mercoledì 30 aprile 2014

Aula didattica globale "Gianna Stellabotte" (FG), sabato 12 aprile 2014. III° SEMINARIO L.A. M.U.S.I.C.A. Secondo giorno.

FONDAZIONE NUOVA SPECIE ONLUS
Registro Persone giuridiche n. 429
Prefettura di Foggia
"L.A. M.U.S.I.C.A."
Laboratorio Arte Musicale Universale
Struttura Intima Conoscenza Archetipica 
Logo di Michela Garbati



III° CORSO "L.A. M.U.S.I.C.A."
Secondo step della Tregiorni.




La giornata di sabato del Corso "L.A. M.U.S.I.C.A." è molto intensa ma anche emozionante perché si respira l’attesa  per le esibizioni dello spettacolo serale.


Durante la giornata Mariano ha evidenziato alcuni aspetti teorici che ha poi applicato ai vari presenti del corso. Avendo costituito una nuova immagine-rappresentazione, il Graal P. U. T. (Potenziale Uno Trino) ci ha aiutato a trovare e poi ci ha accompagnato nei primi  passi  che sciolgono i meccanismi relativi al nostro P. U. K. (Potenziale Uno trino Kundalinizzato). Infatti  il nostro P. U. K. è stato poi associato alla ruota del Cum-munitometro, può essere inteso come terreno che, in base al grado di arrotolamento o pukkizzazione dei nostri meccanismi, fa sì che i tentativi di semina ed irrigazione rendano a poco a poco  questo terreno  sempre più fertile e quindi in grado di risvegliarci


Questo risveglio che è il P. U. S. ci permette una migliore circolazione delle onde "Puf - Puk - Pus - Puf" ovvero delle onde metastoriche con il nostro simbolico. Quindi un collegamento con l’In.Di.Co. molto più diretto e veloce. La mattinata comincia con una revisione dei P. U. K. e del metodo che ci permette di analizzare ciò che Mariano chiama il BLOW-UP. Questo termine inglese significa "ingrandire"; vuole anche dire "analizzare con lentezza" ed essere aperti perché da un singolo punto possiamo ricavare un mondo intero di punti di vista, l’In.Di.Co. stesso. 

 
Ogni dinamica, ogni piccola frase, tutto ciò che parte da un punto di vista può dirci molto di più se sappiamo procedere con lentezza e non tappare con altri strati ciò che stiamo analizzando. Partiamo così dal blow-up di Michela sulla sua prova di coraggio che ha ammorbidito il suo P. U. K. rispetto alla relazione con suo padre e con le figure maschili. Infatti andando con suo figlio Leonardo in carcere a trovare suo padre ha permesso anche uno scambio ed un Crossingover tra il nipotino e suo nonno. Si è poi analizzato il modo in cui le istituzioni pukizzano le persone  attraverso le carceri relegandole alla punizione e castrandole nei loro codici analogico e biorganico. 

Un altro caso è quello rispetto al P. U. K. di Paride che racconta  dello stupore provato quando suo figlio Raffaele lo ha riconosciuto nelle parti che replicano il comportamento di suo padre Franco. Risalta così la sensibilità dei figli nel riconoscere queste parti e nel farci da specchio. Anche le arti in realtà ci fanno da specchio rispetto alla nostra situazione ed al nostro grado di risveglio: per Cindy, ma anche per Paride l’arte letteraria e le poesie, che sono (secondo la ricostruzione e l'analisi del Dr. Loiacono) arte di serie B, possono esprimere finalmente anche  le  loro fasi di P. U. S. e diventare arte di serie A


Dopodiché viene il momento di Rosanna che spiega la sua esperienza con il Cerchio magico ed il G. E. I. P. E. G. La maniera con cui si esprime evidenzia la sua parte P. U. K., Mariano è bravo a fargliela vedere, bombardandola e stimolandola alla correzione del suo atteggiamento di svalutazione dietro il quale c’è un desiderio di farsi vedere anche se al negativo, e di essere stimolata come una bambina. Il P. U. K. è una situazione codarda, che abbiamo paura di affrontare. Solo quando ci avviciniamo a queste paure riusciamo a riaffrontare queste situazioni percorrendo comunque confusione e dolore

Lucia intanto, per distinguersi e ritrovarsi in pace  rispetto alla sua relazione con la madre, cantante, riscopre il piacere di cantare e di cimentarsi durante lo spettacolo della serata con una canzone. 

  
Poi viene la volta del confronto alunno ed insegnante rispettivamente con le storie di Gioele e Ermanna. Ermanna, insegnante di scuola elementare, è divisa interiormente in due tra la sua parte bambina e la sua parte adulta. Sente ancora  odio verso gli adulti  e per questo non si permette di usare queste parti che ha già e di riconoscere il proprio valore. In relazione al contesto scolastico che dovrebbe fare da utero per i giovani, specialmente nelle fasi di età pre-adolescenziale, Mariano evidenzia il P. U. K. di questa istituzione che non protegge ragazzi sensibili e molto capaci come Gioele, ma, al contrario, li  punisce non vedendo i loro disagi. Infatti proprio in questi periodi adolescenziali  si svegliano  le nostri parti P. U. K. che quindi vengono tappate lasciandoci nel disagio e provocando soluzioni come l’assunzione di sostanze. Sciogliere il P. U. K. significa tornare indietro all'origine dei nostri blocchi ed automatismi, andando oltre quelle che sono le soluzioni che si è adottato durante il cammino. Tornare indietro ed vivere-affrontare la "passione" significa vivere la propria passione personale e bere il CALICE AMARO per poter poi risorgere a Pasqua. Questo è il consiglio che viene dato a Gioele perché ha bisogno di affrontare quei nodi che stanno nelle sue radici familiari e poter quindi rinforzare il  rapporto  con sé stesso, il proprio QUADRATO AUREO
Ripartire dalla famiglia, dai propri genitori per riprendere la nostra parte australopiteco, ossia riprenderci e sviluppare gli occhi, quella parte che ci permette di sentire e vedere noi stessi. Non permettere a nessuno di privarci di noi stessi, del nostro quadrato aureo, della nostra specificità e della nostra capacità di co-creare, diventa la prerogativa  per poi poter affrontare anche  una relazione di coppia. Per questo Gioele ed Ilona vengono accompagnati ad affrontare una separazione per incontrarsi nuovamente in tempi più maturi come per Gimagiona e Rinogiava. Intanto c’è da pensare a risorgere...
 





Questo  significa accingersi a passare per uno stretto, tra Scilla e Cariddi, uno stretto che è anche pericoloso e rischia di farci arenare. Superare l’"angusto" significa quindi superare lo stretto che come il canale da parto può farci rinascere.

Lucia e Giuseppe

martedì 29 aprile 2014

Aula didattica globale "Gianna Stellabotte" (FG), venerdì 11 aprile 2014. III° SEMINARIO L.A. M.U.S.I.C.A. Primo giorno.

FONDAZIONE NUOVA SPECIE ONLUS
Registro Persone giuridiche n. 429
Prefettura di Foggia
"L.A. M.U.S.I.C.A."
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III° CORSO "L.A. M.U.S.I.C.A.".
Primo step della Tregiorni.




Venerdì 11 aprile 2104 si apre il III° Corso L.A. M.U.S.I.C.A. Il Preside del Corso Enzo Bellomo, dopo aver accolto e salutato i partecipanti, ha parlato dell'organizzazione dello Spettacolo del G. A. G. (Gruppo Arte Globale) che si farà sabato sera, dove la maggior parte di noi si esibirà con danze, canti e balli ognuno con la propria specificità.

Mariano ha presentato il nuovo Presidente dell'Associazione alla Salute Bari, Maria Rizzi, che ha introdotto la locandina del Salotto letterario globale - "Elogio alla Lentezza" - che si terrà il giorno 26 c. m. a Casamassima. 

Abbiamo riscoperto G., cosiddetto "psicotico", in una nuova luce rispetto al precedente incontro In cui era apparso appesantito da cose sue che stava attraversando. G. ha ripreso risalendo dalla crisi e nella Settimana intensiva è riuscito a condurre e a presentare l'Unità didattica del Quadrangolare. Ha capito che non c'è una malattia mentale e che anzi proprio lui potrebbe essere uno di quelli che potrà aiutare gli altri.
 

Proveniamo da una cultura con punti di vista organizzati in opposti e nello stesso tempo viviamo di opposti: il negativo è visto come un incidente transitorio, perché dovuto a cose malvagie dato che è il bene che deve trionfare sul male. Le stesse fiabe sono incentrate su questo modo di vedere le cose: il malvagio viene sconfitto perché non ha nulla da insegnarci. In realtà il negativo è alla base del Viaggio della Vita quindi dovremmo cambiare drasticamente punto di vista.

Mariano introduce un suo aforisma per aprire il corso: 
"Il negativo è come il vento per un veliero. Importante è non escluderlo e ripararsi ma imparare a saperlo sfruttare e flessibilmente cambiare rotta e destinazione".

Maria Grazia viene invitata a commentare la Croce laica del quadro fatto da Michela Garbati.


La croce è un simbolo antichissimo. I cristiani ne hanno fatto il simbolo massimo e la croce è diventata il crocifisso, svilendola dal suo significato più antico che è quello di essere un crocevia delle quattro direzioni dello spazio, come la totalità o acqua, vento, terra e fuoco. Le quattro braccia della croce vengono da lontano ed hanno uno spazio in cui si incontrano che è il Quadrato aureo, laddove l'In.Di.Co. (Infinito Dinamico Complesso) si manifesta e fa miracoli.
Ogni braccio porta una sua caratteristica specifica: la vita non si rinnoverebbe altrimenti. Infatti se l'In.Di.Co. è metastoria, la storia è una delle unità intrecciate e se ci fosse un solo braccio non ci sarebbe nessuna novità. Il Quadrato aureo è il templio della vita in cui la metastoria interviene ed apporta cambiamenti, modificando, eliminando il superfluo dei punti di vista storici e consentendo alla storia stessa di rinnovarsi.

In ognuno di noi esiste un Quadrato aureo; se non lo conservo non cresco e non conservando la mia scintilla metastorica non cresco. Questa è l’origine del disagio e del disagio diffuso. Anche i Corsi (Corsaggio, corso L.A. M.U.S.I.C.A., Insieme Femminile-Maschile, Epistemologia Globale) hanno un Quadrato aureo in cui si incrociano, si scambiano ed ogni corso diventa un "blow up" dell'altro.

Blow up, dall’inglese "to blow" significa "soffiare", "blow up" significa "ingrandire". Se voglio andare più in profondità devo fare il metodo blow up: ingrandire. Più io vedo più mi formo il mio Quadrato aureo, più lo possiedo e più vedo in modo ingrandito. Mariano mostra inoltre la nuova riformulazione del Graal P. U. T. o Potenziale Uni Trino.




Il P. U. F. (Potenziale Uno trino Fondamentalmente) nella nuova versione è diventato il Cummunitronda con la sua: vita e conoscenza, mitosi e meiosi. Laddove il P. U. F. manca e con esso l’ondeggiare del cummunitronda si rimane nel P. U. K. (Potenziale Uno trino Kundalinizzato), cioè un potenziale fondamentale tagliato/ modificato. Il P. U. S. Potenziale Uno trino Svegliato sono i cambiamenti che noi realizziamo per diventare P. U. M. (Potenziale Uno trino Metastorico) nella storia del mio Quadrato aureo.


Quando il P. U. F. ed il P. U. M. sono dominanti si crea un doppio circuito ascendente e discendente vitale. Questo ci caratterizza come Vitonauti specifici che contribuiscono alla gravidanza metastorica. Anche l’arte in questa maniera diventa un circuito virtuoso e si crea così un’artisticità da sballo tutta ancora da scoprire e vivere e non semplicemente basata sul P. U. K. o sul P. U. S.

Sabino e Laura

venerdì 25 aprile 2014

Aula didattica globale "Gianna Stellabotte" (FG), domenica 30 marzo 2014. III° CORSAGGIO. Terzo giorno.

 
FONDAZIONE NUOVA SPECIE ONLUS  
Registro Persone giuridiche n. 429 
Prefettura di Foggia
 
 
 
 
 
 
III° CORSAGGIO.
 
Terzo giorno.
 
"Blow up". 



Uno, due e… tre! Siamo al terzo giorno del terzo corsaggio

Chi riposato, chi un po’ ammaccato, chi desideroso ancora di un bel letto e un morbido cuscino, ci ritroviamo tutti nella stanza intitolata a Gianna Stellabotte per trascorrere le ultime ore insieme, accompagnati dalle teorie di Mariano, dalle dinamiche sempre numerose, e dal flusso di emozioni ed energie che ci scambiamo quando siamo assieme così tanti, così diversi, così desiderosi di capire cosa c’è dietro i meccanismi di vita che quotidianamente attraversiamo…

Sulla scia della dinamica avvenuta il giorno prima tra sé e Giovanna, Mariano inizia l’incontro facendo teoria su quanto accaduto, una teoria che come sempre ognuno può applicare alla propria vita per capire meglio il senso di tanti silenzi, comportamenti reiterati, incomprensioni, arrabbiature, scontri...

Eccone qualche pillola… Quando siamo nel P. U. K., ovvero quando il nostro Potenziale Uno Trino - chi solo noi siamo - è Kundalinizzato, arrotolato, non si esprime, è perché è come se ci avessero anestetizzato delle parti, è come se delle parti nostre fossero diventate insonorizzate rispetto alle onde di energia che ci vengono dall’esterno, rispetto a certi stimoli... e così neanche ce ne rendiamo conto, ma non prendiamo né diamo rispetto a certe cose… Non permettiamo a specifiche onde di permeare nei nostri codici oppure concediamo loro di arrivare solo al codice simbolico, quindi presto le dimentichiamo… Il punto è che, di pari passo all’insonorizzazione, cresce dentro di noi l’onda del desiderio, rispetto a quegli stimoli che non sentiamo, a quelle parti che inconsapevolmente non esprimiamo... è come se, sotto la corazza dell’insonorizzazione, ci fosse un magma che non è affatto insensibile alle onde che arrivano, anzi ne viene stimolato, si agita, si muove, ma non può accedere all’esterno con l’energia che sprigionerebbe se solo avesse qualche varco… L’anestesia di alcune o tante parti è dovuta al fatto che il genitore, castrato dai propri genitori nell’esprimere certe parti, a sua volta castra il figlio proprio su quelle. Della serie: “Mors tua, vita mea”; concedere ad un figlio di viversi delle cose che lui/lei non riesce a vivere, sarebbe troppo doloroso da accettare… Il punto di tutta questa triste storia è che dover rinunciare a delle parti di sé è il dolore più grande che si possa provare, ecco che allora subentra l’anestesia, nel figlio, come nel genitore… L’anestesia funge proprio da antidolorifico... non potendo esprimere delle parti perché la famiglia ce lo vieta, ed essendo questa privazione fonte di un dolore insopportabile, mettiamo a dormire delle parti, come se non le avessimo, così non sentiamo il dolore che c’è dietro quei tagli... Quando poi questi sono troppo profondi, è necessario un martello pneumatico dall’esterno - un evento o un intervento forte - per togliere i blocchi, annullare l’anestesia e permettere a quella parte di iniziare ad esprimersi dopo che rabbia e dolore che la ricoprono vengono fuori come un P. U.S.

Del resto, come Mariano ci ricorda, si nasce piangendo, incazzati. E’ con l’incazzatura e il dolore - dovuti al fatto di aver messo da parte cose proprie - che uno sancisce una nascita e diventa autonomo, non dipendendo più dall’esterno per il carburante
E così è stato per Giovanna nella dinamica con Mariano, c’è stata la nascita di una sua parte, quella che vuol essere rispettata e si vuole rispettare, solo che essendo una parte per tanto tempo non espressa o poco espressa, la sua nascita è stata particolarmente dolorosa... E’ stato necessario uno scoppio, un pianto, un travaglio, insieme al desiderio di trovare una soluzione a dolori antichi... ma per arrivarci c’è voluta la crescita che Giovanna ha realizzato sin qui, e da ora in poi ci vorrà la pazienza di trovare, con un procedere incerto, una soluzione a questi vecchi dolori, dopo tanti anni in cui Giovanna si è anestetizzata rispetto a questi… Al momento dello scoppio, davanti ad uno stimolo esterno che l’ha indotto, vien fuori tutta l’incazzatura vecchia, che con quello stimolo ha davvero poco a che fare, e il rischio che si corre è che da quel travaglio si finisca in un aborto. In quel momento infatti chi è coinvolto cerca una soluzione virtuale ad un desiderio virtuale, perché molto antico e legato a figure familiari che proietta virtualmente su altre persone… sembra complicato, ma in realtà è molto più semplice di quanto possa sembrare… L’incazzatura segue la nascita, ma dopo, quando è il momento di capire cosa è successo, bisogna ricordare che combattere l’opposto non porta a nulla, non fa cambiare niente. Il trucco, ci suggerisce Mariano, per far cambiare l’altro, è farlo divertire con la propria diversità. E per far questo è necessario che siamo noi i primi a divertirci della nostra diversità. Questo sì che fa cambiare la dinamica

Che cosa ha favorito lo scoppio di Giovanna e in generale cosa favorisce uno scoppio? Occorre il maschile? Spesso sì. Ciò che accade è che c’è un bisogno che non vuole aspettare più, e nel frattempo c’è uno stimolo esterno che va a stuzzicare proprio quel bisogno. In questo caso era la richiesta di Mariano di una madre che facesse da specchio per il figlio, per sé. In questi casi, per evitare l’aborto, occorre far danzare gli opposti - l’incazzatura dello scoppio con il vedere metastorico, l’andare oltre - cosa che Mariano ha dovuto fare nonostante fosse anche lui in preda alle emozioni forti innescate dall’imprevista reazione di Giovanna. Le parti P.U.K.izzate, anestetizzate, vogliono essere solo vissute e mai rappresentate, cioè conosciute, ma è solo rappresentandole che si fa entrare la metastoria, e si può riprendere a viaggiare senza abortire. Ecco il bisogno per Mariano di fare teoria nei giorni a seguire la dinamica. Se io sono un giacimento di rabbia, non mi rappresento mai il motivo per cui ho tanta rabbia perché sto troppo male se lo faccio. L’incazzatura ci fa entrare lo Spirito, l’aria, ma poi dobbiamo cercare di capire cosa c’è dietro, per permettere alla metastoria di incarnarsi in noi e nelle nostre vite. 

Secondo Mariano la dinamica tra sé e Giovanna ha rappresentato per ognuno di loro l’"uccisione" del genitore di sesso opposto che per tanti anni avevano proiettato sull’altro, nella speranza di colmare quelle bocche affamate che si portavano dietro da quando erano bambini… Questo perché tutti, per prenderci cose che abbiamo e non usiamo, ci confondiamo con l’altro... Di conseguenza, per loro si trattava di uccidere anche le proprie parti bambine ancora sofferenti… Per Giovanna quella bambina sofferente che si aspetta cose dagli altri, che è delusa, per Mariano quel bambino desideroso ancora di uno specchio positivo dalle donne, quello che sua madre non gli ha dato a tempo debito. 

L’illuminazione è il momento in cui ci rappresentiamo i vissuti, ed è questo che ci libera, l’illuminazione è quando un evento arriva ai codici più profondi e a quello metastorico per poi cambiare noi stessi e le nostre vite. Tuttavia c’è un conto da pagare... e non è quello dell’ENEL! Non dobbiamo infatti dimenticare che per rappresentarci le cose, dobbiamo distinguerci dall’ordinario, fare vuoto, e marcire, il che equivale a soffrire.

Dopo questa prima fase di teoria, che ci è arrivata addosso come gocce di pioggia che nutrono il terreno e permettono ai semi presenti di aprirsi e far nascere i germogli, c’è stata una seconda fase, in cui Mariano ha voluto fare “blow-up, cioè "ingrandimento" - "espansione", sulla festa della sera prima, dove per la prima volta c’era stata una fase di giochi di squadra che hanno coinvolto tanti di noi. Fare "blow-up" serve a vedere oltre il vissuto per capirlo e scoprire i meccanismi che ci sono dietro. Diversi di noi hanno detto la loro, ognuno riportando ciò che l’aveva colpito della festa, come si era vissuto certe dinamiche, cosa c’era dietro i giochi e le varie fasi in cui la serata si era articolata. Poi Mariano ha raccolto e ha fatto luce su alcune cose. 
 
Nei momenti di festa ci si stacca un po’ dalla realtà e si rappresenta quello che è successo. Più rappresentiamo con l’intero Graal delle Profondità che costituiscono ognuno di noi, più mettiamo in circolo le energie e più stiamo meglio.

Una dinamica di vita ci appesantisce se ci tocca punti kundalinizzati, anestetizzati, perché va a generare l’ambivalenza tra qualcosa che si vuole svegliare e qualcosa che dobbiamo mettere a tacere. Sciogliendo i punti kundalinizzati, il circuito fluisce e circola energia. In un corso gli appesantimenti avvengono a tutti i livelli. Più sono kundalinizzato, più ci vuole la rappresentazione per liberarmi. Dopo questa breve introduzione, Mariano evidenzia come la stanza che era stata teatro di dinamiche tra noi - appunto la stanza intitolata a Gianna Stellabotte - la sera era diventata luogo di angolo gamma, di gioco, di sperimentazione: se le cose le risolvo dove sto, ottengo molto di più che se scappo. L’altro aspetto emerso è che nella serata abbiamo messo in gioco tutti i codici, c’è stata la possibilità, la voglia e il piacere di tornare bambini, buttarsi a terra, cantare, ballare, saltare, mimare, e di condividere così momenti di leggerezza, dopo le dinamiche e anche gli appesantimenti dovuti proprio ai tanti stimoli del corso. E’ stata anche originale e vincente l’idea di Barbara, aiutata da Francesca e Marta, di intrecciare l’aspetto del gioco con elementi di teoria, legare quindi i codici analogico e bio-organico, fortemente stimolati dai giochi in squadra, con il codice simbolico, rappresentato dalle domande sulle teorie del precedente Corsaggio a cui i membri delle diverse squadre dovevano rispondere. 

Espansi dal "blow-up" e accompagnati da qualche canzone per sgranchirci gambe e corde vocali, siamo poi andati a pranzo, ci siamo rifocillati, e per chi voleva c’è stato poi un bilancio per condividere con Mariano e i presenti come si stava, con che animo si tornava a casa, se c’erano situazioni ancora aperte che necessitavano di un po’ di teoria. E così generosamente Mariano ha ascoltato diversi dei presenti, aiutandoli a fare transizione, a distinguersi dai vissuti forti e ad avere una prospettiva più positiva in vista del ritorno a casa e delle diverse situazioni da affrontare.

Siamo così arrivati alla fine anche di questa terza storia: tutti i Corsaggisti hanno preso la via del ritorno, felici e contenti non proprio… qualcuno più leggero, qualcuno più appesantito, ma di sicuro tutti con un bottino più ricco, quello della conoscenza... in fondo, cari Compagni di Corsaggio, non siamo tutti anche un po’ Corsari? 

Marina Mangiulli 

martedì 22 aprile 2014

Aula didattica globale "Gianna Stellabotte" (FG), sabato 29 marzo 2014. III° CORSAGGIO. Secondo giorno.


 FONDAZIONE NUOVA SPECIE ONLUS
Registro Persone giuridiche n. 429 
Prefettura di Foggia


Logo del "Corsaggio" di Rachele Amadori
 

III° CORSAGGIO.
Secondo giorno.



Mariano ci invita ad utilizzare in maniera creativa le unità didattiche, che sono strumenti semplici ma profondi per fare luce sui nostri vissuti, sono metafore e in quanto tali hanno la capacità di farci transitare (metà-fero), cogliendo il senso profondo, antenato di ciò che viviamo.  

Vita e Conoscenza sono i due grandi attori dell'esistenza, perché essa possa procedere nel suo viaggio infinito, dinamico e complesso, così come sono inscindibili e profondamente intrecciate Vita e Morte

Nel Cummunitronda vediamo come Vita e Morte si susseguono infinitamente propagandosi nello spazio come l'onda, ovvero come fa l'energia sin dai primordi della storia della vita. 


Alla Vita corrisponde, il femminile; alla Morte l'anello dello scollamento, la conoscenza, il maschile. Solo dopo esserci separati da un vissuto possiamo conoscerlo, solo dopo averlo fatto morire dentro di noi, ma solo grazie a quella morte potrà generarsi vita nuova. Così la Morte diventa madre della Vita, in una visione che vede gli opposti danzare in dinamica tra loro, si comprendono per approdare di volta in volta a livelli di sempre maggiore compenetrazione della metastoria nella storia, di sempre maggiore realizzazione del potenziale originario che ogni vita possiede, per far sì che il negativo diventi il vento prezioso che le vele dei nostri velieri devono saper sfruttare per procedere nel viaggio. Per navigare in mare aperto bisogna accettare di avventurarsi in uno spazio-tempo dove nessuna traiettoria è già tracciata, dove bisogna imparare a gustarsi il piacere di questo procedere incerto. 


Attraverso la metafora del Quadrangolare appare chiaro che un passaggio diretto dall'angolo beta al p-greco non è che virtuale, ci dà soltanto l'illusione di aver compiuto un passaggio in profondità, mentre in realtà è un meccanismo ambivalente, che all'angolo β dell'apprendere non fa seguire la fase dell'intraprendere, della sperimentazione, del mettersi in gioco, con tutti rischi che questa comporta. E' necessario che l'angolo β, quello che vorrebbe andare oltre la storia limitata dell'angolo α, sia disposto a sporcarsi umilmente della storia, senza rinnegarla né subirla, ma riattraversandola e comprendendola: così facendo potrà approdare a una nuova e inedita espressione della storia, a un angolo γ frutto di una avventurosa Odissea, che ha in sé i semi dell'angolo α precedente e dell'angolo β, l'iniziatore di ogni cambiamento.

"La Croce laica", opera-visione di Michela Garbati

Così la traversata che dall'angolo β porta all'angolo γ ci ricorda il crocevia, il "Quadrato aureo", lo snodo della croce dove avvengono in maniera inedita infiniti scambi, contrasti, inclusioni tra tutte le forze che vi convergono, sede sacra del crossingover, vero tabernacolo della vita, fucina prodigiosa di infinite forme vitali uniche e irripetibili. Tale Quadrato aureo esiste in tutti i piani della Piramide del Sarvas, dovremmo infatti preservare questo spazio sacro in tutti livelli della nostra esistenza: innanzitutto nel rapporto con noi stessi, poi nei rapporti forti, quindi nel rapporto con i gruppi e nella nostra visione generale della vita (rapporto con il Globale Massimo). 

Combinazione delle Unità didattiche: Piramide del Sarvas e Graal delle Profondità

Ci viene quindi presentata una nuova combinazione tra due ormai note Unità didattiche: il Pira-Graal, che origina come una nuova sillaba dall'incontro delle due lettere Piramide del Sarvas e Graal delle Profondità della Vita. Attraverso questo nuovo strumento possiamo farci un check-up per riconoscere a che grado siamo del nostro risveglio, del nostro percorso di crescita e del recupero delle nostre parti colonizzate dall'esterno e quindi addormentate, quali sono i frutti che la chioma del nostro albero porta sui quattro distinti piani, cioè a livello delle forze covalenti (rapporto con noi stessi), delle forze elettromagnetiche (rapporti forti), legami deboli (rapporti coi gruppi), forze gravitazionali (rapporto col Globale Massimo). Sarebbe buono che ognuno di noi dedicasse periodicamente del tempo a se stesso per valutare lo stato di salute del proprio Albero della Vita in Viaggio, per verificare la vitalità delle radici e del tronco, la presenza di forze ascensionali che nutrono la chioma arricchendola di frutti rigogliosi, espressione del nostro procedere verso il risveglio del Potenziale originario, cosicché, ognuno di noi, oltre a gravitare in orbite di altri pianeti, inizi a risplendere di luce propria, ad essere quindi Sole per altri pianeti. Con il Graal P. U. T. (Potenziale UnoTrino) vediamo che quando nasciamo siamo una versione specifica e unica dell'In.Di.Co. (Infinito Dinamico Complesso), ovvero la nostra nascita sancisce l'ingresso nella storia del P. U. F. (Potenziale Uno trino Fondamentale). 


Man mano che i nostri rapporti con la storia si approfondiscono, il nostro potenziale originario va incontro ad un attorcigliamento, ad una "Kundalinizzazione", in cui la vita antenata, quella da cui originiamo, riesce sempre meno a comunicare con la nostra storia; diventiamo così territori colonizzati, invasi dall'esterno, in cui le nostre parti originarie vengono sostituite da protesi, segno del nostro addormentamento.  Siamo nella fase del P. U. K., dove la "K" sta per Kundalini (= attorcigliato), ma anche per punto Karma, che rappresenta la cicatrice esitata alla estirpazione delle nostre radici metastoriche. E' una fase priva di consapevolezza, di sonno-sogno, che può durare tutta la vita, in cui il letargo della nostra forza vitale originaria contamina tutti i codici, condannandoci a uno scollamento tra codice simbolico e codici profondi, e ad una egemonia del codice simbolico che in modalità mitotica ricerca strade e soluzioni, in un karma inesauribile e sempre più lontano dalla vita antenata. Solo un evento "di grazia", cioè gratuito, non pianificato e non previsto, può intervenire nella nostra vita per interrompere il letargo, per farci sentire il nostro potenziale originario, per chiamarci al risveglio. E' questo il P. U. S. (Potenziale Uno trino Svegliato), che si esprime attraverso lo srotolamento del Kundalini, il recupero delle nostre parti espropriate; è la ribellione dello schiavo che è rimasto fino a quel punto imprigionato nella caverna, dove viveva di rappresentazioni esterne a sé (codice simbolico), di ombre, anzicchè di realtà. Il P. U. S. è un processo lento e doloroso, dove è facile voltarsi in dietro, dove alla nostalgia per la nostra forza vitale originaria si contrappone la nostalgia per le soluzioni adottate fino ad allora, per le ombre. Tuttavia è il passaggio obbligato per approdare al P. U. M. (Potenziale Uno trino Metastorico), realizzazione nello spazio-tempo che viviamo del nostro potenziale originario, in cui correnti ascensionali provenienti dalla matrice metastorica irrorino senza più ostacoli la nostra chioma. 


Per descrivere i passaggi che dal P. U. F. portano al P. U. M., Mariano ci propone una nuova "sillaba", in cui stavolta le lettere coinvolte sono il Cummunitometro e l'Unità di Crisi, nominata PER.M.ME. (percorsi mitotici meiotici). Lo Spettacolo dell'anello simbolico corrisponde al P. U. F., che per preservarsi dovrebbe mantenersi distinto rispetto al contesto in cui è immerso (distinzione = 1° step nell'Unità di Crisi); man mano che l'esterno ci colonizza e che il P. U. K. prende piede, bisogna attraversare le fasi più dispendiose e dolorose dell'Unità di crisi: decidere, scegliere, risolvere, proprio perché reimpossessarsi delle proprie parti cedute è un processo difficile e doloroso. Al capolinea dell'anello simbolico ci attende il "Wendepunkt Karmico" (WK), che ci immette nell'anello sottostante, quello della meiosi, della perdita delle soluzioni precedenti, delle ombre, che è quindi anche la fase di risveglio, del P. U. S., proteso al ripristino del nostro intero, del nostro sarvas. Anche le fasi del P. U. S. sono scandite dalle tappe dell'Unità di Crisi, in maniera speculare rispetto alla precedente: 1°) "mi distinguo" dalle lenti colorate o categorie o rappresentazioni che mi hanno condizionato fino ad allora (codice simbolico); 2°) "mi separo": sveglio, mi ripendo il mio codice analogico, il mio territorio; fase questa molto delicata, in cui si avvertono le sirene dell'astinenza; 3°) "decido": perdo parti che non sono più vitali, vivo la loro morte, libero il codice bio-organico, ovvero le mie emozioni e i miei bisogni imprigionati nella Caverna; fase ancora più dolorosa, in cui ci sembra di perdere tutto, di perdere la vita stessa; 


4°) solo dopo essermi liberato del PUK posso "scegliere" e "risolvere", cioè "sciogliere" e ricostruire-ricombinare ciò che ho ricevuto dalla vita in maniera rispettosa della mia specificità, divenendo finalmente io protagonista della mia storia, in quanto unica e irripetibile incarnazione dell'In.Di.Co. 5°) Solo a questo punto posso Vincere ed accedere alla creazione a partire da me; il termine del processo P. U. S. è segnato dall'approdo al "Wendepunkt Creativo" (WC) che spalanca le porte al P. U. M., tempo in cui il mio fare non sarà più un affannarmi da schiavo, ma sarà un fare in quanto In.Di.Co., in quanto co-creatore con la Gravidanza metastorica.

Chiara

sabato 19 aprile 2014

Aula didattica globale "Gianna Stellabotte" (FG), venerdì 28 marzo 2014. III° CORSAGGIO. Primo giorno.

 
  FONDAZIONE NUOVA SPECIE ONLUS  
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III° CORSAGGIO. 
Primo giorno.
"IL SEMINATORE"

Oggi 28 marzo 2014 appuntamento nell’Aula Didattica Globale "Gianna Stellabotte" (Ospedale D'Avanzo - Foggia).
Parte il veliero dei corsari …. Terza tappa!

Mi guardo intorno e vedo che qualche cor-saggio (partecipante) è sceso ma qualcun’altro è salito a bordo: Marco è la novità ed è lui che ricorda a tutti il significato della parola cor-saggio e il senso del corso.
Mariano comincia il corso con un suo aforisma:
 
“Il negativo è come il vento per un veliero, 
l’importante non è escluderlo e ripararsi 
ma è imparare a saperlo sfruttare e
 flessibilmente cambiare rotta e destinazione” 


Un invito a vedere il negativo come il vento per il veliero, in sua assenza l’imbarcazione si fermerebbe ma, imparando a sfruttare la forza e armonizzando le vele nella direzione del vento, non solo si procede, ma si può anche cambiare rotta e direzione.
Sia per aspettare chi arriva da lontano, sia per transitare dall’ordinario alle giornate intensive che ci attendono, ci ascoltiamo e scambiamo alcune informazioni sulle ultime attività e opere in corso o appena avviate.
Arrivano tutti e il veliero leva l’ancora …
L’elaborazione grafica di Michela Garbati ci introduce nel significato ampio e più condivisibile della “croce laica” dove il quadrato centrale (aureo) è il luogo dove s’incrociano le quattro vie e dove ci possono essere scambi e crossingover tra tante diversità.

Sono quattro anche le attività formative che Mariano sta portando avanti:  
Ogni attività beneficia delle altre, ogni sapere scambia con l’altro e non restano distinti e separati. Un esempio di come la formazione dovrebbe essere. Sono due i pilastri su cui Mariano si fonda:
•    La teoria che viene dalla vita e che poi si riapplica alla vita.
•    Approccio globale.
Le Unità Didattiche sono le lettere dell’alfabeto globale che ora dobbiamo cominciare a usare per scrivere e leggere infinite cose.
Con questi strumenti è possibile ingrandire per vedere meglio. Anche un sapere tradizionale e religioso può essere compreso meglio e diventare una teoria che ha un senso più vicino anche a chi, come me, non ha un punto di vista religioso.

Così ancora una volta sono e siamo stimolati a riconsiderare un sapere religioso e da una parabola che ci sembrava voler considerare solo chi è già meritevole approdiamo a una bellissima versione dinamica, dove chiunque può attraversare una metamorfosi, e chiunque può riprendersi il terreno metastorico calpestato o Kundalinizzato fino a compattare tutti i codici e a far morire tante parti di sé.


La parabola è quella del “seminatore” (Bibbia cap. 13 Vangelo di Matteo) e Mariano la utilizza per tornare a parlare del vitonauta come un seme gettato nell’esistenza che marcisce nella storia per portare frutti.

Quando e dove il seme marcisce e porta frutti?
Il seme è solo una parte, quello che verrà fuori è l’intreccio fra la potenzialità del seme e la via, il terreno che abbiamo a disposizione. Le vie che indica la parabola sono i codici così che la strada battuta è il codice simbolico, la roccia, il codice analogico, il terreno spinoso, il codice biorganico e in fine il terreno fertile rappresentato dal codice metastorico.
 Più il seme cade nel terreno profondo più darà frutto ma questo non significa che non bisogna seminare ovunque e in tempi diversi perché anche la strada battuta, una volta bonificata, può dare frutti.

Quanti di noi sono diventati solo strade battute, strade piene di spine, cioè di dolore e che grazie a un percorso sono diventate più fertili fino al livello metastorico ed essere semi di sé?
Il risultato è in relazione alla profondità: a chi fa un percorso di profondità, sarà dato in abbondanza, chi invece non sta in un percorso di profondità perderà, cioè il seme sarà mangiato dagli uccelli. 
Mariano, sempre più in armonia con il suo codice metastorico, comincia a gettare i semi ….


Dal corso L.A. M.U.S.I.C.A. porta  nel crocevia della formazione l’unità didattica, il “cummunitronda” per dimostrare che dal big-bang possiamo interpretare tutta la storia della vita come delle onde: onde “vita-morte” o “vita conoscenza”.

Nell’onda “vita-morte” la morte è all’origine della conoscenza perché distaccandoci dal vivere qualcosa, in realtà ce la fa conoscere; e poi, la morte nel movimento dell’onda è vista come un avvallamento per ricevere una spinta verso un nuovo spettacolo.
La vita è più un’operazione femminile e, in onore del recente convegno sull’insieme femminile-maschile, che la sua teoria continua a svelare come l’onda per propagarsi deve per forza essere femminile e maschile e che è già l’insieme femminile-maschile. La trasmissione dell’onda è una gravidanza! Disgiungendo le parti non c’è più onda e non ha più senso l’esistenza come espressione di un infinito dinamico complesso di onde. 
Anche l’onda “vita-conoscenza” deve necessariamente stare insieme perché se stiamo solo nella vita e non sviluppiamo conoscenza non si trasmette niente, l’onda si ferma. L’onda si ferma, anche se si produce solo conoscenza che non approda alla vita. Il concetto dell’onda e del suo propagarsi ci può guidare e si può applicare a ogni cosa, fino a osservare che l’Infinito Dinamico Complesso è una produzione di onde e quindi di momenti di vita che muoiono per creare altri momenti di vita. Così che ogni vita si trasforma in morte e ogni morte si può trasformare in vita.

E’ tardi e per oggi la semina è stata fatta, domani si continuerà a seminare …
Credo che già nella notte qualche seme troverà ospitalità!

Pina Pitta