 24 marzo, mi sono concesso una mezza giornata per me e mi sono isolato sui monti dauni dove c’è il laghetto di Biccari. Mi son portato da leggere l’interessante scritto che Silvio mi ha inviato quale suo tardivo contributo alla mia supervisione. Lo ha approntato commentando le varie fasi dell’accompagnamento che Gesù ha fatto a Pietro per renderlo pescatore di uomini. Devo dire che mi ha aiutato ad elaborare parti della mia sofferente situazione e mi sono sentito accompagnato da questo scritto per riconoscere aspetti precedenti della mia vita e per proiettarmi verso la nuova primavera che sento può iniziare nella mia vita.

Ho pensato che il dover lasciare questi contenitori storici della mia gravidanza è stato un po’ come espellere la placenta dopo essere nato. Ora sento un inizio fragile e in crescita che non so ancora bene in quali nuovi e diversi contenitori mi vuole portare. E’ uno spirito nuovo che sta entrando nella mia vita. E’ un vento che sta soffiando nella mia storia e ha il sapore di una nuova primavera.

Da oggi intendo provarci seriamente e sento che la storia accoglierà questo fresco vento metastorico per prepararsi essa stessa a una nuova primavera.

Chi intende accompagnarsi in maniera affidabile a questo nuovo corso è il benvenuto. C’è tanto da creare, osare, lavorare, cambiare, radunare, intrecciare.

Per far sbocciare pienamente questa nuova primavera, sento però la necessità di sciogliere la mia relazione storica con l’esperienza di Foggia.

Ho volutamente detto “l’esperienza di Foggia” perché è stata caratterizzata da una miscela particolare rappresentata dal Centro di Medicina Sociale, dai volontari delle Domus e del Centro, dall’Associazione alla Salute di Foggia. Ogni persona transitata da Foggia e ogni realtà gemmata all’interno della Regione Puglia e delle altre Regioni deve riconoscere in questa efficace e generosa miscela la matrice della propria attuale identità. Onore e merito a quanti l’hanno generosamente rappresentata e sostenuta. Nella memoria storica del Progetto, l’esperienza di Foggia rappresenta la “casa madre”; per intanto, rappresenta ancora l’unica esperienza ordinaria e intensiva del metodo alla salute; il suo venir meno lascerebbe scoperte le possibilità di crescita e di trattamento che sono state la carta vincente dello sviluppo del Metodo alla Salute e che ha permesso la sua proliferazione extraregionale.

Che cosa, dunque, voglio sciogliere per facilitare la mia primavera.

Voglio sciogliere il fatto che io appartenga soprattutto all’esperienza di Foggia. Purtroppo al Centro ci devo lavorare ancora per far maturare condizioni di stabilità e di continuità istituzionale che allo stato attuale ancora non sono garantite senza la mia presenza come dipendente. Conseguentemente a questo mio ruolo, devo monitorare la funzionalità e l’affidabilità legale-assicurativa delle domus che collaborano col Centro e tanto ruolo svolgono nel partecipare all’esperienza uterina del metodo alla salute nella sua versione ordinaria e intensiva.

E’ giunto però, per me, il tempo in cui debbo considerare l’esperienza di Foggia “una” concretizzazione del metodo alla salute, anche se la più importante. Ma non posso più identificarmi con essa, solo perché ancora ci lavoro. Il mio ruolo di Presidente della Fondazione Nuova Specie, che ha una valenza nazionale, mi impone di dover avere a cuore e dedicare il mio tempo a tutte le realtà regionali allo stesso modo, preservandomi anche il tempo da dedicare alla ricerca-approfondimento-redazione-diffusione della teoria-prassi di nuova specie.

Sento, però,  che le persone che rappresentano i vari ingredienti dell’esperienza foggiana (operatori del Centro, Associazione Koilos, Associazione alla Salute) fanno grandi difficoltà a sganciarsi dalla mia presenza attiva e prendersi la propria responsabilità autoreferenziale. Vorrei che chi vuole ci accompagnasse ad attraversare questa difficile transizione-distizione dalla quale dipende anche l’ulteriore evoluzione del Progetto Nuova Specie.

Se questa prospettiva fallisse, mi sentirei obbligato a lasciare il campo istituzionale e mettermi in pensione dal mio ruolo di dipendente dell’Azienda, con le ovvie-prevedibili conseguenze per tutti.

Vi faccio, perciò, un invito al quale ci tengo molto.

Giovedì 10 maggio p.v., a conclusione della seconda fase del Progetto Rainbow e dei miei impegni con l’Associazione alla Salute Romagna, intendo fare per l’intera giornata una supervisione sull’UNITA’ COMPLESSA DI FOGGIA. Vi aspetto numerosi per quella data e vi invito a prepararvi e prepararci con devota partecipazione e vicinanza.

Dicono i francesi “Qui vivra, verra”.  
 

Mariano Loiacono

venerdì 30 marzo 2012

Forlì (FC), giovedì 29 marzo 2012. COMUNICATO STAMPA. Progetto della Fondazione Nuova Specie: PROGETTO NOVAZZANO.

 

FONDAZIONE NUOVA SPECIE ONLUS 
Presidente: Dr. Mariano Loiacono
 
 
 
 
 




COMUNICATO STAMPA
DEL 29 MARZO 2012


 


in collaborazione con la Fondazione “Nuova Specie”,
a partire dal 31 marzo 2012, 
darà  il via al primo progetto sperimentale nella  nostra regione rivolto a giovani cosiddetti "psicotici":
il Progetto "Novazzano".


 

Si tratta di ragazzi che insieme alla famiglia hanno già fatto un percorso presso il Centro di Medicina Sociale dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Foggia diretto dal Dr. Mariano Loiacono e che, grazie al Metodo alla Salute sperimentato da oltre 35 anni, non assumono più psicofarmaci da tempo. L’obbiettivo del Progetto "Novazzano" è quello di dare un’ulteriore aiuto ai ragazzi nel ricucire le relazioni con l’esterno attraverso l’accompagnamento degli operatori-volontari formati al Metodo alla Salute.

Il Progetto fa parte delle iniziative promosse dalla Fondazione Nuova Specie, di cui il Dr. M. Loiacono è Presidente, e avrà come locazione la casa di uno dei ragazzi a Forlì, casa che per quindici giorni si trasformerà nella sede di questa sperimentazione che durerà fino al 15 aprile 2012. Il Progetto prevede molte attività, tra le quali i Gruppi alla Salute, che sono alla base del metodo, laboratori creativi, e gite sul territorio. Tutto questo dentro l’ordinarietà di una “famiglia allargata” dove persone di varie età, bambini, giovani e meno giovani, vivranno questa importante esperienza .

Il Progetto “Novazzano” si inserisce all’interno delle attività dell’“Aprile romagnolo” dell’Associazione alla Salute Romagna, mese che prevede anche l’organizzazione di due corsi intensivi: Settimana intensiva con il Metodo alla Salute” dal 17 al 22 aprile e del corso Approccio globale all’Adolescenza dal 24 al 29 aprile. Entrambi i corsi saranno tenuti dal Dr. Mariano Loiacono presso il Park Hotel Grilli di Cesenatico.

Questi eventi saranno presentati assieme al progetto forlivese  in una conferenza che si terrà  l’11 aprile p.v. presso la Sala Conferenze del museo della Marineria di Cesenatico alle ore 17:00.

Tel. 329.34.11.548


giovedì 29 marzo 2012

Foggia, lunedì 26 marzo 2012. COMUNICATO STAMPA della FONDAZIONE NUOVA SPECIE. PROGETTO RAINBOW A RIPE (AN).

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COMUNICATO  STAMPA
DEL 26 MARZO 2012


AD APRILE
IL VIA ALLA
SECONDA SPERIMENTAZIONE
DEL “PROGETTO RAINBOW”
FINALIZZATO ALLA CURA E
ALLA RIABILITAZIONE
DI SOGGETTI PSICHIATRICI
SENZA UTILIZZO DI PSICOFARMACI



Dal 31 marzo al 14 aprile, a Ripe (AN),
sei persone diagnosticate affette da psicosi cronica
e non più trattate con psicofarmaci,
convivranno assieme a 25 operatori
formati al “Metodo Alla Salute”.
Il progetto, superando l’ottica
della psichiatrizzazione farmacologica, 
è finalizzato alla crescita dell’individuo
nel rapporto con se stesso,
con la sua famiglia di origine e
con il contesto sociale in cui è inserito.




In seguito agli ottimi risultati conseguiti nella prima sperimentazione del “Progetto Rainbow” tenutasi a Foggia durante il mese di novembre, la Fondazione Nuova Specie, in collaborazione con l’Associazione Alla Salute Marche, ripropone l’esperienza a Ripe, in provincia di Ancona

Sei persone, precedente diagnosticate come affette da psicosi cronica, a seguito di alcuni mesi di trattamento presso il Centro di Medicina Sociale di Foggia in cui è stato possibile crescere e dismettere lentamente gli psicofarmaci, vivranno assieme ad altri 25 persone (“rainbownauti”), i quali hanno accettato di condividere con loro, giorno e notte, quattordici giorni della propria vita. La convivenza residenziale nel paese di Ripe, insieme a momenti di festa e di escursione sul meraviglioso territorio marchigiano, si baserà sulle dinamiche “metastoriche”: dinamiche di interazione profonda che coinvolgono intensamente e creativamente tutti e tre codici vitali di una persona, ovvero, il codice bio-organico o delle emozioni specifiche, il codice analogico o del corpo e il codice razionale-simbolico. Ripe, per due settimane, sarà la capitale delle nuove frontiere sulle cosiddette "psicosi" e vedrà uniti, in un unico progetto sperimentale, “rainbownauti” e cosiddetti "psicotici" provenienti da quasi tutte le regioni italiane. Il collante è la profonda esperienza di crescita e di formazione fatta grazie al “Metodo alla Salute” che da 35 anni sta sperimentando, a livello internazionale, un’alternativa di cura e di crescita alle risposte istituzionali psichiatriche (TSO, psicofarmaci, casa residenziali psichiatriche, ecc.) che si stanno rilevando inefficaci ed estremamente costose, producendo crescenti condizioni di cronicità e di costi. Il progetto sarà diretto dal Dr. Mariano Loiacono che intervallerà la sperimentazione con momenti di supervisione, ai quali potranno partecipare anche i familiari. L’intera esperienza verrà documentata mediante registrazione audio-visiva per lasciare una memoria storica degli avvenimenti e permettere una futura verifica dei risultati. Sarà possibile seguire l’evoluzione del progetto attraverso il Blog 
che verrà aggiornato regolarmente mediante post e commenti.


Fondazione Nuova Specie

71029, Troia (FG)
C.F. 94084660714
    


mercoledì 28 marzo 2012

Senigallia (AN), domenica 18 marzo 2012. VIII POMERIGGIO LETTERARIO GLOBALE. Filastrocca del Mali: Ka baga ma ne...

 

Fondazione Nuova Specie ONLUS
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POMERIGGIO LETTERARIO GLOBALE.
- VIII INCONTRO -
HOMELIFE E BAMBARÀ...
"KA GABA MA NE"!





Domenica 18 marzo, alle ore 9.30, a Senigallia in via Marchetti 73 c’è stato l'VIII Pomeriggio letterario globale (fatto questa volta di mattina) con il commento della canzone africana "Ka baga ma ne", HomeLife dei Bambarà del Mali.


Perché prendere a prestito una lente di ingrandimento e ispezionare il funzionamento di una società come questa? Così lontana, così arcaica?

Innanzitutto cosa significa Bambarà? Bambarà significa quelli che non vogliono essere dominati e convertiti all’Islam. Sono degli animisti. Bambarà significa brutto e cattivo perché non si converte. Oggi ancora esistente, oggi il 32% del Mali


E’ una etnia che manca di identità. E perciò fa fatica a cambiare. E la donna in questa etnia che caratteristiche deve avere? Non deve cambiare.

 
Gli studi antropologici vedono il passaggio dall’astralopiteco alla specie uomo proprio nelle popolazioni dell’Africa nera, vedono cioè in questi luoghi l’origine, il nucleo primitivo della razza uomo, dell’essere sociale, della persona; riflettendo sui meccanismi ch’essa ancora ospita, abbiamo modo di riflettere sui meccanismi che nella nostra società, così apparentemente evoluta, continuano ancora invece a perpetuarsi oggi nascosti, confusi o presenti in identità cresciute nella contrapposizione ad antichi modelli,  non per questo separati, anzi; non per questo segni di una vita in equilibrio dinamico.
Così come recita la canzone, così come insegna la tribù africana, il pilastro di questa società sono le donne.

Donne che devono... Partorire innanzitutto, cucinare, stare in casa, pulire, crescere una numerosa prole.
Donne, le stesse, che non devono. Desiderare, scoprire, nutrirsi, uscire, permettersi di manifestare la rabbia,  permettersi il viaggio.


La donna bambarà di fronte alle provocazioni deve dire no a salvaguardia del mantenimento della sua preziosa comunità familiare.



Ma è sempre giusto non cedere alle provocazioni che la vita ci offre? Cosa in realtà significa provocazione? Quale connotazione dovremmo dare a questa parola? Qual è etimologicamente il suo significato?
Provocazione significa  “chiamare avanti” poiché l’uomo nasce per questo, per avanzare superando le proprie paure e, attraversando il disordine, nella spinta di ciò che mentre si muove intravede e desidera, poter crescere, ontologicamente e filogeneticamente



Cosa accade a chi invece sa dire NO alle provocazioni? A chi resiste stoicamente alle provocazioni senza nutrirsi della vita nelle sue inevitabili trasformazioni caotiche?
Accade che costui rimane senza nutrimento per sé e quindi senza nutrimento nemmeno per l’altro, e spesso non avendo null’altro da dare si immola a pasto, nutrendo l’altro con ciò che gli rimane, con ciò che intanto ha costruito: la rabbia, le paure non superate, i limiti autoimposti, i desideri parzializzati, tagliati, mutilati o ammutoliti, la rassegnazione, l’incongruenza tra vita e desideri. 


La HomeLife ci insegna che ciò che è bene può essere anche male, che ogni cosa serve per poter essere attraversata e che forse la silhouette così coerente, così monolitica delle donne bambarà nei secoli, può iniziare a sgretolarsi per dare ai suoi figli una libertà vera, abbandonando le catena delle 3 D:
  • Desideri: niente;
  • Delusione: tante;
  • Dolore: sia per i desideri frustrati, ma anche per i tagli ricevuti (dolori, botte, silenzi).

Nelle donne bambarà di oggi spesso presenti come rabbia iperattiva nel pensiero mai espresso del “con l’iperattività mi scordo di tutto”


Conflitti e debiti originari, questo garantisce che non cambi nulla, di generazione in generazione, nella più grande eredità dell’incompiutezza della persona.

Mariano ricorda che chi lascia un buco dentro di sé permette ad un altro di entrare come questo preferisce.
Impoverirsi. Confondersi.

Chi invece cresce ascolta e porta in quegli spazi ciò che quegli spazi chiedono, dà a se stesso e all’altro un ambiente nel quale poter essere accolto nel rispetto di ciò che reciprocamente si è.

Ad ammorbidire la teoria e ridarle prassi, le parole di Mariano a Giovanna.
E poi il pianto.
Ecco che il pianto di Giovanna rappresenta tutto questo:  paura e possibilità di fare alzare quella gamba, quel figlio e farlo camminare, di nuovo; chissà che un padre allora non possa ritornare scoprendo un mondo diverso nel quale doversi riposizionare ripartendo da se stesso; giusto passare dal pianto ma anche giusto poi accogliere ciò che quegli occhi nel pianto portano e lasciare che il desiderio di un modo nuovo, più coraggioso, dello stare nella vita, entri.



L’uscita dell’uomo al femminile, Mariano, e il suo rientro per accogliere la donna al maschile, Giovanna, in un abbraccio di nuova nascita, al ritmo dell’Africa presente, ha lasciato un altro segno vissuto della possibilità che ogni uomo ha di essere e divenire.



A questo Pomeriggio letterario globale mattutino è seguito il pranzo che abbiamo condiviso tutti insieme prima del rientro a casa.

  
Nadia
(ringraziando Paola)


martedì 27 marzo 2012

San Marino, sabato 17 marzo 2012. CONVEGNO ALTREMENTI FESTIVAL.



 

FONDAZIONE NUOVA SPECIE ONLUS 
Presidente: Dr. Mariano Loiacono




CONVEGNO A SAN MARINO:

IL FESTIVAL "ALTREMENTI"
AFFRONTA IL TEMA
DELLA DIVERSITÀ




Come tutti sappiamo S. Marino un’enclave situata tra Emilia Romagna e Marche, è una  Repubblica tra le più piccole al mondo che si fregia delle sue origini antiche e della sua democrazia.

Purtroppo, come ci dicono le cronache più recenti, neanch’essa  è indenne dai mali provocati dalla dominante “economia finanziaria” e da un consumo eccessivo del territorio.
 
Significativo appuntamento quindi il bel festival AltreMenti (giunto alla terza edizione) organizzato da un gruppo di giovani sammarinesi dell’Associazione culturale "Don Chisciotte", che si è svolto tra il 12 e il 18 marzo tra S. Marino e Rimini


Il tema affrontato è stato quello della “diversità”.
 
Tra i tanti nomi di autorevoli esponenti del mondo della scienza, della cultura e dello spettacolo c’era anche quello del Dr. Mariano Loiacono, che da decenni si batte quasi in solitudine per offrire un’alternativa, una strada appunto diversa rispetto all’uso degli psicofarmaci per curare i “diversi” per eccellenza, cioè cosiddetti "psicotici", dipendenti da sostanze, disagiati nel senso più ampio della parola.
 
Mariano, come lui stesso ha spiegato nel suo sincero e appassionato intervento di sabato 17 al Cinema Teatro Turismo di S. Marino, si rifiuta di usare la categoria di malato mentale. Parla piuttosto di "disagio diffuso" per dare un nome a tutti i problemi creati all’individuo, alle persone, da questa società globalizzata, basata sull’apparire, sull’avere e non sull’essere, dove tutto si consuma velocemente, dove non c’è spazio per le relazioni e le emozioni.
 

 
Col suo Metodo alla Salute offre, direi ostinatamente, un’alternativa di sevizio pubblico alle cure farmacologiche e ai ricoveri forzati che le Istituzioni e la scienza medica continuano a utilizzare per rispondere a tutti quei malesseri, legati alla solitudine e all’ incapacità di entrare in contatto con i nostri codici più profondi, di cui si colgono i sintomi e non le cause. Sono solo la punta di un iceberg, ci ha fatto notare Loiacono.




Verso queste metodologie la sua critica è stata dura e senza ambiguità, perché sostenuta e argomentata da una lunga esperienza e dalla sperimentazione sul campo.
 
Ma critiche verso questo nostro sistema ormai in crisi profonda sono venute durante il convegno anche da altri prestigiosi personaggi, come Francesco Gesualdi, allievo della scuola di Barbiana che ci ha parlato di “consumo critico”, o Marc Augé, etnologo e antropologo francese, che ha coniato il termie di non-luoghi ossia quegli spazi anonimi e stereotipati, privi di storicità dove le persone non si relazionano.

Significativa la relazione di Serge Latouche, teorico della Decrescita felice in campo economico, molto critico verso la società globalizzata dominata dalle lobbies finanziarie; positivo anche l’intervento del senatore Ignazio Marino che ha presentato un emozionante documentario sugli Ospedali Psichiatrici Giudiziari





Allora: come non condividere l’amarezza di Mariano Loiacono per la mancanza di confronto tra tutte queste esperienze, che da specifiche prospettive criticano l’attuale modello di società?
 
Perché non mettere in relazione questi diversi punti di vista per trovare un “fondo comune” e costruire un progetto complessivo che segnali una strada alternativa e dia speranza per il futuro?  

Questo forse è mancato nel convegno, pur riconoscendone il valore.

L’apertura di un confronto per “un approccio globale” ai tanti problemi della vita delle persone è necessario e inevitabile, ci auguriamo che in altri, prossimi incontri se ne tenga conto.

Lidia 
e
Giuseppe

lunedì 26 marzo 2012

Archi (AN), venerdì 16 marzo 2012. ARTICOLO DEL MESSAGGERO: L'AFFETTO CURA IL DISAGIO. Progetto pilota: paziente adottato dal quartiere, basta medicine (Adriana Malandrino).






L'AFFETTO CURA IL DISAGIO.

PROGETTO PILOTA:
PAZIENTE ADOTTATO DAL QUARTIERE,
BASTA MEDICINE.

Inaugurata la casa dove il medico
e i residenti aiutano Luigi



Questa è la storia di vite che si intrecciano. Luigi ha 31 anni, è di San Severo, dall’adolescenza soffre di disagi psichici, alle spalle una lunga esperienza di centri mentali e quantità di psicofarmaci che lo hanno fatto arrivare a pesare più di 100 kg. Ma ama le Marche e scrive poesie. E poi c’è la storia del dottor Mariano Loiacono, direttore del Centro di Medicina Sociale degli Ospedali Riuniti di Foggia, fondatore del Metodo alla Salute, che dal 1977 cura il disagio mentale senza psicofarmaci e senza ricoveri, che definisce «le nuove camicie di forza chimiche». I loro percorsi si intrecciano e da settembre Luigi vive in una casa agli Archi - sostenuto dalla famiglia di Silvio Boldrini, sociologo e responsabile del progetto «Faama» che, con la moglie Michela, ha arredato e abbellito l’abitazione di Luigi - non prende più medicine, è stato adottato dal quartiere e scrive poesie attraverso le quali comunica le sue emozioni.


[Venerdì 16 marzo, nel] pomeriggio l’inaugurazione della sua casa: persone di tutte le età ed etnie sono arrivate per salutare Luigi e testimoniare la bontà del progetto, un’iniziativa pilota che potrebbe essere replicata in [altre] città. Tra gli ospiti anche gli assessori alle politiche sociali di comune e provincia, Adriana Celestini e Gianni Fiorentini, il presidente della II circoscrizione, Stefano Foresi e Sandra Recchia, presidentessa di «Alla Salute Marche» che, con la Fondazione Nuova Specie, sta portando avanti il progetto. Ma soprattutto c’è Loiacono, che abbraccia i suoi ragazzi, arrivati da tutta Italia per l’occasione. Per lui non esistono diagnosi:  

«Il disagio può prendere la forma di conflittualità, depressione, dipendenza e sfociare nella psicosi e una persona con problemi può anche attraversare tutti questi stadi - spiega Loiacono -. La psichiatria tradizionale tende a incasellare il disagio in uno degli stati riscontrati al momento della visita e a somministrare massicce quantità di medicine ai pazienti che dovrebbero assumerle per tutta la vita e che non fanno altro che cronicizzare il male».


Loiacono e i suoi collaboratori di «Fabella del Poeta», la casa di Luigi che fa parte del progetto
«Faama», credono nel senso di un percorso intensivo, nel reinserimento in società delle persone con disagi e nella capacità di ognuno di poter dare una mano. 

«I miei migliori collaboratori? Sono delle casalinghe. E’ chiaro che questa mia metodologia di cura sia scomoda e vada a disturbare vecchi equilibri. Darà certamente fastidio a chi prende 200 euro a seduta o alle case farmaceutiche,mala soddisfazione di vedere questi ragazzi star meglio non ha pari. Le Marche, dopo un’iniziale diffidenza, sono ora tra le regioni più avanti in questo tipo di progetti»

Un sogno? «Noi facciamo nascere sogni concreti» ribatte Loiacono. E allora perché non tentare? 


Adriana Malandrino

domenica 25 marzo 2012

Agli Archi (AN), venerdì 16 marzo 2012. INAUGURAZIONE DELLA FABELLA DEL POETA. INIZIO TREGIORNI.

 

Fondazione Nuova Specie ONLUS
  Presidente: Dr. Mariano Loiacono
 

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PROGETTO FAAMA:
INAUGURAZIONE
DELLA FABELLA DEL POETA,
CASA DI LUIGI,
AGLI ARCHI DI ANCONA






Venerdì 16 marzo 2012 alle ore 17:00 c'è stata l'inaugurazione della "Fabella del Poeta" la casa di Luigi e la presentazione alle istituzioni e persone del quartiere del progetto FAAMA che sta procedendo da settembre con buoni risultati. Importante è stata la partecipazione di tutta l'Associazione Alla Salute Marche, in particolar modo delle donne che con gioia, amore e impegno da settimane hanno  organizzato tutto il da farsi per arrivare venerdì a far festa. E’ stato molto bello vedere come molte persone sono giunte ad Ancona da tutta Italia per partecipare all'inaugurazione tutte felici di far festa a Luigi e, tra queste la mamma Mila, molto emozionata per il proprio figlio. 


Il pomeriggio è iniziato con la presentazione, mia e di Silvio, della casa e del progetto al Presidente della seconda Circoscrizione e gli Assessori alle Politiche Sociali della provincia e della regione, alle persone del quartiere presenti tra cui Don Davide, Suor Carmen, Suor Loredana, il Capo Scout, i rappresentati della Libera Comunità in Cammino e  ai rappresentanti delle varie Comunità etno-culturali del quartiere; spiegando che sarebbe importante, come già spontaneamente sta avvenendo, coinvolgersi nel progetto per creare una rete nel quartiere che possa permettere a Luigi di crescere nelle relazioni con gruppi più allargati. Successivamente abbiamo fatto vedere il video di Luigi che ha mostrato certi momenti di alcune giornate passate con noi, i bambini e l'Associazione. Dopo aver fatto vedere il video Mariano ha evidenziato come l’inaugurazione della “Fabella del poeta” rappresentasse un giorno storico in quanto il progetto FAAMA è la prima sperimentazione di accompagnamento, come famiglia, di un cosìddetto "psicotico" che ha lo scopo di portare Luigi, senza l’utilizzo di psicofarmaci, ad un recupero della propria autonomia. Terminato il suo intervento, gli Assessori e il Presidente della seconda Circoscrizione hanno espresso la loro emozione e riconoscenza per il progetto FAAMA, impegnandosi a sostenerci e a collaborare. L'aria che si è respirata in quel pomeriggio ben che fossimo più di 50 persone in una stanza non molto grande, è stata un'aria nuova, bella, piena di spirito ed emozione.



La serata si è conclusa ascoltando i referenti del gruppo di poesia che si impegnerà ad organizzare, presso la “Fabella del Poeta”, delle "serate poetiche" aperte a tutti, nelle quali Luigi potrà mostrare le sue grandi doti artistiche. Per ultimo, abbiamo ascoltato l'intervento di Mila che, molto emozionata, ha espresso la sua gioia e speranza di vedere Luigi diventare indipendente.



La festa è poi proseguita presso la Casa delle Culture dove Renato, clarinettista dei Barbapedana, insieme a Giacomo, a Pino e il suo gruppo di danza popolari e la Comunità senegalese, ci hanno accompagnato in una serata di balli scatenati a ritmo di musica. Luigi è stato felice, emozionato a tal punto che ha iniziato a parlare tantissimo e ad esprimere la propria felicità di far parte di questo gruppo che, lui stesso, vuole aiutare e come non credeva fosse stato così difficile iniziare a parlare dei propri problemi, il tutto intervallato da tante parolacce. 

Per me è stata una giornata indimenticabile piena di Spirito buono, di amore e devozione verso quello che si sta facendo e che mi ha riempito di energia e tanta voglia di proseguire nel crescere assieme a Luigi.

Michela Garbati