martedì 27 ottobre 2015

Fantastico

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martedì 6 ottobre 2015

Troia, Napoli e Ischia, da martedì 15 a venerdì 18 settembre 2015. VIAGGIO DI NOZZE DI RIPALTA E ROBERTO!

FONDAZIONE NUOVA SPECIE ONLUS
Registro Persone giuridiche n. 429 
Prefettura di Foggia




VIAGGIO DI NOZZE
DI UNA COPPIA
ANTICAMENTE - DI NUOVA SPECIE.

 

La macchina della sposa è partita martedì 15 settembre alle ore 9:20 composta dalla sposa, Ripalta, e dalle ancelle Monica e Rachele. Per le 10:30 la prima tappa si fa avanti: lo sposo Robertino, nonché uno dei principali attanti, entra a far parte di questa avventura.
 
Intorno alle 13 abbiamo raggiunto San Severo dove ci aspettava l'ultimo componente di questo viaggio, colei che lo ha reso possibile, Mila. Finalmente questo viaggio può cominciare!

Da lì a breve raggiungiamo la prima tappa: Troia. "Se l'invitato non va al matrimonio, il matrimonio va dall'invitato"... e così fu.
 

Ricomposti gli addobbi nuziali, abiti e tulle, gli sposi varcano la porta di Casa Loiacono-Velluto a tempo della marcia nuziale di Mendelssohn. Durante il ricco e squisito pranzo, preparato dalle mani fatate di Giovanna, grazie a Mariano in compagnia di Barbara, Francesca e Vincenzo, vengono poste le basi e una serie di proposte concrete di come questo viaggio "s’ha da fare".. ma anche di come questo matrimonio "anticamente - di nuova specie" richieda un accompagnamento devoto alle anche nostre parti desiderose d'amore e di come offra la possibilità di porre le basi per una prima sperimentazione in questo antico mondo.
 

Carichi di cibo e Metastoria, sulla scia delle indicazioni di Mariano ci avviamo verso Napoli, Portici, dove la calorosa AlSa Campania ci sta aspettando. Arriviamo nella piazza di San Ciro alle ore 20:30 e qui, tra la non conoscenza dei luoghi, tra i taxi ormai fuori turno e bar poco accoglienti... chiediamo un invio salvifico ed eè così che veniamo "recuperati" dalla gentilezza di Mimmo ed Enzo i quali ci traghettano a casa Sorrentino.


Ormai sfatti tra viaggi, raffreddori e docce arretrate una sola cosa poteva rincuorarci l'anima: la pizza napoletana di Lucia in compagnia di Mimmo, Massimiliano, Maddalena, Enzo e Valerio.

La notte travagliata al "Fabrique Hostel" passa con fatica, causa luogo impervio, ma tenendo bene a mente la nostra meta e dopo la bella serata in compagnia fatta di ri-incontri... nulla poteva scoraggiarci ed é così che procediamo verso la nostra amata Ischia.

 
 
Di volata riusciamo a salire sul traghetto (a volte un po di fortuna è indispensabile) e ci godiamo l'attraversata dal ponte alto. Passata Procida, sbarchiamo a Ischia e raggiungiamo Maronti, dove un bellissimo appartamentino, consigliatoci da Lucia e Marco, ci aspetta!

La prima giornata passa nella bellissima spiaggia sulla quale l'appartamento è situato e concludiamo la stanca serata con una passeggiata al centro di Ischia.
 
Giovedì 17 settembre lasciamo Ischia con "Capitan Morgan"... No! Non abbiamo gossip da offrirvi, si tratta semplicemente dell'imbarcazione che ci ha trasportato prima a Positano, poi ad Amalfi.

Dopo qualche foto-book di Luna di Miele alla coppietta dell'anno e selfie indecenti approdiamo alla bella Positano dove tra abiti sfarzosi e pensierini da recuperare passiamo due piacevoli ore.

Successivamente, ad attenderci sempre sulla Costiera Amalfitana, è proprio Amalfi che ci ricarica con un bel pranzetto in un viottolo tipico... Purtroppo le incomprensioni possono essere molte tra le coppie e il modo di dire "chi la dura la vince", diffusa modalità, rischia di causare discussioni fuorvianti... Ma in questo caso, l'amore trionfa e scioglie tutto con un bacio romantico vista mare.


Dopo un inizio-tramonto goduto dal nostro Amato "Capita Morgan" condito, sullo sfondo, da salti di coppie di delfini, torniamo all'appartamento.


E ora invitiamo i diabetici di astenersi alla lettura... Infatti la seconda notte nell'appartamento "Scirocco" inizia per la coppia con una bella doccia e si conclude con un massaggio romantico agli oli essenziali nella stanza allestita con lume di candela, incenso e musiche romantiche... 
Al termini della serata, le tre accompagnatrici, si lasciano andare a Morfeo con in mente la frase del Dr. Frankenstein ..."Si può fare!" di tale film... Infatti la dolcezza di quegli atti ci hanno rimandato a noi, ai nostri rapporti passati e ha concretizzato nella storia quell'amore accogliente al quale aspiriamo.

Venerdì 18 settembre inizia con avvisaglie di un profondo caldo dalle prime luci della mattina... Così di Buona lena ci siamo preparati e siamo partiti alla volta di Sant'Angelo. Dopo una "tentata" colazione - vista panoramica - in un bar senza dolci (ma forse meglio così... se ci fossero stati sarebbe stato troppo!

Siamo scesi in spiaggia e ci siamo fatti cullare da quell'acqua spettacolare ma una cosa è certa... noi l'avventura non la schifiamo! Così, come dice lo sposo: Tarzan (Robi), Jane (Monica) e Cita (Rachele) armati di piedi palmati e costumi da bagno siamo partiti per la scalata prima degli scogli, poi di un'alta e impervia roccia.

Nel pomeriggio, Mila ci invita a gustarci le "Terme di Poseidon" situate a Forio: delle fantastiche terme vista mare sulla spiaggia di Citara. All'insegna del relax ci siamo gustati bagni caldi e rassodanti bagni freddi... tra qualche nuotata coraggiosa nell'acqua alta da parte della sposa e qualche schiamazzo tra sposo e ancella ci siamo goduti un tramonto trionfante sciogliersi nel mare, accompagnato da una leggera foschia. Successivamente, a Lacco Ameno, ci siamo gustati una buonissima pizza e abbiamo recuperato qualche ultimo pensiero... Da sottolineare che immancabili sono state, in questa vacanza e in questa giornata in particolare, i nostri racconti di vita, le immersioni e le lacrime ad essi annessi... Soprattutto in questo caso, in compagnia di un esempio di amore incondizionato, puro e libero che Ripalta e Robertino ci hanno donato. Così stanchi e contenti siamo tornati nella nostra calda Scirocco... Che ci ha accolto e coccolato verso una ricercata nanna.
  


Ed è così che ci svegliamo sabato 19 con un cielo che preannuncia un ritiro in noi stessi: le nuvole e una leggera pioggerellina ci invita a sfruttare questa giornata per compiere qualche altro passo in questo mondo metastorico...

Così al risveglio degli sposini abbiamo dedicato il tempo prima a una danza al gusto di cioccolato che è proseguita successivamente nella doccia! Poi ad un massaggio rilassante che si è concluso con pranzetto in camera...

E questi sono semplicemente i fatti... Perché in realtà, le tre ancelle in seguito hanno dovuto fare i conti con loro stesse, con le loro storie vissute dove, come ovviamente viene da fare, il confronto differenza non ha paragoni.


Il grande dono di questo viaggio è la conoscenza di un significato d'amore profondo, che scinde la coppia che parte da un singolo il quale dona e dona senza chiedere. Dona la cosa che esso stesso ha di più profondo, se stesso. 

Rachele, 
Monica
e Mila

domenica 4 ottobre 2015

Gallignano (AN), domenica 13 settembre 2015. DUEGIORNI AL MAS.TR.O. CENTRO. Rito di Matrimonio di Ripalta e Roberto.

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 DUEGIORNI AL MAS.TR.O. CENTRO.
MATRIMONIO DI
RIPALTA E ROBERTO.


“Cara Lucia, ti andrebbe di condurre - non sarai sola, oltre a me ci saranno anche Nicoletta e Sandra - il matrimonio di Ripalta e Roberto”? 
La telefonata e la proposta di Monica mi sono arrivate inaspettate. Ci ho pensato un po’ e ho deciso di accettare anche se, come mi accade spesso in questi ultimi tempi, fanno sempre capolino le mie paure e la mia insicurezza. Ho accettato e, da quel momento, è stato tutto un affollarsi di pensieri, riflessioni e interrogativi, tumultuosi e concitati.

Perché ho accettato?

Prima di tutto per il desiderio di stare vicino ancor più di come lo sono stata finora a due ragazzi speciali ai quali voglio molto bene.


Devo anche dire che in questi anni sono rimasta affascinata dai riti di matrimonio ai quali ho partecipato: da quello di Michela e Silvio, a quello di Sandra e Raffaele e, in tempi più recenti, a quello di Cristian e Valentina. Occasioni diverse che mi hanno piacevolmente conquistato al punto di farmi desiderare di risposarmi anch'io un giorno o l’altro in questo modo.

Partecipare da “concelebrante” al matrimonio di Roberto e Ripalta significava per me anche una occasione per confrontarmi e mettermi in gioco, visto che non avevo mai preso parte in questo modo ad un rito.

E mi piaceva anche l’idea di stare insieme con tutto il gruppo e di occuparmi personalmente di una parte dei preparativi, quasi un mettere in campo la mia esperienza nel mondo delle moda e delle sfilate.


Il gruppo operativo era composto oltre che da me da: Nicoletta, Cindy, Benedetta, Sandra, Monica, Luca, Valentino, Ludovico. In cucina le cuoche di Nuova Specie - Gabriella, Francesca, Mirella, Teresa - avevano già messo in moto la robusta catena di montaggio che avrebbe portato alla preparazione del pranzo di nozze. Molte Associazioni alla Salute regionali hanno preso parte all'organizzazione complessiva del rito matrimoniale (fedi, vestiti, pranzo, bomboniere, torta).

Metri e metri di tulle di vari colore caricati in macchina con altri addobbi (candele, nastri, petali, palloncini). I primi pezzi li abbiamo tagliati con Giovanna, l’autista ufficiale degli sposi, che li avrebbe usati per addobbare l’auto da cerimonia.

Arrivati alla villa, abbiamo fatto il “briefing” per mettere a punto le varie fasi operative della cerimonia. Gonfiati palloncini con l'intervento indispensabile di Ludovico, Valentino e Luca. Eravamo tutte molto stanche, ma la leoncina Simba non ha mollato fino alla fine. Ci siamo alzate presto al mattino per fare il punto della situazione e per verificare se ci fossero ancora delle cose da fare. E' stato tutto un lavoro di fiocchi, fasciature e palloncini posizionati lungo il percorso d’ingresso fino allo spazio della cerimonia, nel giardino della villa. Devo dire che mi sono proprio divertita e questo è un altro degli aspetti positivi di questa giornata matrimoniale. Ma andiamo alla giornata cruciale. 


Il tempo a disposizione non era stato molto e probabilmente non sono riuscita a fare alcune delle tante cose che avevo in mente. Il meteo è stato clemente e ci aiutato con un sole moderato e un piacevole venticello. Per me è stato un mettermi alla prova, sia nella fase preparatoria sia in quella dello svolgimento del matrimonio al quale ho potuto prendere parte come “concelebrante”. L’arrivo degli sposi: il primo è stato Roberto evidentemente emozionato, con giacca camicia e farfalla e con una fare “da grande” proprio di chi è consapevole che sta vivendo un momento importante. Poi è arrivata Ripalta con il viso parzialmente nascosto da una veletta di tulle rosa come l'abito cucito su misura per lei da Marilisa. Era giustamente seriosa, quel tanto che si addice ad una sposa nel giorno del suo matrimonio e anche un po’ tirata per l’occasione quasi timorosa di fare qualche sbaglio o preoccupata che qualcosa dal punto di vista organizzativo non potesse funzionare per il verso giusto. Superati i timori gli sposi si sono affidati completamente agli accompagnatori.

Un piccolo corteo matrimoniale si è snodato fra le piante del cortile della villa, condotto da Silvio e Raffaele con notevole scioltezza fino alle poltrone nuziali piazzate davanti al tavolo dei celebranti, addobbato con un candelabro argentato che faceva la sua bella figura. Dietro, anzi di fianco agli sposi, le rispettive famiglie e così, via via si è svolto il filo conduttore della cerimonia. Un rito? Una festa? Un modo di stare insieme? Probabilmente c’è stato un po’ di tutto questo e non solo. Mi ha colpito la presenza delle famiglie, genitori e fratelli, chiamati non soltanto a “presenziare”, ma ad essere partecipanti del matrimonio. Il pianto liberatorio di Roberto, le lacrime e lo sguardo dei suoi genitori, le emozioni della mamma e dei fratelli di Ripalta, il gioco delle candele che il vento incipiente si divertiva a spegnere, per me è stato un susseguirsi di emozioni e una interazione continua con le emozioni che mi scorrevano di fronte. 



Un applauso alle “sacerdotesse Monica, Nicoletta e Sandra e alla voce di Cindy, con l'accompagnamento strumentale di Luca e Nicola.
Mi ero portata da leggere un testo che parla del viaggio, quello vero, e della metafora che nel viaggio, in tutti i viaggi, possiamo rintracciare. E quello che avevamo di fronte era un viaggio da affrontare, con tutte le sue difficoltà e asperità, nel quale bisogna a volte tornare indietro per percorrere nuove vie, diverse da quelle che si è percorso in precedenza.


Abbiamo provato a dare un senso a questo matrimonio, cosa che tante volte non avviene in molti matrimoni pervasi dall’ansia del consumo che impedisce di andare al fondo delle cose e dei sentimenti. Un modo di celebrare il matrimonio che non pretende di essere un modello o un’alternativa, che abbiamo condotto consci della delicatezza che la diversa abilità degli sposi richiedeva. E credo che, in questo siamo riusciti a non escludere nessuno perché che tutti ci siamo sentiti partecipi e non soltanto ospiti. E’ stato un modo per dare al rito del matrimonio, sempre a rischio di autoconsunzione, una serie di contenuti fondati sui sentimenti e sulle emozioni. Ci siamo riusciti? Credo di sì e credo che al di là delle nostre sensazioni e dei nostri pensieri spetti ora agli sposi raccontarci come hanno vissuto questo momento e come intendano continuare a viverlo. Sono in viaggio di nozze - offerto dalla coreografa di nuova specie Mila -, presto torneranno. Proveremo a chiederglielo, cercheremo di capire. E’ proprio vero. Il viaggio non finisce mai.

Lucia

P. S. Grazie a tutti quelli che hanno partecipato a questa festa e al capostipite Mariano.
 

sabato 3 ottobre 2015

Pedaso (FM), mercoledì 30 settembre 2015.VI° PROGETTO "LA FINESTRA DI BABICH".Sesto giorno.

FONDAZIONE NUOVA SPECIE ONLUS
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VI° PROGETTO
"LA FINESTRA DI BABICH.
 DALLA MISERIA ALLA GRANDEZZA: 
LA TENEREZZA DELLE TENEBRE".

  SESTO GIORNO.





Iniziamo questo nuovo giorno con l’ascolto di alcune canzoni. Un gruppo si divide per fare una passeggiata fuori, iniziando la giornata con un risveglio più centrato sul corpo e il movimento. 
Poi la presentazione di Ekaterina ci introduce al significato di "essere donna". A partire dalle mancanze nella sua infanzia della figura femminile più importante che è la madre, è stato per lei molto faticoso  capire il senso di essere donna;  il vuoto e la ricerca del significato di essere donna lei l’ha riempito e realizzato attraverso la sua sensibilità, sia in solitudine e sia nell’insieme tra donne.

Un insieme fatto di più insiemi che le è stato possibile elaborare grazie alle esperienze uterine create all'interno del lavoro teorico e prassico del Metodo alla Salute.
Elaborare facendosi attraversare da uno scambio di esplorazione e della possibilità di viversi i legami più in profondità che se intrecciate, creano quell'utero devoto dove da molte sofferenze si creano altrettante liberazioni.


 È grazie alla molteplicità dell’ascolto di ognuno di noi e alla sinergia di questo insieme che riusciamo a rivelarci e a sentirci.
Poi il canto “La storia siamo noi” di De Gregori ci fa da spirito per molte riflessioni...ci ritroviamo in cerchio a cantare questa canzone e da lì...una donna del gruppo esprime la difficoltà di ritrovare il significato di essere donna dentro di sé, sente ancora la rabbia e un terreno arido che la spinge ad allontanarsi da ogni relazione profonda con un uomo. 
Essendosi sentita violentata rispetto alla sua essenza, a partire da quel seme mai cresciuto, adesso sente l’importanza di poter seminare anche in un terreno bruciato, riconoscendolo ancora vitale.




E' il dolore che attraversiamo che ci rivolta, che rivolta la terra arsa in qualcosa di inedito, è una opportunità poco frequente nel quotidiano ma possibile qui nel gruppo dove dal terreno bruciato di una invasione, terreno con scarse sembianze di vita, la cenere può diventare fertilizzante, una risorsa per seminare e per far germogliare vita. 

L’intervento poi di un’altra donna del gruppo che ci parla del suo campo arso e dell’invasione che l’ha "bruciata" storicamente: è stato proprio l’attraversamento  della morte e della sofferenza quella parte e motore che l'ha spinta ad iniziare a risalire e a rinascere.
Cosa che nel tempo l'ha poi  aiutata a scorgere la parte positiva del suo dolore, trovando anche la forza di benedirlo.
Un'altra donna del gruppo mette in cerchio il senso del soffocamento per le allergie, non ricorda perché non voleva essere invasa da aiuti esterni, ricorda che avrebbe preferito essere lasciata in pace. 
La presenza di Ekaterina viene vista come un enzima che ci può arricchire e potrebbe segnare un passaggio importante dalla miseria alla grandezza e verso un risveglio
Poi l’intervento di una di noi sottolinea l’insofferenza di tornare troppo sul negativo. Ekaterina viene vista sotto alcuni aspetti una persona libera, che rimanda all’idea di libertà, fino anche  a suscitare  una sensazione di fastidio.
L’intervento ha messo in evidenza lo spirito di esaltazione verso Ekaterina manifestato dal gruppo   e che ognuno di noi ha un valore nella propria specificità.


Da qui Eka avvia un veloce giro di coinvolgimenti e propone un inedito da portare nel pomeriggio.
Un’altra donna legge poi uno scritto per rompere il muro con Eka. Eka la avvicina, la vuole abbracciare, ma il corpo più scoperto di Eka la intimorisce. Lei supera questa difficoltà abbracciandola, ma solo alle gambe, e le racconta che i suoi limiti, le sue paure vengono dai giudizi della madre. 
Riprendiamo alle diciassette. Giovanna ci invita ad andare verso la grandezza, al P.U.S. - Potenziale Uno-trino svegliato. 
La vita ci fa sperimentare che anche dal negativo, dalla miseria riusciamo a capire meglio le cose; è quando ne usciamo che ne capiamo il significato, transitando verso il P.U.S. Quindi è la morte che ci porta alla resurrezione.
Una di noi, stufa di questo ripetersi negli stessi giudizi e valutazioni, esce dal gruppo, si veste di bianco e in un momento di silenzio si porta al centro della stanza, ricordando la Finestra di Babich”del 2013 ed il legame con Ekaterina, Silvio e Raffaele.


Tutte la notiamo: lei si porta al centro della stanza, mostrando un corpo che da bambina veniva giudicato dalla mamma malato; usato dallo zio e dall’ex marito. Ora si sente fiera del suo corpo.
Questo inedito ci stimola diverse sensazioni e gran parte delle donne le si avvicina in un massaggio con l’olio su tutto il corpo. 

Questo aiuta tutto il gruppo a sentirsi unito e a scendere più in profondità tra lacrime e carezze, nel sentirsi donne e sorelle. 


A seguire, una partecipante al progetto vuole superare una sua paura legata all'infanzia:  lavarsi i capelli piegata in avanti, paura che ha radici da quando la testa le veniva lavata dalla mamma. 
Poi un’altra donna del gruppo viene invitata a superare il trauma che ha subito quando era piccina e che ha limitato le sue capacità canore.   
Viene invitata a cantare e lo fa piangendo e manifestando una bella voce.


Poi, dopo cena, la giornata si conclude attorno al camino dove viene acceso un bel fuoco

Dopo aver ballato e ascoltato della musica, si ascolta Ekaterina nel passaggio che sta iniziando a vivere: provare a benedire proprio ciò che prima era fonte di vissuti maledetti.
Provare a benedire proprio ciò che prima aveva avuto la massima libertà di maledire. 
Come per esempio l’abbandono della madre adesso lei non lo vede più come una maledizione, ma come una benedizione, perché è da questo male che sta sperimentando giorno dopo giorno la ricchezza di quello che è.
Poi, simbolicamente, propone di buttare nel fuoco tutte le nostre sofferenze passate, quello che ormai non ci appartiene più, affinché il fuoco le trasformi in cenere, e la cenere diventi qualcosa che ci ritorna, come un fertilizzante che ci aiuta a maturare, a crescere.
Liliana e Antonietta

giovedì 1 ottobre 2015

Pedaso (FM), martedì 29 settembre 2015. VI° PROGETTO "La Finestra di Babich". Quinto giorno.

FONDAZIONE NUOVA SPECIE ONLUS
Registro Persone giuridiche n. 429
Prefettura di Foggia



VI° PROGETTO
"LA FINESTRA DI BABICH.
 DALLA MISERIA ALLA GRANDEZZA: 
LA TENEREZZA DELLE TENEBRE".
QUINTO GIORNO.


 
Nuova giornata, nuovi scenari, nuove noi e prende avvio con le comunicazioni di uno Stato quiete in movimento che non necessita di un movimento ulteriore esterno.

Attraverso il Graal P. U. T. Giovanna ci aiuta nella lettura della Vita e dei suoi meccanismi, intessendo la teoria anche di racconti appartenenti alla sua storia. 


La nostra vita ha inizio attraverso un Intero che per mantenersi tale ha bisogno di conservare la triplicità dell’Uno-trino. Il Piede fermo o Padre, quella parte di noi che ci radica nella storia attraverso una identità ma al tempo stesso ci può impedire di procedere quando non siamo disposti a perdere parti di questa identità che potrebbero far vuoto per accoglierne di nuove. Il Piede alzato o Figlio, quella parte di noi che accoglie l’inedito e la scommessa del procedere, che si spinge oltre e che è portatore di novità. Il Movimento o Spirito, quella parte di noi capace di mettere in relazione gli opposti, di miscelare vecchio e nuovo creando sempre nuove identità.

Procediamo descrivendo l’Unità didattica in direzione ascensionale.


Primo livello, P. U. F. - Potenziale Uno-trino Fondamentale, che alla nascita ci rappresenta nel nostro Intero specifico e inedito. Essendo una espressione dell’infinito incarnata nella storia il divino lo abbiamo dentro, è il nostro fondamento. E l’esperienza dell’Utero è quella che più ci fa esistere in questa dimensione intera e più ce la trasmette. La nascita ci catapulta nella storia con i suoi limiti e le sue parzialità. E’ qui che la nostra terra vergine subisce le colonizzazioni da parte di un esterno che spesso risulta essere disconoscente o inaccogliente per tagli che a sua volta ha subito in precedenza. Molto presto il P. U. F. si riduce fino a rimanere una traccia quasi sconosciuta di noi a noi stessi.  

Secondo livello, P. U. K. - Potenziale Uno Trino Kundalinizzato (Karmico-Attorcigliato). Il potenziale che non si è espresso come avrebbe potuto e voluto, si è chiuso attorcigliandosi su se stesso dovendo esistere non per manifestarsi come inedito specifico e nuovo ma come soluzione a servizio di un esterno con il quale per crescere abbiamo necessità e desiderio di entrare in relazione. Come nel Mito della Caverna di Platone finiamo per scambiare le ombre per la realtà fidandoci di quello che ci fanno credere e vedere privandoci della possibilità e responsabilità di sperimentarci nella nostra capacità di percepire, sentire e andare al di là delle ombre”.


Terzo livello, P. U. S. - Potenziale Uno-trino Svegliato. Ciò che porta al risveglio è il dolore, la sofferenza che ci permette, attraverso la crisi, di passare dalla caverna allo spazio aperto, dalla Miseria alla Grandezza, dalla menomazione alla liberazione. Le fasi che permettono tutto ciò sono descritte dall’Unità di Crisi: distinzione, separazione e decisione sono le tre fasi iniziali che ci permettono di fare vuoto e perdere le parti della nostra identità psicotica, quelle che si ripetono karmicamente senza farci procedere in qualcosa di nuovo. Solo lì possiamo scegliere a partire da noi anche sbagliando ma offrendoci la possibilità di risolvere, ovvero sciogliere gli attorcigliamenti potendoli attraversare e interrompere il Karma. Se faccio con onestà questi passaggi vinco, non sarò più una lampadina artificiale che di-pende ma diventerò una stella che brilla di luce propria e mi riapproprierò di quello che solo io sono.

 

Quarto livello, P. U. M. - Potenziale Uno-trino Metastorico. Ora posso essere nella storia con la mia unicità e entrare a far parte di quell’universo dove sono una scintilla ma anche spirito creatore manifestando sempre di più l’Infinito Dinamico Complesso (In.Di.Co.) come espressione più autentica dell’esistenza.

Nel pomeriggio ci aspettano i compiti a casa, applicare il Graal P. U. T. alle nostre storie come una opportunità per rileggerle, individuare una direzione e trasformare ciò che non ci permette di viverci il vuoto come spazio possibile di intreccio per nuove creazioni.


Concludiamo… e andiamo a gridare insieme alla Luna.

Graziana
Silvia, 
Mila
Milena

mercoledì 30 settembre 2015

Pedaso (FM), lunedì 28 settembre 2015. VI° PROGETTO "LA FINESTRA DI BABICH".QUARTO GIORNO.

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VI° PROGETTO
"LA FINESTRA DI BABICH.
 DALLA MISERIA ALLA GRANDEZZA: 
LA TENEREZZA DELLE TENEBRE".
                     QUARTO GIORNO.



La musica di Amelie a seguire il carillon introducono l’ascolto dello stato quiete d’inizio giornata. 

Il primo che inizia è il più solidale e allora Paola fa la sua comunicazione dicendoci di sentirsi meglio rispetto al malessere che la pervade quando rallenta i ritmi del suo quotidiano. 

 L’inattività di Donatella le fa emergere un disagio che la porta a chiedere di mettere un brano di “Pizzica” dopo l’ascolto del carillon, questo mettendo in risalto la difficoltà di stare nel contesto uterino che fino a quel momento non eravamo state in grado di creare. 


Spesso mettiamo il movimento come barriera/distanza tra noi e l’esterno e noi e le nostre emozioni; la pioggia di stamattina bloccandoci nella possibilità di uscire, ha innescato un’altra situazione povera, spostando il movimento dall’analogico -corporeo al simbolico.
Siamo arrivate qua "sporcate" di  obbligo/dovere; spesso una soluzione per confermarci all’esterno, che ovatta al punto tale che anche in una convivenza intensiva,  è da ostacolo nel predisporci alla relazione con le altre, nel gruppo, a partire dalle nostre emozioni. 

Silvia, avendo fortemente subito questa menomazione nella famiglia d’origine, svelando il suo vissuto emotivo nel gruppo, induce una forte dilatazione che crea delle immersioni a catena.

Risuonano i vissuti tra le varie storie facendo emergere come il non svelarsi nelle emozioni e il decidere arbitrariamente di vietarsi l’amore siano meccanismi di protezione per la paura di soffrire. Ora l’utero è più raccolto e può accogliere la parte "anticamente abile" di Milena. 


Un taglio fisico l’ha spinta a trovare specchi riconoscenti nel simbolico attraverso lo studio, per proteggere un analogico ferito. 
Sceglie di svelarci questo taglio fisico spinta dal bisogno di potersi sentire intera, decidendo di non nascondersi più con mille strategie che oggi riesce a sentire non servirle più per proseguire il suo viaggio

Ciò che oggi insieme riusciamo a benedire ci può permettere di ricongiungerci con le nostre parti tagliate e a riprendere la navigazione in mare aperto... e questo significa per ognuna di noi di dover attraversare anche le nostre tempeste

Maschere e Sangue -Michela Garbati.

In seguito ad un forte negativo, spinte dal senso di colpa, ci siamo attivate un’intera vita a coprire quello che per noi è stato un taglio limitante, sentendocene responsabili pur non essendolo. 
Ora è tempo di consolarci per le cose che non siamo riuscite a perdonarci, per non continuare ad ingannarci.

Nel pomeriggio è stato importante riprendere con la teoria il vissuto delle dinamiche avvenute la mattina. 
Utilizzando come griglie di lettura due quadri di Michela Garbati, “Maschera e sangue” e “La croce laica” abbiamo potuto dare forma al passaggio, possibile per ognuna di noi, dalla miseria delle menomazioni alla grandezza delle emozioni, che sono le sole che dal confine del nostro calice amaro ci consegnano alla soglia di un noi inedito, che esprime la grandezza metastorica di una gravidanza universale e molteplice.

La croce laica -Michela Garbati.

Eccovi il racconto di cosa può produrre un utero devoto anche in una giornata uggiosa.
Milena, Silvia, Graziana 
Mila

martedì 29 settembre 2015

Pedaso (FM), domenica 27 settembre 2015.VI°PROGETTO "LA FINESTRA DI BABICH".TERZO GIORNO.





FONDAZIONE NUOVA SPECIE ONLUS
Registro Persone giuridiche n. 429
Prefettura di Foggia










VI° PROGETTO
"LA FINESTRA DI BABICH.
 DALLA MISERIA ALLA GRANDEZZA: 
LA TENEREZZA DELLE TENEBRE".
                     TERZO GIORNO.



Come nei giorni precedenti, alle 7 di mattina, un gruppetto sparuto dei più iperattivi, spinti dal bisogno di contattare l’antenato mare, si è recato verso la spiaggia di Pedaso… ben attenti a rispettare le regole proposte dal coordinamento: rientrare entro le 9,30 e ripartire con il programma della giornata dopo la colazione.



La giornata inizia tutti insieme con un risveglio muscolare proposto da Donatella con una passeggiata nel giardino per terminare nella pinetina, dove dopo qualche esercizio di stretching Donatella ci ha invitato a contattare la “Grande Madre Terra” ed a nutrirci della sua energia, pancia nuda a terra attraverso un simbolico cordone ombelicale. 

Tornati dentro la casa abbiamo dapprima ascoltato la canzone “Senza paura” di Ornella Vanoni, scelta per il progetto, successivamente si è passato all’ascolto dello stato quiete di ognuna delle partecipanti.


Ma non si è trattato soltanto di stato quiete: pur avendo programmato di effettuare una sessione di “SPA  e massaggi” ci siamo lasciati trasportare del flusso della vita che ci ha portato verso altri lidi; così Barbara ha utilizzato il suo buon femminile per dissotterrare dinamiche velate ma di fatto esistenti tra due componenti del gruppo, che hanno poi dato luogo a molti altri interventi con successivi spunti di teoria sui meccanismi dei rapporti genitori-figli…chi si sentiva figlio…e chi genitore…

Altro spazio è stato dato a Mafalda, che partendo dallo stato quiete ha dato luogo ad un lungo e profondo racconto toccando un po’ tutti gli aspetti del vissuto dei suoi ultimi 30 anni…


Così ormai giunta l’ora di pranzo, accolte da un caldo sole, abbiamo deciso di pranzare all’aperto e di sdraiarci e continuare a raccontarci poi nel giardino in fase di relax.


Ripresi i lavori nel pomeriggio, completiamo lo stato quiete delle ultime persone, comprese le conduttrici e come da programma, terminiamo alle ore 18 per dare spazio ad un’inedita sessione notturna proprio per poterci sperimentare nella dolcezza delle tenebre: infatti è in programma per questa notte una veglia al chiaro di luna ed al tepore di un falò che accenderemo nel giardino.

PS: Durante la cena, la pioggia ha cambiato i nostri programmi e ha rimandato al kairòs (tempo favorevole) il nostro stare insieme nelle tenebre, optando quindi alla visione di un film.


Donatella, Paola, Mila