sabato 31 agosto 2013

Gravina in Puglia (BA),giovedì 29 agosto 2013, SETTIMANA INTENSIVA IN TERRA DI BARI. Secondo giorno.


FONDAZIONE NUOVA SPECIE ONLUS 
Presidente: Dr. Mariano Loiacono
SECONDA GIORNATA DELLA SETTIMANA INTENSIVA IN TERRA DI BARI.
TEORIA GLOBALE:
SOLO CON LE RADICI SI RIESCE A VOLARE


Il secondo giorno della nostra settimana intensiva è accompagnato da un sole meraviglioso. La giornata di ieri ci ha risvegliato emozioni sepolte che alla fine della giornata, grazie allo spettacolo del Maestro, Dottore (e quant’altro) Bellomo, ci sembravano immaginate. Cosi, la mattinata inizia con una divertente dinamica che fa spettinare i nostri animi in maniera giocosa. E Ancora una volta, si prende sempre più confidenza con i nostri contatti corporei.


La fase dei pensieri si apre con la voce struggente di Francesca che graffia gli animi e ci riporta a dolori antichi. Poi I pensieri si liberano e invadano il campo, un flusso di energie entra in gioco e l’atmosfera prende fuoco. La Platea è interessata e curiosa, segue il lavoro degli abili accompagnatori senza perdere nulla.
Tra Il vociare festoso dei bambini e l’abbaiare di Vincenza, la mattinata continua.


In cui piena di dolori e di ricordi, inizia la fase delle comunicazionie da li sfociano dinamiche di dolore,…e’ un turbinio continuo…figlie che non sentono l’amore della madre e madri che implorano amore.
E si scatena l’improbabile: i racconti, le mani addosso, le lacrime, le urla straziate, gli abbracci e le carezze e le danze …c’era di tutto. Dinamiche umane che non si possono tradurre in parole.
Anche Matt, il ragazzo inglese che partecipa a questa settimana intensiva, a un certo punto non ha più richiesto la traduzione in inglese: era tutto li e si capiva. Si odono urla ed emozioni, canti di preghiere, tutto ciò che la vita e’ esplode come una bomba, e in questo luogo sacro e profano, escono dolori antichi e sanguinosi.


Un padre nostro e un ballo per spezzare le atmosfere pesanti, si fa ora di pranzo, si lascia il campo di guerra. Sembravano Tutti ubriachi.
Il Pomeriggio scorre tra gli occhi dei 190 partecipanti pieni di aspettative e di risposte. La Sbornia di emozioni era ancora da smaltire e i conduttori proseguono con le fasi del metodo.
La scelta del tema tocca a Patrizia che ancora così difesa e spaventata di esprimere anche semplici pensieri al microfono riesce comunque a comunicarci qualcosa.

 “Solo con le radici si riesce a volare”

Si Parla di origini, alberi e mongolfiere…è un flusso di dinamiche impazzite. Le teorie danno corpo al rilascio emozionale della mattinata. E’ una giornata intensa che finisce “bene” in un grande applauso.


Giuseppe e Martina 

giovedì 29 agosto 2013

Gravina in Puglia (BA),martedì 27 e mercoledì 28 agosto 2013, SETTIMANA INTENSIVA IN TERRA DI BARI. Accoglienza e primo giorno.

FONDAZIONE NUOVA SPECIE ONLUS
Registro Persone giuridiche n. 429 
Prefettura di Foggia





 LA SETTIMANA INTENSIVA PIU' NUMEROSA VISSUTA FINORA
 
ORGANIZZATA DALLA  FONDAZIONE NUOVA SPECIE CON L'ASSOCIAZIONE ALLA SALUTE BARI:
 
L’ACCOGLIENZA 
NELLA CASA VACANZA DI SAN  BENEDETTO XII



Quando si dice il “Calore dei Baresi” non ci si sbaglia affatto. In effetti mai modo di dire fu più vero! Qui, nella Murgia, a Gravina in Puglia, in questa lingua di terra così suggestiva, in questo spazio così apparentemente aspro fatto di roccia e campi arsi dal sole, si sprigiona la magia di un’accoglienza degna di chi la abita.
Il gruppo di lavoro in questione è la neo-nata Associazione alla Salute Bari che ha raccolto oltre 180 specificità  diverse, provenienti dall’intero territorio nazionale e andando anche oltre i suoi confini. Per via di tanta eterogeneità, questa settimana intensiva passerà alla storia come quella più numerosa mai vissuta finora.
Ma cos’è nello specifico una settimana intensiva?
La risposta a questa domanda ci viene data proprio dal dr. Mariano Loiacono che, come il più esperto timoniere del Metodo alla Salute, ci traghetta dal caos a un ordine di Nuova Specie e lo fa ponendo l’accento sull’importanza del cosiddetto “Code Storming”, un neologismo da lui stesso coniato per farsi beffa della psichiatria tradizionale, che a sua volta inventa terminologie straniere per definire qualcosa di fondamentalmente semplice.
Si parla molto di “Brain Storming”, ossia “tempesta cerebrale” in un mondo-villaggio che ormai basa la sua sopravvivenza solo e unicamente sul codice simbolico-razionale, non prendendo più in considerazione i codici antenati più profondi che hanno contribuito a far nascere la Vita.
Il “Code Storming” invece, ovvero la “Tempesta di Codici”, tiene conto dell’integrità degli esseri viventi che si esprime attraverso i codici più profondi. Nel dettaglio, l’essere umano per stare in salute dovrebbe esprimersi attraverso due di questi, che sono l’analogico (il corpo) e il bio-organico (le emozioni). Preferiamo utilizzare il condizionale in quanto al giorno d’oggi, purtroppo si va sempre più incontro al disagio diffuso perché ci si allontana dalla propria specificità, dal nostro Javhè, solo quello che solo noi siamo.
In questo modo, il dr. Mariano Loiacono ci apre il sipario invitandoci a compiere un viaggio inedito dentro noi stessi, senza aver paura di ciò che nel corso di questi 5 giorni la Vita ci vorrà mostrare.


DAI DIAMANTI NON NASCE NIENTE, 
DAL LETAME NASCONO I FIORI.
PRIMO GIORNO.
 
In questa dimensione di profondo calore umano, la prima notte scivola via dando inizio ad un nuovo giorno, il primo di questo viaggio inedito che ci vede tutti quanti protagonisti.


Ora che il timoniere è sceso in cambusa, salgono a prua i mozzi Ekaterina, Mila, Lara, Nicoletta e Paolo che ci condurranno nel vivo delle più inattese dinamiche. Per quest’ultimo, è davvero un giorno speciale in quanto si ritrova non solo a festeggiare il suo compleanno, ma lo stesso è reso ancor più speciale perché sancisce, assieme alla sua compagna Chiara, la sua entrata ufficiale come nuova figura medica in sostituzione del percorso finora svolto da Mariano all’interno del Centro di Medicina Sociale di Foggia. 


I conduttori inaugurano questa prima giornata intensiva focalizzando l’attenzione sull’importanza di essere conduttori attivi della nostra esistenza piuttosto che mettere la propria vita nelle mani di una figura professionale esterna che ci faccia da guida. La figura dello specialista appare quasi come un Caronte che traghetta anime perdute nel fiume stagnante di una vita che s’è fermata. Ma non bisogna sostare in questo Anti-Inferno, piuttosto è necessario che ognuno di noi si armi di coraggio per compiere la discesa negli inferi: perché solo attraversando il più buio dolore si può poi tornare a rivedere le stelle.
La musica è stata protagonista assoluta della fase iniziale, l’antenata mediante cui è stato possibile prepararsi a contattare la propria visceralità; armonicamente si sono infatti fusi assieme diversi generi, passando dalla techno alla pop music sino a giungere alla fusion dei Radiodervish, un duo composto da un barese e da un palestinese. Quest’ultimo è l’omaggio di Silvia alla Terra di Bari che ci ospita col suo calore.


Non può passare inosservato il pensiero-dono di Massimo, un anticamente abile costretto sulla sedia a rotelle che, nonostante tutto, attraverso la canzone di Vasco Rossi inneggia ad una vita spericolata, invitando ognuno di noi a osare in tutto. E nel ricordo rimane lo spirito di Francesco, che aleggia nella sala quando sua madre Carla lo omaggia facendoci scatenare al ritmo della sua musica preferita. La forza d’animo di questa donna è un esempio concreto dell’andare oltre i confini della morte, contrapponendo ad essa la vita. Carla è un fuoco che continua a divampare, alimentata non solo dall’afflato di Francesco ma anche dalla fiamma viva dell’altro suo figlio Federico, affiancato a sua volta dalla fidanzata Giulia.
È così che si entra in un territorio più circoscritto e personale per mezzo delle comunicazioni, l’atmosfera si riscalda, continua la discesa, a salire sono le emozioni.

Come in un gioco di specchi riflessi, attraverso la mediazione iniziale di mamma Nica, due piccole grandi donne, Ilona e Ekaterina si ritrovano inaspettatamente a confrontarsi: la prima viene dalla Bielorussia, la seconda dalla Russia, entrambe sono figlie adottive, accomunate da quel senso di abbandono che le rende sorelle di vita.
Al di là dell’evidente coinvolgimento emotivo, Eka non solo riesce a distinguersi dalla propria storia e da Salvina, sua madre adottiva presente in sala e che lei stessa include nella dinamica a 4, ma accompagna con devozione Ilona a comunicare la sua specifica sofferenza a Nica.


Se a chiusura della seconda fase vi è stata la dinamica tra madri e figlie, ad apertura della successiva vi è ora la dinamica tra un figlio, Gioele, e suo padre Luigi. Il primo mostra al gruppo l’opera ultima di Luigi, un quadro che rappresenta metaforicamente la città ospitante di questa settimana intensiva, ovvero Gravina. Partendo dal significato etimologico di “Grava” (abisso, profondità), Luigi raffigura entro il perimetro della carta i diversi livelli di questa terra che corrispondono ai nostri substrati emotivi: è per tale ragione che ancora una volta Eka conduce Gioele ad inoltrarsi nei suoi codici più profondi, in questa zona d’ombra che chiede d’essere visitata dall’unico viaggiatore richiesto, Luigi. È proprio così che cadono le parole, a scendere è il silenzio che ora regna sovrano tra padre e figlio: i due si abbracciano a torso nudo, come la Nuda Veritas si rispecchiano entrambi nelle loro chiusure. Si aprono vicendevolmente a un nuovo incontro accompagnati dall’abbraccio uterino di altri corpi maschili, che confondendosi li fonde in una cosa sola.



Grazie alla coppia Padre-Figlio, ci si addentra nelle profondità oscure e misteriose, toccando con mano quella pallina rossa rappresentata nel Graal alla Salute, che ha bisogno di emergere per non soffocarci.
L’elemento che accomuna Patrizia e Chiara è l’implosione di un dolore che nonostante l’evidenza, ancora non trova un canale da parto nel grido e nel pianto.

È la musica che richiama l’equipaggio a riprendere le fila delle dinamiche che ci hanno coinvolto in mattinata.
La testimonianza di Agatha sottolinea la prerogativa per affrontare questo viaggio: in tal senso è la fede (dal latino “fides”) ad essere quella cordicella invisibile che ci lega da capo a capo alla saggezza inconoscibile della Vita. Per questo motivo, non dobbiamo nutrire vane speranze verso qualcosa che ci arriva gratuitamente, ma al contrario dobbiamo guadagnarci terreno nel raggiungere i nostri traguardi, diventando parte attiva e non più passiva della vita stessa.
Nella fase conclusiva si fa teoria partendo da un suggerimento di Michela che dia un titolo alla giornata finora vissuta, un riferimento alla celeberrima canzone di De Andrè che recita così:

“DAI DIAMANTI NON NASCE NIENTE, 
DAL LETAME NASCONO I FIORI”

Beh certo, un titolo così non poteva lasciare indifferenti le numerose persone del gruppo che si sono dimostrate prodighe di bellissime riflessioni a riguardo.
Infatti anche se alla base diamante e letame  sono costituiti dalla stessa sostanza, ossia il carbonio, la fissità del primo lo rende sempre uguale a se stesso, mentre il secondo muta continuamente dando vita a qualcosa di diverso, talvolta bello e profumato come un fiore.
La Vita ci spinge verso un viaggio trasmutativo di Nuova Specie e lo fa permettendoci di metter fuori il nostro letame/negativo: non bisogna occultarlo bensì trasformarlo in un’opera d’arte. La Crisi può essere percepita come Minaccia o come Opportunità. Sta noi decidere se vogliamo essere artefici di tale miracolo oppure no.
È l’applauso sonoro che chiude la giornata dando valore a cinque conduttori che hanno guidato con umiltà e devozione 180 persone.


Dove finiscono le nostre capacità, inizia la nostra Fede,
una forte Fede vede l’Invisibile,
crede l’Incredibile,
e riceve l’Impossibile.
DAISAKU IKEDA

Benedetta Palmieri e Silvia Corcella
 

mercoledì 28 agosto 2013

Jesi (AN), sabato 6 luglio 2013, AUGURIO AL BLOG


FONDAZIONE NUOVA SPECIE ONLUS 
Presidente: Dr. Mariano Loiacono



UN PASSAGGIO IMPORTANTE 
PER IL BLOG DEL 
METODO ALLA SALUTE:
UN AUGURIO DA PARTE DI LUCA


Cara Cindy,
care blogger di Nuova Specie,

Voglio prendermi un po' di tempo per dare valore al passaggio che ho/abbiamo fatto ieri riguardo al blog e magari raccontarlo e renderlo noto a chi vorrà leggerne.


Ovviamente mi sto' riferendo alla mia uscita dal novero dei blogger che abbiamo reso "ufficiale" ieri durante il corso sull'Approccio Globale alla coppia qui a S.Giovanni Rotondo.
Mi farebbe piacere parlarne attraverso il blog perché, anche grazie al blog ho iniziato a riconoscere il valore della molteplicità, l'importanza di guardare al di là del proprio naso e desiderare di intrecciare con gli altri.


E voglio farlo attraverso un post che racconti il mio sentire, prima che il mio udire.

 
Cara Cindy, sicuramente non ho la tua memoria ma ricordo quello che ho provato quando mi hai chiesto di aiutarti (aiutarvi, perché c'era pure Giusy già!) con il blog per il Rainbow marchigiano. 


Era un misto di paura per mettermi in  una cosa che sarebbe potuta essere più grande di me (mai aperto un blog fino ad allora...), di eccitazione per essere stato visto ed accolto e perché sentivo che mi stavi dando un valore che ancora non sapevo cosa fosse, c'era, nella povertà di uno che non ha avuto niente nei codici profondi dalla famiglia di origine, una sensazione di "sballamento", di confusione..., io non avevo un mio territorio e la paura di vederne uno o del fatto che qualcuno provasse ad invadere quello che ritenevo il mio spazio con una cosa a me esterna...da un lato mi sballava, mi rendeva insicuro ma al tempo stesso desideroso. Di quei periodi ricordo anche il fatto che c'era mia moglie Benedetta al Rainbow ed entrambi i miei figli Ludovico e Valentino e ancora l'unica maniera che conoscevo per sentirmi vivo era scaricare addosso all'esterno la mia rabbia di bambino inascoltato.
Lì è iniziata la mia avventura con il blog, e mentre scrivo mi tornano alla mente immagini di me che stavo al computer in quella settimana di Pasqua e vedevo, e leggevo i post che arrivavano da pubblicare...mica mille, saranno stati tre al massimo, ma li ricordo come momenti intensi della mia vita, qualcosa di nuovo provava ad entrare e io facevo, naturalmente, resistenza!


Per me è stato FONDAMENTALE per sentirmi vicino alla mia famiglia e lo stesso discorso vale per l'altro Rainbow, quello del Grappa.
Dico questo perché sento che è stata proprio la necessità di sapere cosa accadeva e la necessità di esserci, per me e per gli altri, una delle spinte più forti che mi ha legato al blog. Veramente a volte ho pensato che i miei sentimenti non fossero "puri" per questo motivo, ma ho cercato di compensare facendo il mio "lavoro"al meglio.
Lo dico serenamente perché è la verità e oggi ne ho un po' meno paura.
Quindi, oggi che questa fase Morula non ha più senso di essere, credo sia bello lasciarla andare. 


È bello poiché in questo momento, lasciando il blog, sento invece di fare una cosa che parte da me, senza filtro!!!
 

Oggi, che mi sento distaccato, vedo con piacere nel blog e in voi bloggers (bloggeuse?) delle compagne care e, come hai detto te Giusy, delle colleghe di ufficio che sono onorato di avere, in particolare:
Cindy, ti voglio bene, spero tu lo sappia.
A te riconosco il merito primo di avermi  cercato, di avermi spinto verso l'inedito. Con le difficoltà e con i debiti che ci ritroviamo...non è scontato dare asilo ad un "lasagnone" mezzo addormentato.
Fanculo il maschile, tu con me, sei stata molto ma molto ma tanto un sacco di volte per dieci l'accoglienza senza il giudizio! Io che il giudizio è l'unica cosa che conoscevo. 

Senza perdermi in mille parole in questi giorni sento che il nostro rapporto ricomincia più alla pari e ne sono orgoglioso; così magari anche tu avrai la possibilità di godere delle mie parti nuove (nel frattempo ho scoperto anche io di essere un ragazzo di valore).
Vuoliti bene, anzi benissimo!!


Giusy e Valentina, con voi invece è stato diverso, avete subito "preteso" da me un rapporto alla pari e se inizialmente il bambino spaventato ci è rimasto male, oggi lo riconosco e ve ne rendo merito....e che cavolo, sei alto due metri!!! Che fai il bambino!?
E devo dire che mi piace, anche perché finalmente mi sento un po' cresciuto anche grazie ai vostri discreti aiuti contro.

 
Insomma, pare che sia tutto miele ma in realtà voglio celebrare un passaggio mio e anche vostro e del blog che sarà sempre più migliore e...senza sgrammaticature magari!!!


Questa è la mia verità e sono felice di conoscere tre persone come voi.


Vi abbraccio,
Luca

martedì 27 agosto 2013

Paterno (PZ), venerdì 9 agosto 2013. GIUSI PASCOLLA RACCONTA L'INCONTRO CON IL CLUB ALCOLISTI IN TRATTAMENTO IN BASILICATA

10 Agosto... Le stelle cadenti 
non le abbiamo viste…
saranno mica cadute nel pomeriggio?

Questo doveva essere un post sull’incontro tenutosi a Moliterno (patria del pecorino!) con il C.A.T. (Club Alcolisti in Trattamento)  ma mi  sembra giusto per voi, cari e assidui lettori del nostro blog, partire dal giorno prima, venerdì 9 agosto…
Mi metto in marcia da sola alla volta di Foggia, dove prenderò Cristian per dirigerci poi verso la Basilicata e precisamente a Paterno, paese in cui vive questa bella famigliola lucana a noi tanto cara. Parlo di Giusi Mastrangelo, Tonino Cimetti, Andrea e Alice Cimetti.
All’uscita dell’autostrada perdo il controllo della macchina… e a pelo riesco a non andarmene sul guard rail. A parte l’agitazione, il battito a mille e le lacrime che vogliono uscire per festeggiare il pericolo scampato, continuo sulla mia strada che mi porterà da Cristian che si trova invece al cinema a Foggia.
Certo se non fosse per il
Metodo alla Salute , io questa città non la sopporto… è caotica, trafficata e soffocante. Dopo tante difficoltà stradali, arrivo da Cristian e ricomincia il viaggio.
Individuiamo la strada consigliatami da mio padre per raggiungere Potenza e poi Paterno e partiamo… che avventura! 

Comincia prima a piovere, poi a grandinare ma così forte che la strada non si vedeva… tutto ciò mentre io piangevo e dicevo a Cristian un po’ di negativo della settimana appena trascorsa e di quello che mi era mancato.
Infatti mi veniva quasi da ridere perché ero proprio sintonizzata con gli antenati…
Calmata la tempesta, la mia e quella naturale, ci rimettiamo in viaggio, e tra un bilancio della settimana trascorsa e un po’ di buoni propositi arriviamo alla nostra meta. 

Sono le 23.30 circa. Penso tra me e me che Andrea e Alice staranno dormendo e invece…ad accoglierci, con tanto calore e palloncini appesi ai muri, ci sono tutti… anche Clifford, il cagnolino di Andrea.
Ci mettiamo a cena e ci raccontiamo un po’ degli ultimi eventi, della settimana intensiva a Gravina, del nostro viaggio a Lisbona, dei  Gruppi alla Salute che entrambe le nostre associazioni fanno.
Insomma una bella macedonia… ma prima di questo una cena con i fiocchi preparata da Giusi, cuoca sopraffina.
A fine cena Giusi ci mostra la nostra camera da letto che è poi quella del padre di Tonino e Raffaele.
Stranamente, nonostante sia una camera da letto un po’ austera, a me fa simpatia quindi una volta a letto crollo in un sonno profondo.
Dimenticavo, Andrea decide di dormire nella nostra stanza su un lettino.  

Sento che Andrea è proprio felice dell’arrivo mio e di Cristian, pardon di Zia Giusi e Zio Cristian. Ci considera relazioni intime, vicine, è eccitato della nostra presenza e quindi non vuole perdersi neanche un attimo con noi, neanche la notte.
 

La mattina, dopo una colazione abbondante, andiamo a farci un giro e a fare la spesa. Passiamo però prima a vedere la casa in costruzione dei Cimetti’s che ci stupisce per la grandezza, per gli spazi ampi e luminosi e per lo spettacolare panorama. A differenza della casa in cui alloggiamo per il weekend, che è chiusa tra tante altre casette, qui siamo in piena valle e siamo circondati da montagne. Mi perdo un po’ in queste montagne anche perché qui, in Basilicata, c’ho passato tante estati della mia adolescenza e post adolescenza, facendo i campi estivi con i boyscout.
Regaliamo per l’occasione alla bella famigliola, i numeri civici della loro nuova casa, che abbiamo comprato a Lisbona e che sono stampati sugli azulejos, tipiche mattonelle portoghesi.
 

Dopo aver fatto la spesa, andiamo a mangiare perché ci aspetta un pomeriggio impegnativo… parteciperemo ad un gruppo del CAT (Club alcolisti in trattamento). Giusi M. ha conosciuto alcuni membri del CAT agli incontri di rete delle Associazioni del territorio.
Nell’aria si sente molto positivo, Giusi M. è contenta ma anche un pò spaventata. Sente questo incontro importante per i legami che si possono creare con l’Alsa Basilicata.
Mi fa tenerezza e mi diverte l’idea che lei, come me, è attenta ai particolari. Questo l’avevo visto già osservando la casa “vecchia” che ha comunque reso, insieme a Tonino, bella e curata… pur se solo una casa di passaggio.
Ha preparato un pensiero per l’incontro che poi vi dirò!
Insomma tutto pronto, si parte alla volta del pecorino…ops…di Moliterno


Arriviamo con un po’ di ritardo ma il referente del gruppo ci accoglie comunque con un sorriso, specificando che anche loro sono un po’ ritardatari. Entriamo in questa stanzetta, piccola piccola, che si trova sotto il porticato di una palazzina un po’ fuori mano. E qua, sorpresa. Mai visti tanti adulti tutti insieme seduti in cerchio. Sono tutti ultra sessantenni, poi ci sono un paio di quarantenni o poco meno e un bambino di 11 anni.
Ovviamente, da buoni testimoni della cultura contadina, i maschi e le femmine sono seduti separati quindi c’è un semicerchio dove ci sono tutti i maschi e l’altro semicerchio tutte le donne.
Al gruppo partecipiamo io, Cristian, Giusi M. e Simona Caione.
Apre la riunione A. che ci spiega un po’ come funzionano i CAT e prima delle nostre presentazioni, elenca tutti i nomi dei presenti con i giorni di astinenza dall’alcool.
Si passa dai 7000 giorni ai 32 giorni…
La cosa che mi colpisce è che non si battono le mani ad ogni persona ma si fa un applauso unico alla fine per tutti quanti.
A. chiede ai presenti di presentarsi e qui, guardandoli un po’ in viso tutti, soprattutto gli uomini, sento che c’è un po’ di tristezza, di compressione nei loro sguardi e nei loro corpi. Hanno quasi tutti le guance rosse, probabilmente sono contadini e proprietari terrieri quindi il sole li bacia continuamente.
Le donne mi sembrano abbastanza addolorate, nonostante l’emergenza alcool (che quella sera ho sentito poco pronunciare,  si è usato invece la parola “problema”) per la maggior parte di loro, sia acqua passata. Sento nelle loro presentazioni un po’ di appesantimento, salvo qualcuna più animata e forse legata all’impegno-ruolo svolto nel gruppo. 

Alla fine delle presentazioni del gruppo CAT, tocca a noi. Parte Giusi M. che si presenta, parla di sé, della sua esperienza con il Metodo alla Salute, di come le ha cambiato il punto di vista sulla vita (per fortuna direi io… altrimenti come avresti fatto a sopravvivere in una terra tanto bella quanto “appesantita” laddove c’era tanto appesantimento/tanta pesantezza?). A questo punto, da brava maga non dal il cilindro ma dalla borsetta, tira fuori un foulard e un libro “Il nodo”, diario di bordo dei gruppi con gli alcoolisti tenuti da Mariano negli anni 90.
Legge il passo del libro dove si parla del significato del “nodo” e chiede a G., preventivamente avvisata di portare un suo foulard, di stringere simbolicamente un nodo tra questi due foulard che rappresentano uno l’Alsa Basilicata e l’altro il CAT come promessa o meglio intenzione di scambiare, intrecciarsi e annodarsi in una realtà difficile  come quella lucana.
Ci presentiamo anche io, Cristian e Simona, non risparmiandoci nei particolari delle nostre storie.
Ho osservato che dalla presentazione di Giusi e poi a seguire con le nostre, gli occhi vitrei e dormienti dei partecipanti, cominciano ad interessarsi a noi e alla nostra esperienza. Ho sentito come un’aria fresca entrare in quella stanzetta calda... più potente di un ventilatore!
Nei nostri interventi riconosciamo loro come sia bello vedere tanti adulti che si incontrano di sabato alle tre e mezza, si mettono in discussione e non si vergognano, per di più in una realtà dove una dipendenza come questa ti marchia a vita, pur essendo abbastanza diffusa.
 

A. comincia un po’ a chiedere ad ogni partecipante come è andata la settimana e qua i convenuti non si esprimono molto o meglio lo fanno con frasi semplici del tipo “tutto bene”, “tutto apposto”.
 

Ci colpisce che in questa routine di comunicazioni, c’è uno dei più giovani, P., ex alcoolista ormai fuori dal "problema",  che parla della sua settimana, celandosi prima in un “tutto bene” e poi, dopo qualche stimolo del conduttore, viene fuori dicendo “è sempre tutto uguale”.
I suoi occhi, seppure sobri, sono spenti. Noi ce ne accorgiamo e tentiamo qualche intervento, partendo dalle nostre storie.
P. viene colpito da Cristian e della sua storia e dalle cose che racconta. Forse P. sembra faccia fatica a credere che, dietro gli occhi vispi e vibranti di Cristian, c’è stata anche tanta tristezza, dolore e stasi.
Io, in quel momento, mi sono ricordata del brano finale del libro “il nodo”, dove il saggio Pompeo parla del suo “RICOMINCIARE”. Lo leggo, cercando di trattenere le lacrime, ogni tanto mentre leggo, guardo P. e vedo che i suoi occhi sono bagnati da qualche lacrima e sono felice.
Al termine della lettura, Cristian mi chiede se voglio abbracciarlo e io, pronta, mi alzo dalla sedia e non curandomi di dove sono e di quello che possono pensare, abbraccio P. che continua a dirmi grazie.
Sono felice ma sento che il viaggio tra  i cosiddetti “alcolisti” in trattamento non è ancora terminato… si parla anche di altre situazioni ma in modo veloce e a mio parere un po’ affrettato.
Viene anche fuori una situazione in cui il disagio dell’alcool è accompagnato anche a problemi di natura psichiatrica, sostengono loro ai quali fanno difficoltà a dare riposte concrete.
Allorché chiedono proprio a Giusi M. di intervenire e di aiutarli in questa situazione complessa, dove oltre al padre “pluriproblematico”, c’è anche una moglie disperata e un figlio, l’unico bambino presente, che è già appesantito soprattutto nelle profondità.
Giusi M. prende la parola e dice chiaramente di non aver soluzioni nel cassetto da mettere fuori così ma propone loro di partecipare a qualche Gruppo alla Salute a settembre e poi vedere un po’ come fare.
 

A questo punto facciamo un mini bilancio del pomeriggio che, in barba alle previsioni, è durato quasi quanto un Gruppo alla Salute. Il bilancio è per tutti molto positivo, sembra quasi che siano tutti interessati ad intrecciare con noi, a partecipare ai Gruppi alla Salute per individuare, tolto il problema dell’alcool, come rimettersi in gioco in maniera più piena e vicina alla vita.
Non fanno che ringraziare Giusi ma anche noi altri…
 

A questo punto sento di dire qualcosa al gruppo e cioè che questo intreccio potrebbe essere utile sia per le iniziative territoriali, gruppi da fare ma anche per intrecciare relazioni nuove e questo lo chiedo soprattutto per Giusi che, in questo villaggio-mondo, continua a sentirsi sempre un po’ sola e alla ricerca continua di legami più significativi che le sono mancanti nella famiglia d’origine e nelle relazioni storiche.
 
Fatto anche questo piccolo rito di passaggio, sperando che abbia continuità, ci salutiamo finalmente utilizzando un po’ il corpo e ringraziandoci reciprocamente per questo bel pomeriggio assolato.
 

All’uscita ci aspettano Tonino, Andrea e Alice che hanno passato un pomeriggio a spasso nel paesino. Tonino incontra la sua insegnante di matematica che ha partecipato al CAT e la ringrazia nuovamente per averlo visto in quegli anni difficili di scuola, non dando attenzione solo al profitto scolastico ma accostandosi a lui come persona.
 

Soddisfatti e leggeri, torniamo a  Paterno dove ci aspetta una bella notte di San Lorenzo..
 

Le stelle cadenti non le abbiamo viste…saranno mica cadute nel pomeriggio, in quel di Moliterno, nella stanzetta del CAT?
 

Grazie Giusi, Tonino, Andrea e Alice per questo weekend pieno di tante cose e pieno di voi.


Giusi Pascolla

sabato 24 agosto 2013

Foggia, venerdì 23 agosto 2013. LA FONDAZIONE NUOVA SPECIE ONLUS SCENDE IN CAMPO PER SALVARE IL METODO ALLA SALUTE: NON FIORI-PAROLE, MA OPERE DI BENE!

FONDAZIONE NUOVA SPECIE ONLUS 
Presidente: Dr. Mariano Loiacono



LA FONDAZIONE
NUOVA SPECIE ONLUS
SCENDE IN CAMPO
PER SALVARE
IL METODO ALLA SALUTE:
NON FIORI-PAROLE,
MA OPERE DI BENE!




A fine luglio è stato ufficialmente chiuso il Centro di Medicina Sociale per Alcoldipendenza Farmacodipendenza e Disagio Diffuso dell’Azienda ospedaliero-universitaria “OO.RR.” di Foggia, un Centro divenuto operativo nel 1977, quando il Dr. Mariano Loiacono, che lo ha diretto e strutturato, ha iniziato la sua attività ospedaliera, sperimentando e portando a maturazione, nel corso degli anni, il frutto delle sue ricerche epistemologiche iniziate nel 1966, quando, a diciotto anni, come scrive: 
“Mi sentii come una carrozza ferma a un bivio […], mi convinsi che era tempo di imboccare nuove strade partendo proprio dal mio disagio” (Loiacono 2000, 295).

Il Centro di Medicina Sociale ha rappresentato, per migliaia di individui provenienti dalle più disparate zone italiane e non, un vero e proprio “laboratorio di mutamento antropologico, dove le persone, cioè, coperte dalle maschere del proprio disagio, hanno avuto l’opportunità preziosa e unica di poter cominciare a struccarsi, a scrostare le parti calcificate e a far emergere il cuore più profondo e vitale di se stessi, spinti e direzionati dal sentire un nuovo senso progettuale nel quale continuare a crescere e a sperimentarsi anche nel proprio territorio di appartenenza, scambiando e intrecciando con le altre “cellule” della rete (Progetto Nuova Specie).

Tutto questo senza l’utilizzo di psicofarmaci o sostanze sostitutive, ma semplicemente ritornando alla vita e ai suoi meccanismi che da sempre la regolano e la fanno evolvere. Il “Metodo alla Salute, infatti, non è una psicoterapia né un gruppo di auto-mutuo-aiuto, ma è semplicemente una modalità di imitare la vita, nella sua incredibile fertilità e fusionalità, in un mondo che, nelle sue sfide e complessità, presenta radicali cambiamenti rispetto al passato: “la scoperta dell’acqua calda”, come qualcuno lo ha definito, perché:
“Quanto a salute, nessuno di noi inventa niente ma, al massimo, sa adeguarsi e favorire ciò che già c’è nella vita e nella sua straordinaria fecondità” (Loiacono 2000, 344).

Nonostante gli stupefacenti e numerosi risultati che questo Metodo ha reso possibili in tantissime persone che sono arrivate al Centro con la disperazione di essere approdate all’ultima spiaggia (prendendo in carico ogni espressione di sofferenza, da quella asintomatica a tutte le tipologie di quella sintomatica); nonostante i riconoscimenti che ha ricevuto a livello internazionale (ad es., quello dello psichiatra inglese Bob Johnson, del neurologo americano Baughman, ecc.); nonostante l’aver attuato un modello innovativo nella Sanità pubblica (superamento della specializzazione delle nicchie nosografiche, diminuzione dei costi dovuti all’utilizzo degli psicofarmaci ed eliminazione degli effetti collaterali ad essi collegati, attivazione di una rete sinergica operativa tra operatori dipendenti, volontari, associazioni di volontariato che gestiscono i “Gruppi alla Salute” e momenti residenziali e di intervento sul territorio, coinvolgimento della famiglia nel trattamento per intervenire sul “disagio asintomatico” e per diffondere le competenze al trattamento anche ai familiari, crescita e sviluppo di una rete di associazioni e realtà regionali che adottano tale metodo, realizzazione  sinergica di interventi di cura, prevenzione, formazione, riabilitazione con bassissimo costo, produzione di pubblicazioni, attività di documentazione e raccolta di memoria storica, di convegni regionali e nazionali, di diffusione via web, ecc.); nonostante questo, scriveva Loiacono già nel 2000: 
“La mia via crucis nell’azienda ospedaliera è stata sempre pesante e mi sono sentito sempre come un brutto anatroccolo beccato ed emarginato dai paperi, figli legittimi della covata di Ippocrate. Ho resistito comunque già venticinque anni e sono fiero di aver impiantato un laboratorio di vita globale e multidimensionale in un servizio pubblico di una città abbastanza degradata, dove il terreno continua a essere incolto e pietroso e non ci sono a disposizione sufficienti strumenti-risorse-sensibilità-fiancheggiamento. Ancora adesso godo di poca dignità istituzionale e devo ben difendermi dalla noncuranza altrui e da periodici tentativi di farmi chiudere i battenti” (Loiacono 2000, 302).

E, infatti, i battenti sono stati chiusi.
Il primo, a cominciare dalla chiusura dei locali storici in cui il Centro è nato ed ha operato per oltre 30 anni, in via Arpi, largo Civitella, dove negli ultimi tempi si era assestata la Facoltà di Lettere e Filosofia della Università di Foggia, la quale, non tollerando la vicinanza, nel luogo “puro e immacolato” del Sapere, di un Centro frequentato da gente affetta da “virus disagiato infettivo”.
“Pur di cacciarci dai locali di proprietà della azienda ospedaliera, ha smosso angeli e cherubini e, approfittando del valore pregiudiziale che si attribuisce all’Università, sono stati calpestati i più minimi criteri di rispetto per altre istituzioni pubbliche che oltretutto lavorano proprio sul disagio personale presente negli stessi studenti e professori” (Loiacono 2013, 177).
Tutto questo, nonostante ci sia stato più volte, da parte del Dr. Loiacono, il tentativo di avviare delle collaborazioni con l’Università, così come già sperimentato per sei anni consecutivi con la Facoltà di Sociologia di Urbino, attraverso la realizzazione di un corso di perfezionamento e stage universitario in “Globalizzazione, mutamento antropologico e disagio diffuso. Nuove prospettive di teoria-prassi”. 
“Ebbene – scrive Loiaconoil Rettore non mi ha mai ricevuto e non ha voluto nemmeno solo ascoltare il nostro punto di vista. Davanti alla nostra ultratrentennale esperienza avanguardistica nell’ambito del disagio diffuso, l’Università non ha voluto nemmeno verificare i numerosi vantaggi, per studenti, professori e didattica, che potevano venire dalla convivenza-integrazione col Centro. Per ammorbidire la controreazione da noi attivata nel territorio, il Rettore, da buon politico, promise panem et circences alla popolazione di Foggia, assicurando che in quei locali sarebbe stata collocata una ampia e ben fornita biblioteca a cui tutto il territorio poteva accedere. Vinte le elezioni dello sfratto, ovviamente, la destinazione cambiò, e quei locali oggi sono diventati uffici per pratiche burocratiche; sono solamente locali più ampi e confortevoli di quelli già ampi e confortevoli di cui disponevano” (Loiacono 2013, 178).

Il secondo battente è stato chiuso, appunto, a fine luglio dopo che, dal mese di marzo 2012, il Centro si è dovuto trasferire nei nuovi locali presso l’Ospedale D’Avanzo a Foggia, per una ultima precaria e breve esistenza istituzionale.

Nonostante, infatti, le migliaia di richieste delle persone in trattamento inviate al Presidente della Regione Vendola, per sollecitare i rappresentati istituzionali regionali ad evitare la chiusura di questo Centro di eccellenza, nonostante le lettere che in più occasioni il Dr. Loiacono gli ha inviato senza ricevere neanche un semplice avviso di recapito, il Presidente regionale e la sua Giunta, pur avendo promesso di affrontare la questione - in tempi di campagna elettorale -, a persone che giustamente indignate erano andate a protestare, si sono manifestati nei fatti nella loro assoluta mancanza di responsabilità, di serietà, di senso civico, che dovrebbero essere le basi minime richieste a chi si dice “amante della polis” e suo rappresentante. Di fatto, non si è mosso nulla, nessuna risposta, nessuna indagine, nessuna strategia, come le acque chete di uno stagno maleodorante, dove tante fastidiose zanzare-parole ipocrite ronzano, rendendo l’atmosfera ancora più insalubre.

Così, dicevo, il Centro di Medicina Sociale per Alcoldipendenza Farmacodipendenza e Disagio Diffuso dell’Azienda ospedaliero-universitaria OO.RR. di Foggia è stato chiuso.

Per questo motivo, per evitare che questa importante risorsa, eccellenza ancora non compresa del nostro territorio locale e nazionale, si spegnesse ingiustamente, la Fondazione Nuova Specie onlus se ne è fatta carico, garantendone la continuità col ricorso a fondi e risorse proprie, presso una casa di accoglienza autofinanziata e autogestita, in collaborazione con l’Associazione Koilos e l’Associazione alla Salute di Foggia e con l’aiuto di due giovani medici bergamaschi, Paolo e Chiara, che, avendo compreso il valore e la portata di questo progetto, si trasferiranno per un anno a Foggia con la propria famiglia per assicurare una presenza medico-legale.

I locali dell’ex-Centro di Medicina Sociale nell’Ospedale D’Avanzo, invece, a seguito di una convenzione della durata di un anno, verranno utilizzati nell’ambito di un Progetto integrato di “Salute personalizzata globale” tra l’Azienda ospedaliero-universitaria “OO. RR.” di Foggia e la Fondazione Nuova Specie ONLUS, con lo scopo di (cito alla lettera quanto scritto sulla convenzione, ancora solo sulla carta): “sensibilizzare e formare il personale dell’AUO “OO. RR.” di Foggia e i pazienti a un approccio personalizzato e globale nella prevenzione-cura degli stili di vita legati ad alcol dipendenza, farmacodipendenza e “disagio diffuso”; fare ricerca integrata, in special modo col Dipartimento di Neuroscienze, sulle metodologie riguardanti la salute personalizzata globale e sui benefici derivanti agli obiettivi terapeutici, organizzativi e finanziari delle singole strutture operative dell’Azienda; fare formazione, intra ed extra moenia, sul modello integrato di salute personalizzata e globale, mettendo a punto un know-how diffusibile ad altre realtà sanitarie regionali; creare adeguata comunicazione internet, mediante sito, blog, rivista on line, dirette streaming sul tema della Salute personalizzata globale mettendo in rete realtà regionali e nazionali interessate alla suddetta tematica”.

La riapertura dei locali per inaugurare questa nuova fase di collaborazione tra la Fondazione Nuova Specie onlus e l’azienda ospedaliero-universitaria si terrà nella giornata del 6 settembre prossimo, presso l’Ospedale D’Avanzo di Foggia, in occasione della quale verrà portato e riconsegnato l’affresco restaurato dell’albero della vita, unico e provato superstite dei locali storici del Centro di Medicina Sociale di via Arpi, e verrà presentato il nuovo calendario delle attività della Fondazione Nuova Specie dei prossimi mesi, con l’aiuto dei… PVC (una sorpresa che sveleremo in diretta, per chi è interessato)!

Un nuovo inizio, non di certo adeguato alla complessità delle esigenze in atto, ma di certo, nonostante le numerose difficoltà ed emergenze a cui far fronte, un inizio convinto e ancora più motivato, per chi lo sente, ad operare e a spingere la propria ed altrui transizione verso prospettive di nuova specie.

Per tale motivo e dato il silenzio-assenza delle istituzioni che ci rappresentano, chi si sente coinvolto e interrogato da questa nuova e importante emergenza in cui il Metodo alla Salute e il Progetto Nuova Specie si trovano, si “metta la mano sulla coscienza” e, in maniera adulta e responsabile, contribuisca anche economicamente, per quello che può, per sostenere la Fondazione Nuova Specie in questo momento di transizione, perché i soldi, come si dice, vanno e vengono, ma le opere di valore, quelle restano e possono seminare discendenza se ognuno ci mette anche la propria goccia. Non fiori-parole… ma opere di bene!

FONDAZIONE NUOVA SPECIE ONLUS 
IBAN – IT59U0335901600100000062915.
Per informazioni: 320-1791607

Barbara

venerdì 23 agosto 2013

Villa Belluca (FG), venerdì 9 agosto 2013. PROGETTO "SOLI D'ESTATE". Racconto del venerdì e del sabato della prima settimana.



PROGETTO “SOLI D'ESTATE”.

Quinto giorno: venerdì 9 agosto.
Il giorno Venerdì 9 agosto 2013 è stata una giornata un po’ sfortunata sotto un certo punto di vista, perché avevamo organizzato di andare a mare tutta la giornata, dormire li per poi rientrare sabato pomeriggio ma purtroppo non è stato possibile perché le condizioni atmosferiche non hanno permesso che noi potessimo realizzare questa nostra giornata in quanto caratterizzata da pioggia, temporali e tuoni. Notavo che in viso di molti ragazzi c’era molto dispiacere perché  giustamente volevano divertirsi ma purtroppo la giornata non ha permesso tutto ciò. Nonostante tutto, decidiamo di uscire e andiamo a fare shopping approfittando anche per farci una passeggiata e stare insieme. Una volta tornati ci aspetta un bel mix di carne arrostita fatta sulla brace che alcune persone che non erano uscite avevano preparato. Dopo aver cenato, mentre alcuni ragazzi erano usciti a fare shopping, un altro gruppo di ragazzi era uscito per fittare un film da poterci vedere dopo cena.. Infatti dopo aver cenato ci riuniamo tutti nel salone e vediamo il film. Finito il film come di consueto facciamo due chiacchiere scherzando un pò tra di noi in modo da poter andare a dormire in modo sereno avendo ancora l’ immagine della giornata trascorsa.


Sesto giorno:
sabato 10 agosto 2013

Il giorno Sabato 10 agosto 2013 invece è stata una giornata particolarmente intensa perché è stata caratterizzata dall’allontanamento-scomparsa di un ragazzo di nome PierFrancesco.. Ci siamo tutti preoccupati e a me in modo particolare è salita un ansia indescrivibile in quanto volevo fare qualcosa ma non sapevo come poter muovermi.. Immediatamente iniziamo la ricerca chi con le macchine e chi a piedi ma nonostante tutto non riusciamo a trovarlo e da un mio punto di vista è quasi una sconfitta. Passava il tempo ma Pier Francesco non ritornava e notavo che un po’ di preoccupazione iniziava a farsi sentire notevolmente, tanto che la Referente Angela decide di avvisare i Carabinieri. Decidiamo almeno noi ragazzi  di andare andare a farci un bagno almeno per distrarci mentre alcune persone rimanevano a  casa con la speranza che Pier Francesco potesse tornare da un momento all’altro. Dopo essere stati al mare ci rechiamo dai ragazzi del progetto “Homelife” che ci aspettavano per una festa che avevano organizzato. Una volta giunti a destinazione salutiamo tutti e iniziamo a magiare e a ballare tutti insieme divertendoci un mondo anche se a mio parere avevo molta difficoltà a ballare ma nonostante tutto mi sono infiltrato diciamo cosi, per poter superare questa difficoltà e poter stare insieme agli altri. Finita la festa torniamo a casa ma io avevo qualche speranza che Pier Francesco fosse tornato ma purtroppo ancora nessuna notizia. E  cosi preferisco andare a dormire in attesa che da un momento all’altro Pier Francesco poteva tornare in modo che potessi tranquillizzarmi anch'io visto che durante il giorno notavo che dell'ansia si accumulava sempre di piu.

 I partecipanti del Progetto "Soli d'estate"